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Qui nessuno sogna di diventare un grande attore.
Qui nessuno ambisce al Sistina di Roma o al Ciak di Milano.
Qui si vuole “solo” essere se stessi, mettere in scena i desideri, i sentimenti e le capacità che ci caratterizzano e che fanno emergere la parte più nascosta di noi.
Perché ogni vita è un capolavoro.
E, in quanto tale, merita di essere messa su un palcoscenico, espressa, trasmessa, mostrata.
Sono queste le peculiarità che fanno di Teatrabilità il luogo in cui far uscire le abilità delle persone attraverso gli strumenti dell'animazione teatrale.
Il luogo in cui abbandonare la pesantezza del quotidiano per mettersi in contatto con la leggerezza di essere ciò che siamo, esseri umani.
La vera arte diventa, allora, la spontaneità e la vera forza la semplicità.

La teatrabilità non vuole essere una palestra per futuri attori, ma un'opportunità da poter cogliere per sintonizzarsi sulle proprie abilità e vivere la propria parte nel quotidiano con più consapevolezza.
A Trieste la teatrabilità è una realtà sempre più importante.
Da un anno Arlecchino, Oly, Prugna, Sbirulino, Raggio di sole, Charlie Brown e tanti altri personaggi fanno parte di un piccolo ma significativo gruppo, che ogni settimana si incontra per interpretare la propria vitalità, la propria specificità.
Tra i ragazzi si sente l'affiatamento nato dall'essere tutti parte di un piccolo progetto - ci racconta Marco Tortul, alla guida di questo esperimento - un progetto dove attraverso la musica, il disegno, le pernacchie, le imitazioni, il 'mi piace', le canzoni, gli animali, le poesie, le storie, le risate, gli abbracci, le respirazioni, le palline di carta, il the, la libertà di esprimersi, di giocare, cantare, ballare, sono riusciti a riscoprire e far riscoprire a chi gli è vicino la gioia di essere un capolavoro piuttosto che l'illusione di essere qualcuno".
C'è entusiasmo nelle parole di Marco.
L'entusiasmo di chi sa di essere riuscito a fare qualcosa di grande con la sua iniziativa, nata dopo dieci anni di esperienza all'interno delle comunità alloggio che accolgono ragazzi disabili: "Ho voluto usare gli strumenti del teatro per far uscire le abilità delle persone, e soprattutto per prendere in mano quel ‘peso’ e usare anch'esso in una rappresentazione teatrale".
Il teatro come uno strumento quindi.
Per esprimere la propria libertà di essere, per sentirsi gruppo.
E ci racconta che "con il passare delle settimane si sono visti notevoli miglioramenti da parte di alcuni protagonisti che si sono sentiti accettati dal gruppo e da se stessi e liberi di sfogarsi se ne avevano bisogno, di rilassarsi se ne avevano l'esigenza, di creare se ne avevano voglia, di cercare il silenzio se ne avevano necessità...".

Marco Tortul ha già realizzato uno spettacolo con il suo gruppo, "Oltre quella sedia", rappresentato lo scorso maggio.
E ora il percorso ricomincia, attraverso incontri settimanali aperti a chiunque fosse interessato ad un teatro del quotidiano; un percorso che porterà alla realizzazione di un nuovo spettacolo-opera d'arte.


Per informazioni

Marco Tortul
Tel. 040 3480726
Sito web www.marcotortul.it/teatrabilit%E0.htm


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[Francesca Lorandi]

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