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borgonovo e baggioSi è spento a 49 anni, ieri, Stefano Borgonovo, ex calciatore affetto da SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica. E' anche grazie alla sua battaglia che il mondo ha iniziato a conoscere questa malattia.

Parlare di Stefano Borgonovo significa guardare fotografie che, nel tempo, riportano l'immagine di una persona che sembra diversa; ma è davvero così? Ad essere diverso appare solo il corpo, quel corpo di un uomo bello: prima atletico, ora disfatto, in progressione, da una malattia che toglie tutto quello che c'è da togliere.

I migliori campi lo avevano visto vestire, nel tempo, maglie dei club più prestigiosi, e giocare a fianco di campioni: esemplare il suo rapporto con Roberto Baggio, compagno di squadra alla Fiorentina e amico, per dirne uno. Brillante giocatore, attaccante per natura, non era tipo da abbandonare le partite, Stefano, e la partita non l'ha abbandonata neanche quando, nel 2008, rivela al mondo  di essere affetto da Sla. Così La Stronza, come la chiamava lui, ha iniziato la partita contro le sue mani, i suoi muscoli, la sua gola.

Ma gli attaccanti sono attaccanti. Guerriero, incapace di compatirsi, Stefano le ha detto, con la forza dei suoi occhi - l'unica parte del suo corpo in grado ormai di muoversi volontariamente - chiaro e tondo: io non mollo. L'ha affrontata a muso duro, ricordandole che lui di cose da fare ne aveva molte. Nel 2008 diceva: "Ho ancora grandi progetti per il futuro, tanti traguardi da raggiungere. E voglio vedere i miei figli crescere, studiare, sistemarsi. A chi pensa che la mia non è un'esistenza che vale la pena di essere vissuta rispondo: proteggi i doni dell'infanzia, conserva la capacità e la disponibilità di lasciarti affascinare. Se non è così, allora uno stacca la spina. Ma è un egoismo... Chi può dire che non trovino la penicillina del 2008 per la malattia?". Il suo impegno si era anche concretizzato nella creazione di una fondazione che porta il suo nome, volta proprio a sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica, a promuovere la ricerca e dare voce a quanti sono affetti da SLA.

E il mondo ha iniziato così a conoscere, anche attraverso il guerriero Borgonovo, passando per i campi da calcio, questa maledetta, tremenda malattia. Tre lettere che mettono angoscia a sentirle: SLA, sembrano mani fredde che ti si allungano addosso. Poi guardi Stefano, i suoi occhi che parlano, il suo non nascondere un corpo che per forza deve aver sentito estraneo senza rifiutarlo però del tutto, l'affetto autentico e sincero di un mondo che, diciamolo, non è così famigliare con questo tipo di situazioni, e capisci che qualcosa si è mosso. Siamo stati costretti, tutti, a guardare, scoprire, porci domande, conoscere e capire quello che forse, prima non conoscevamo.

Con l'esperienza di Stefano Borgonovo, la sua vita e il modo in cui l'ha vissuta, qualche tassello è stato spostato, un segno è stato lasciato, il mondo, in qualche piccola minuscola particella, è stato cambiato. Lo dicono bene le parole con cui Baggio inizia una lettera per salutare, in questo giorno triste, l'amico di sempre: "Caro Stefano, l'impresa più bella che sei riuscito a costruire negli anni è stata quella di trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri".
Ed è proprio così.


Borgonovo sul campo da calcio


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BORGONOVO MALATO DI SLA. MA E' DAVVERO IL MORBO DEI CALCIATORI?


Francesca Martin


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