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medaglieolimpiadiHa ancora senso la separare le due manifestazioni? E se invece di distinguere Paralimpiadi e Olimpiadi si creasse un unico grande appuntamento con lo sport?

 

Rio 2016 è il prossimo grande appuntamento con lo sport mondiale di altissimo livello: dal 5 al 21 agosto del prossimo anno si svolgeranno lì le Olimpiadi. Staccate di poco più di due settimane - quasi un evento a sé - ci saranno poi le Paralimpiadi, dedicate allo sport per disabili, con gare di atleti con diverse disabilità.


Da sempre le Paralimpiadi seguono di qualche giorno la versione “regina” delle gare a cinque cerchi raccogliendo, di fatto, quello che rimane della grande attenzione mediatica concentrata nei primi giorni di competizioni. Ma a sfidarsi, anche quando si tratti di Paralimpiadi, sono sempre atleti di altissimo livello: campioni  capaci di performance sportive incredibili. Ha senso, dunque, continuare  a tenere distinti questi due eventi? E’ possibile che la loro separazione, nonostante la crescente attenzione verso le Paralimpadi, contribuisca anzi a sottolineare le differenze tra gli atleti, alimentando addirittura il pregiudizio sociale nei confronti della disabilità?


A chiederselo, in particolare, è l’Associazione Spes contra Spem, cooperativa romana che si occupa anche di disabilità, che non solo ha lanciato la provocazione, ma è anche curiosa di sapere cosa ne pensa la gente,  proponendo un sondaggio anonimo.
Nelle considerazioni a favore di una integrazione tra le due manifestazioni tutt’ora distinte, Spes contraSpem riporta anche i pensieri del neonatologo e bioeticista Carlo Bellieni, esposti in un articolo pubblicato su Sport Ethics and Phylosophy, organo ufficiale della Società Britannica di Filosofia dello Sport, nel quale Bellieni si domanda sia ancora sensata questa separazione.
Considerando, ad esempio, la separazione non esistente tra olimpiadi maschili e femminili, sottolinea le analogie con quella tra Olimpiadi e Paralimpiadi. Non si tratta forse in entrambi i casi di grandi atleti, in grado di compiere imprese sportive di primo livello?

 

Tuttavia, il tema è molto meno banale di quello che può sembrare, e chiama in causa diversi aspetti e questioni, non ultimi quelli organizzativi. Ad esempio: unendo le manifestazioni, si riuscirebbe a garantirne copertura mediatica completa, considerando la grande quantità di gare? E ancora, sommando al medagliere tutte le medaglie nazionali (conquistate in Olimpiadi e Paralimpiadi), potrebbero risultare svantaggiati quei Paesi più arretrati (anche per cause economiche) sul fronte dello sport per disabili. D’altro canto, non distinguere tra le gare di atleti con disabilità e quelle di atleti normodotati, potrebbe contribuire a una maggiore integrazione tra gli stessi campioni, ma anche e soprattutto  a migliorare la percezione degli atleti disabili agli occhi del pubblico e della società civile che segue globalmente le gare, anche solo abituandola a una realtà più eterogenea.

Insomma, l’argomento è appassionante: voi come la vedete? Se volete dircelo, usate i commenti qui sotto; se invece volete partecipare in modo anonimo al questionario di Spes contra Spem, qui trovate il link

 

IN DISABILI.COM:

 

Medaglie, agonismo, integrazione. Come saranno le Paralimpiadi di Rio 2016?

Speciale Paralimpiadi Rio 2016

Redazione

 

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