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corsia di una piscinaColtivare lo sport paralimpico a livello agonistico comporta costi che possono far naufragare il sogno di continuare l’attività sportiva, così importante anche sotto il profilo riabilitativo

A poche settimane dall’inizio delle Paralimpiadi di Sochi, si torna in questi giorni a parlare di sport e disabilità in maniera diffusa. Ma le Paralimpiadi sono solo l’ultimo gradino – il più alto – di un percorso fatto di duri allenamenti, di divertimento e anche di battaglie  e sfide per poter praticare a livello agonistico quello che si ama e si riesce a fare bene. Perché, diciamocelo, portare avanti una attività agonistica ha i suoi costi, in termini di fatica e non solo. E può succedere che le società sportive non riescano a far fronte alle spese, in assenza di sponsor. Il rischio è quindi quello di dover rinunciare a ciò che ti fa sentire vivo, che ti dà l’entusiasmo, a ciò in cui sei bravo e che ti può aiutare anche a combattere una malattia.


Ce lo fa capire bene in una lettera Andrea Cadili Rispi, nuotatore cieco trentaduenne affetto da una malattia genetica rara, che non ci sta a rinunciare al suo sogno sportivo.


Andrea Cadili RispiSono Andrea Cadili Rispi ed ho 32 anni, sono affetto da una malattia genetica molto rara, che comporta una forte fragilità ossea la quale, durante l’età dello sviluppo, si manifesta con molteplici fratture soprattutto agli arti inferiori, e la graduale perdita di quel poco di vista fino alla cecità assoluta.
Queste molteplici fratture mi hanno costretto all’età di 16 anni all'utilizzo della carrozzina. Data la fragilità ossea importante, era molto difficile far terapia a secco e quindi l’unica soluzione era il nuoto in piscina, ho iniziato per terapia nel 2001 nella piscina di Pontedecimo alla "Fratellanza" , che mi concedeva spazio acqua a volontà per provare a rimettermi in piedi.

I tecnici a bordo vasca erano sempre presenti, vedendomi nuotare hanno intravisto delle potenzialità; da lì la proposta di iniziare l’avventura del nuoto agonistico. In poco tempo gli allenamenti sono cambiati, i ritmi anche ma la cosa più bella è stato l'abbandono degli ausili, via le stampelle, via la carrozzina e sono tornato a camminare.
Mi alleno tanto e vinco, nel 2005 i primi campionati italiani a Napoli, alla famosa piscina Scandone, e le prime medaglie, oro nei 200 stile sempre classe s11 e 2 bronzi 50 e 100 stile. Da lì inizia una serie di vittorie lunga 8 anni.

Alla Locatelli conosco Davide Sanguineti, con lui mi alleno tanto perché tutte le volte che scendo in vasca sono felice, perché chi mi allena è un amico, che crede in me, mi stimola, mi bacchetta quando deve, è sincero quando le cose vanno male, felice e gioisce assieme a me quando vanno bene.
Nella mia carriera post Fratellanza ho fatto di tutto per seguire Davide, da Sori fino ad Albaro perché, sicuramente ci saranno tecnici più bravi di lui ma, a me interessa poco, mi tengo stretto quello che ho perché adesso per me è il migliore; è importante e voglio sottolinearlo perché sono sempre quelli che lavorano nell’ombra ma, se posso scendere in acqua tutti i giorni è grazie ai bagnini che lavorano a bordo vasca, alle segretarie che mi sopportano tutti i giorni e, alla mia società la "Nuotatori Genovesi", fanno sacrifici per garantirmi sempre il massimo.

Il nuoto, come scritto sopra, per me ha rappresentato una svolta, ho usato questo trampolino per una rivalsa e rialzare la testa e dimostrare a chi diceva che non avrei più camminato che si sbagliava.
Il consiglio che voglio dare a chi leggerà è, quello di cercare di fare ogni sforzo possibile per individuare il proprio trampolino, per fare questo ci vuole anche un po’ di fortuna, una famiglia e amici che credono in te, che si alzano alle 3 per accompagnarti in trasferte impossibili, ma come dicevo una volta trovato il trampolino, e il giusto supporto tecnico, nel mio caso parlo di Davide Sanguineti il più è fatto… l’importante è sorridere e osare.


Dove sta il problema, quindi? Nella sostenibilità di questa attività. Dodici mesi l’anno di allenamenti, tutti i giorni in piscina per Andrea, che gareggia nei due maggiori campionati italiani (quest’anno Como e Bari) e che una volta l’anno partecipa a traversate particolari (le ultime nel Bosforo e Malta), con costi di trasferta importanti. “Risparmio dove posso: risparmiamo acquistando voli con largo anticipo e ho fatto economia comprando anche una macchina a gas, ma non basta”.  Continua Andrea: “Da diversi mesi ciò che unisce ancor di più me e Davide è l’intento di trovare uno sponsor, perché le spese di cui necessita questa attività sono molteplici e la mia società sportiva non riesce a coprirle tutte: purtroppo in questo periodo nero per l’economia anche lo sport ne risente”.


La ricerca è quindi a uno sponsor che sostenga l’attività sportiva di Andrea, che volentieri si offre a diventare testimonial di aziende o enti che abbiano piacere a supportarlo nella sua passione.
“Sono fiducioso di un riscontro che possa permettere a me e ad altri ragazzi dello sport paralimpico di continuare ad affrontare le nostre disabilità e di dimostrare a chi non ha creduto in noi che siamo stati più forti e abbiamo osato!”, conclude Andrea.


Chi volesse mettersi in contatto con lui, può scrivere alla sua mail: andrea.cadili@fastwebnet.it


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Francesca Martin

 

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