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mauro tomasiL’impresa di Mauro Tomasi, che ha corso la maratona di New York spingendosi con un braccio solo sulla sua carrozzina manuale

Una maratona corsa con un braccio. No, non avete letto male: è proprio così. A gareggiare con gli oltre 50.000 partecipanti  alla recente maratona di New York, seduto sulla sua carrozzina spinta con un solo braccio, il 2 novembre scorso c’era anche Mauro Tomasi, italianissimo campione di Arco (Tn).

Mauro, che non è certo nuovo a questo tipo di impresa (ha al suo attivo sette maratone da 42 km e altre svariate decine di gare), per la prima volta dal suo Trentino è volato oltreoceano per sfidare se stesso e lasciare di stucco gli alti partecipanti. Con lui, altre 50563 persone hanno tagliato il traguardo, ma lui è stato l’unico a partecipare  sulla sua carrozzina manuale, spingendosi con un solo braccio. Per lui gli organizzatori hanno accettato questa modalità di partecipazione particolare, dopo aver visionato i video di altre sue imprese analoghe.

Spiega infatti Mauro di essere stato l’unico ad affrontare una maratona con queste modalità, dice: Gli altri usano carrozzine olimpiche con 3 ruote e handbike, tipo Zanardi, oppure ho trovato altri in carrozzina normale:  questi non sono in “classsifica”, sia a New York che in Italia, e si fanno spingere dall’inizio alla fine da altri”. Spiega poi Mauro che ci sono delle associazioni che promuovono questa modalità di partecipazione, ovvero quella con la spinta da parte di terzi (2-3-5 cinque persone che si alternano lungo il percorso) , e in quel caso l’obiettivo – essendo fuori gara – non è certo la classifica, ma il far vivere una esperienza particolare. “In Italia penso che i MARATONABILI siano i più conosciuti, in America l’associazione si chiama ACHILLES, lì erano 4-5 carrozzine. Ma ritornando a me, se non avessero visto i miei tempi, e le miei precedenti imprese sicuramente non mi avrebbero accettato, lo so anche io che non è normale quello che faccio…ma io lo faccio ugualmente, e mi piace, continua Mauro.

Ad accompagnarlo, la madre Olga e l’amico Danny Dusatti, che ha seguito Mauro filmandolo e  fotografandolo, e che si è occupato dell’iscrizione.
Il racconto della maratona parte dal giorno prima, con l’arrivo nella Grande Mela, la conferenza stampa di Terramia e Orlando Pizzolato - vincitore di due maratone newyorkesi - il ritiro del pettorale. E poi, il 2 novembre, il giorno della gara. “Alle 3:30 sveglia: il tempo a quell’ora sembrava migliorato anzi non pioveva, ma dai 13/14 gradi del giorno prima la temperatura si era abbassata a 4 gradi e in più un vento a raffiche che arrivava ai 60 km/ora…io e Danny abbiamo pensato meglio il vento dell’acqua!! sicuramente…ormai non poteva fermarci più nulla eravamo troppo carichi”.

E anche qui, anche a New York, qualche problema di trasporti e barriere architettoniche: “Noi dovevamo trovarci alle 5:45 in una strada dove un pullman ci avrebbe portato fino alla partenza…la fermata cmq era a 2 km da noi e abbiamo dovuto andarci con mezzi propri…non trovando taxi con pedana siamo andati a piedi…siamo arrivati in anticipo circa alle 5:30…è sempre meglio arrivare prima…non si sa mai…”.
E poi cambi di programma, con la direzione di gara che decide di spostare la partenza di tutte le categorie di Diversamente Abili dopo il ponte di Verrazzano, 3 km più in la causa vento. Vento che alle 8, ora delle partenze, era veramente freddo.  Io sono partito alle 9:00 assieme agli Handbike, e 4-5 carrozzine normali che erano aiutati e spinti da quelli dell’associazione ACHILLES, nella foto qui sotto potete vedere Frank con due accompagnatrici, l'altro signore con Handbike ha origini Italiane e ha voluto fare la foto con me!

Frank con due accompagnatrici,un signore con Handbike e Mauro Tomasi

“La mia partenza non sarebbe stata difficile, se non ci fosse stato il vento che in certi punti era veramente forte, e quasi mi spostava, io poi ho anche i copri ruote laterali…per circa un'ora e mezzo siamo stati da soli. Poi hanno cominciato ad arrivare i primi podisti, circa a Brooklyn, loro sono partiti alle 10, e da lì in poi siamo stati in “compagnia “. Ad un certo punto è uscito anche il sole....ma il vento non è mai calato....le soffiate di lato e diagonali le sentivo tutte!, per i primi 24 km è un continuo saliscendi non estremamente difficoltoso (se non ci fosse stato il vento)”.

Mauro poi spiega nel dettaglio tutta la sua gara: il punto più difficile, al km 24, i saliscendi, la dura lotta contro il vento che non lo mollava mai. Ma anche  la partecipazione e l’entusiasmo del pubblico, quelli se li ricorda bene: “…Poi si raggiungere il Central Park, circa al 38 km, ed anche lì fino alla fine è un continuo saliscendi…. Lì c’era un incitamento totale che non ti faceva più sentire la fatica!” . E alla fine la certezza di essere finalmente vicinissimi al traguardo, appena dopo la parte finale leggermente in salita più delle altre, “Ma ormai potevo dire di essere un “finish” alla regina delle maratone ed avercela fatta tutta da solo!!!! Il mio tempo finale è stato di 5:53:08 ore. Penso che un’impresa del genere con una carrozzina monoguida da 22 kg spinta da un braccio solo non la abbia mai fatta nessuno!”

E Mauro, che ha percorso tutto da solo, solo grazie alla forza del suo braccio, dei suoi polmoni  e della sua volontà, quei 39 km, vuole però fare dei ringraziamenti.  Alla mamma Olga, in primis, che per la prima volta è salita in aereo, l’ha accompagnato, pur non partecipando alla gara, “(…) si è comportata sublimemente in tutte le occasioni…. Se stava lì ancora la scambiavano per una Americana - dice scherzosamente Mauro -  il giorno della Maratona è riuscita ad arrivare al Central Park quasi all’arrivo da sola!...con circa 2 milioni di persone in giro e strade chiuse”. E poi un grande grazie a Danny Dusatti, che per la prima volta ha seguito Mauro.  “Un grazie anche agli amici Raffaella e Loris, che ci hanno aiutato per spostarci sia all’andata verso l’aeroporto di Malpensa che al ritorno, un ringraziamento agli organizzatori Americani e tutti gli spettatori, un  evento maestoso gestito magnificamente…Grazie America!!!"

Infine la riflessione di Mauro, che è consapevole di aver portato a termine una grande impresa, ma anche di non essere un super uomo. “Molti mi hanno aiutato per come sono, e mi vedono come esempio, e credono in me…che come dico spesso “tutto è possibile se uno vuole”. Naturalmente ognuno di noi deve essere consapevole dei propri limiti, non si può credere e voler fare cose fuori della nostra singolare portata, specialmente nello sport ci vuole sia una preparazione fisica che mentale…non si può improvvisare!! Ma se uno ci crede e ha le capacita e risorse, perché non farlo!!! Se in certi obiettivi serve un aiuto da parte di altri, chiediamolo: se non si chiede non si può nemmeno ricevere! …anche io quando mi muovo ho sempre con me una persona o due, che mi aiuta negli spostamenti e altro, non ne ho bisogno in gara ma ho bisogno prima o dopo… Io non riesco ad alzarmi e spostarmi dalla carrozzina da solo fuori dalla mia stanza, … e nella mia situazione le spese per muovermi sono raddoppiate, se non triplicate rispetto a una persona autosufficiente”. Ringrazia quindi anche gli sponsor e tutti i privati, chiunque, appoggiandolo e sostenendolo,  gli ha  permesso di realizzare questa impresa.

Trovate tutto il resoconto dell’esperienza newyorkese di Mauro Tomasi a questo link www.maurotomasi.it



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Redazione


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