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arrivo pietro scidurlo in canoa a san marcoSono arrivate al bacino di San Marco scortate dai promotori di Gondole senza barriere le canoe capitanate da Pietro Scidurlo, ragazzo paraplegico che ha compiuto 500 km pagaiando

"Macchè stanco, sono strafelice!". E poi arriva un urlo di gioia.  Tra una pagaiata e l’altra, entrando al bacino di San Marco, Pietro Scidurlo saluta così noi: amici, genitori, sostenitori, conoscenti che su tre gondole messe a disposizione e guidate dai gondolieri di Piazzale Roma, insieme alle motovedette della Polizia Locale, scortiamo lui e i sui compagni di avventura, Michael Bolognini - insieme con lui sulla canoa biposto -  e Giovanni Baracchetti, su canoa singola, seguiti da un’ulteriore coppia di canoisti che si sono aggregati per l’ultimo tratto - lei campionessa di canoa, lui disabile.

E non si direbbe che alle spalle i nostri abbiano oltre 500 km: quelli macinati in canoa da Somma Lombardo fino a Venezia, tutti via fiume, per arrivare qui, dove il Po diventa mare. Si è conclusa così, sabato scorso, l’avventura iniziata il 28 agosto, una cosa che "non voglio sia chiamata impresa, perché per me è stata semplicemente una esperienza che volevo fare con degli amici, punto. Nessun messaggio particolare, nessuna voglia di riflettori".
Infatti Pietro è così: tutto entusiasmo, zero filtri, nessuna voglia di apparire come un fenomeno. Pietro è paraplegico dalla nascita, ma questi undici giorni di ridiscesa - prima del Ticino, poi del Po - sono stati giorni in cui la sua carrozzina è stata più chiusa che altro. Ed è la terza volta, in dodici mesi, che quella sedia a rotelle gli serve solo per spostarsi a margine di giornate impegnate a far lavorare le braccia in giro per il mondo: prima nei due cammini di Santiago di Compostela a bordo della sua handbike, ora a pagaiare in canoa per questa nuova avventura.  In pieno spirito Free Wheels, il nome della sua associazione, nata per promuovere l’autonomia delle persone con disabilità .

Partiti da Somma Lombardo, Pietro, Michael e Giovanni hanno compiuto diverse tappe lungo il Ticino e il Po: da Somma, hanno toccato Vigevano, Pavia, Piacenza, Polesine, Guastella, Porto Viro, Fusina, per arrivare infine a Venezia, come da programma. Seguiti da terra da mamma Tiziana e papà Bartolomeo, che logisticamente si sono occupati di organizzare i punti di ristoro e di sosta, hanno ovunque incontrato ospitalità , tanto dalle strutture sportive dei canottieri, quanto dalla comunità rivierasca. "Mi ha colpito molto quella gente: hanno un grande rispetto per tutto ciò che arriva dal fiume, mi hanno detto. E così è stato anche con noi", mi dice Pietro. E sono stati davvero in tanti a prodigarsi perché le soste dei "pellegrini del fiume" potessero consentire loro di riposarsi e rifocillarsi: ricordano don Mauro a Vigevano, i canottieri Ticino, la sosta all’oratorio dei salesiani a Porto Viro con particolare gratitudine.

E se una era la pagaia in mano a Pietro, tre però i motori che lo hanno fatto andare avanti: la determinazione, l’amicizia e la famiglia. Tre cose senza le quali probabilmente non avrebbe fatto quello che ha fatto. La determinazione, quella cosa che non si può spiegare, quella forza che ti viene da dentro e ti fa andare avanti anche quando le braccia fanno male e avresti solo voglia di mollare. In fin dei conti, chi te lo fa fare?
E di momenti difficili ce ne sono stati, come il dover affrontare i "raschioni" del Ticino: secche che impongono di trascinare letteralmente la canoa da fuori, o l’incontro con le chiuse nel primo tratto di percorso. Momenti tecnicamente impegnativi superati anche grazie alla grande esperienza di Giovanni, skipper professionista. "E poi anche l’impatto col Po, a Vigevano, dove c’è la confluenza col Ticino. E’ stato l’incontro con un fiume interminabile, calmo, enorme. Spazio e tempo dilatati: psicologicamente è stato un momento difficile, un momento in cui mi sono trovato a  tu per tu con me stesso", mi racconta Pietro. Ed è qui che l’amicizia ha dato un tiro di remi. Confortandosi a vicenda quando necessario, scherzando - perché questa cosa è stata anche divertimento - stando in silenzio quando c’era da tacere.
Potremmo dire che l’intera avventura nasce da una amicizia: in primis quella di Pietro con Giovanni, col quale da tempo progettava di fare questo "cammino sulle acque", come lo chiama lo stesso Pietro, dopo l’esperienza di Santiago. Amicizia che si è allargata anche a Michael, presidente della Geographical Research Association conosciuto al premio Toyp (The outstanding young persons), dove Pietro lo scorso marzo è stato premiato nella categoria "crescita personale" e Michael in quella "ricerca". Morale della storia: da allora sono diventati indivisibili, e hanno voluto affrontare insieme questa avventura.
E poi il terzo motore: la famiglia Scidurlo. Non solo la mamma e il papà , ma anche la sorella Chiara hanno seguito e supportato in tutto Pietro e i ragazzi. Stampelle di cuore e fiato per questo ragazzo che quando i genitori lo guardano gli brillano gli occhi (e gli dicono anche, dalla gondola che divido con loro nel tratto veneziano: "Vai piano!", "Frena!", Stai attento!").abbraccio pietro alesandro

E famiglia è un po’ anche quella che si è creata con il gruppo di gondolieri di Piazzale Roma, primo su tutti Alessandro dalla Pietà , che ha organizzato l’accoglienza a Venezia, con la scorta alle canoe da parte delle gondole. Un lavoro di programmazione logistica per far combaciare i tempi di arrivo e di accompagnamento dal bacino di San Marco, dove le imbarcazioni si sono incontrate, fino all’attracco allo stazio di Piazzale Roma. Non a caso, uno dei momenti più emozionanti è stato, dopo il saluto ai genitori, l’abbraccio tra Pietro e Alessandro che finalmente, dopo mail e telefonate, si conoscono di persona. Braccia allungate, l’uno ancora alla guida della canoa, l’altro della gondola.

Alessandro ha voluto fortemente questo incontro particolare: è il deus ex machina di un bellissimo progetto che prevede la dotazione, nello stazio gondole di Piazzale Roma, di una pedana e sistema di sollevamento che permetterà l’accesso delle persone in carrozzina direttamente a bordo della gondola, ovviando così al bisogno di prendere in braccio la persona e caricarla a spalle, con tutti i rischi del caso. Si tratta di "Gondole senza barriere", progetto che ha riscontrato l’appoggio di molte persone, molte delle quali presenti sabato per l’abbraccio a Pietro dalle gondole: dal regista Aldo Bisacco  al presidente Uildm Venezia, Luciano Favretto, all’artista e documentarista Marco foto gruppoAgostinelli che ne produrrà un video, alla campionessa paralimpica di canoa Federica Zago.
Ora il progetto è in attesa di superare gli ultimi step burocratici, anche se il tasto dolente rimane quello dei finanziamenti: dopo l’appoggio di una ditta che si è offerta di costruire il pontile (la ditta Rain), rimane ancora una quota da coprire, e per la quale il gruppo spera in stanziamenti euroei, ma anche in contributi locali, da parte di chiunque volesse partecipare.

Unica nota stonata, in una mattinata meravigliosa, l’assenza delle istituzioni veneziane - eccezion fatta per la scorta della Polizia - all’arrivo dei ragazzi. E’ mancato un saluto dalla parte più istituzionale della città , mancanza della quale forse i "pellegrini del fiume" non si sono accorti perché abbracciati dal calore delle numerose mani a salutarli dai vaporetti e delle foto dai turisti, ma tant’e.

E’ stata, questa esperienza, tante cose. Un’avventura tra amici, l’incontro tra due progetti (Free wheels e Gondole senza barriere), la convergenza di obiettivi comuni, il superamento di limiti fisici e non. E’ stata anche molto altro, ma le parole per questo non basterebbero.

 




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Francesca Martin


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