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La prima cosa in assoluto che mi sento di dire è grazie Torino… Grazie a questi cittadini che hanno saputo cogliere l’essenza dell’iniziativa e hanno partecipato totalmente. A tutti i bambini, da quelli piccolissimi in su, con l’entusiasmo e lo stupore che è solo loro…

Ed ora il diario:

Usciti dall’autostrada più ci si avvicinava alla città e più si respirava l’aria delle Olimpiadi. Aiutavano i cartelloni pubblicitari dell’evento, ai lati della strada. A questo si aggiunga la normale apprensione per l'importante (e insperato fino a pochi giorni prima) appuntamento che ci avrebbe visto protagonisti, noi della redazione di Disabili.com e i nostri specialissimi tedofori.
Per essere sicuri di non arrivare in ritardo siamo partiti un giorno prima e, appena arrivati, subito abbiamo ritirato la tuta, il cappello, i guanti: la divisa obbligatoria del tedoforo che si rispetti. Invece siamo un po’ rimasti delusi per la torcia olimpica: ce l’hanno consegnata solo a pochi minuti dall’esibizione.

La mattina dell’evento inizia con una ricca colazione, per vincere la naturale emozione. Poi via, verso il nostro momento di gloria…. Non credo che riuscirò completamente a trasmettervi le emozioni vissute, ma senza dubbio ci provo, e fatevelo bastare.
Si parte con – indovinate? – una lezione su ciò che un tedoforo può e deve fare e su ciò che non deve fare. Quasi tutti gli allievi danno segno però di poca comprensione… L’emozione ha infatti il sopravvento su tutto, anche se nessuno l’avrebbe dichiarato nemmeno sotto tortura…

Ed eccolo, finalmente, il mio momento. Fermo in centro strada, pronto con la mia torcia, dentro alla mia tuta nuova fiammante, in attesa dell’accensione da parte del tedoforo che mi precedeva (che per uno ‘strano’ caso della vita era il nostro Nicola di Disabili.com). Un tripudio di applausi: gente che grida il mio nome, e io fiero come non mai pronto a percorrere i miei quattrocento metri da protagonista, che niente e nessuno a quel punto avrebbe potuto rubarmi. C'era una gran folla alla mia destra e a alla mia sinistra. Tutta per me, e per il simbolo che portavo!

Contemporaneamente però sentivo il peso e la responsabilità per ciò che rappresentavo in quel momento: segno di pace, fratellanza fra tutti i popoli del mondo, ognuno diverso e ognuno uguale. Sono qui, incredibilmente, circondato da atleti pronti a sfidarsi lealmente in nome solo ed esclusivamente dello sport. Per loro si tratta di giocarsi in pochi minuti, forse solo attimi, anni di sacrifici, di sudore e fatica.

Non sono in grado di raccontarvi molto altro, non so dirvi come e quando respiravo, non ricordo se ho parlato o meno durante il percorso, ero sicuramente in un’altra dimensione, che descrivere però più dettagliatamente non saprei...

Finito il mio percorso accendo, sempre ‘per caso’ la torcia del nostro Alberto di Disabili.com, poi mi sono lasciato volentieri dare in pasto alla gente, in un totale tripudio. Chi mi abbracciava, chi mi faceva i complimenti, chi mi applaudiva, colleghi giornalisti in fila per intervistarmi... E udite udite pure una televisione cinese. Più internazionale di così!

Devo ammettere che ho consegnato la torcia agli addetti con molto rammarico e solo la vergogna mi ha fatto desistere da scappare per potermi appropriare del prezioso oggetto.

Poi via di corsa in albergo per cambiarci ed andare alla cerimonia di apertura... Della cerimonia che dire se non divina: organizzata in maniera impeccabile, mi ha regalato emozione allo stato puro, con momenti di vera fratellanza tra tutti i partecipanti, protagonisti o spettatori che fossero. Siamo arrivati in albergo a notte inoltrata, stremati ma davvero felici. Un grazie doveroso a Visa, che ci ha permesso tutto questo.

Quindi, direte voi, tutto bello. Tutto OK. Ma la vita non è un film, e qualche pecca ve la devo proprio raccontare, perché viviamo in una società che – è  triste ma è così -  non è a ancora a misura di disabile, nemmeno quando si parla di Paralimpiadi. La stanza in albergo non era accessibile perché anche se durante la prenotazione si è fatto presente la cosa, chi doveva farlo non ha segnalato la cosa. Qualcuno obietterà che poi però si è trovata. Vero, ma dopo parecchio tempo e per gentile concessione di una coppia, che si è spostata di stanza. Insomma, non è stata per me una situazione piacevole. E ancora, ho dovuto usare quasi sempre la mia auto, perché i confortevoli e lussuosi pulman a nostra disposizione con autista non erano guarda caso idonei al trasporto disabili. Tra l’altro, non essendo un torinese girare per strade del tutto sconosciute immersi in un traffico pazzesco non è stato per niente facile anche se – volete sapere un segreto? -  qualche volta siamo stati scortati persino da agenti motociclisti... Un po’ come i mitici Chips del vecchio telefilm americano.

Ma che sarebbe stata dura in fondo lo sapevo. E nonostante le molteplici difficoltà io lì ci sono stato, e da protagonista. Non a caso, ho avuto il grosso privilegio di potervelo raccontare: e vi sembra poco?

INFO:

Il diario completo della trasferta torinese, anche con la fotogallery e i commenti degli altri navigatori coinvolti.

[Valter Nicoletti]

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