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"Un fenicottero rosa. Un animale elegante che riposa su una gamba sola": così si vede Fabrizio Macchi, uno degli atleti più straordinari del nostro sport.
E con questo ragazzo, con il vizio di correre, sempre, il Centro Papa Luciani di Santa Giustina Bellunese propone per venerdì 5 marzo, alle 20.30, un significativo appuntamento.
L'incontro, rientrante nel filone sportivo e organizzato con la collaborazione del Comune di Santa Giustina (BL), CSI e Gino Girelli, vedrà al tavolo dei relatori il campione di ciclismo e sci, che presenterà il suo libro "Io non mi fermo".
Nel libro Macchi ha raccontato la sua vita, dall'infanzia di bambino scatenato, al dramma di ritrovarsi a tredici anni a lottare contro un tumore al ginocchio, dalla riconquista della vita, alla volontà di reinventarsi un'esistenza normale.
Grazie allo sport e a una volontà di ferro Fabrizio è riuscito a ridisegnare una vita eccezionale.

Un ragazzo con il vizio di correre, sempre.
Il suo destino è stato avverso, fin dall'inizio.
Fin dai tredici anni, quando ha cercato in tutti i modi di fermarlo. Senza riuscirci.
Fabrizio è stato più forte di lui, anche quando gli hanno amputato una gamba.
La sua coraggiosa storia di atleta sfortunato e determinato è diventata oggi un libro.
Il libro, soprattutto nella parte iniziale, non è allegro.
Anzi, le sue pagine si colorano di drammaticità e di pura disperazione.
La disperazione di un figlio malato di un tumore alle ossa.
La disperazione di un ragazzo di tredici anni relegato in ospedale per tre anni consecutivi fra cure, chemioterapie, interventi chirurgici e analisi giornaliere.
Ma sempre con grande maturità, con grande determinazione a voler uscire e riprendere a correre.
Si chiama osteosarcoma osseo e lo colpisce al ginocchio sinistro.
E nel 1983 non era certo una malattia facile. Non lo è forse neanche oggi, figurarsi allora.
Fabrizio la supera, coraggiosamente, soprattutto per un ragazzo che ha imparato a conoscere e vincere il dolore, per un ragazzo a cui dava fastidio non vincere.
Ma la malattia non regredisce, e dopo un'inutile serie di cure, si passa alla soluzione più estrema.
Un ragazzino di sedici anni come può fare una scelta così difficile e delicata?
Quando Fabrizio si sveglia dall'anestesia dell'intervento, ha solo il tempo di guardarsi il moncone bendato, ed esclamare: "è una figata incredibile!". Se non è forza interiore questa...
Ecco, quindi, che l'italico Forrest Gump trova occasione per correre, anche con le stampelle, anche con la sedia a rotelle.
Fermo, proprio non ci voleva stare.
Già... vi domanderete... come è possibile senza una gamba?
Lui, però, ha dimostrato che è possibile, e lo ha fatto arrivando primo, per tre anni consecutivi, alla Maratona più famosa e affascinante del mondo, quella della Grande Mela.

A New York Fabrizio ha cominciato a rendersi conto delle sue potenzialità, grazie soprattutto al calore della gente, all'affetto di grandi campioni che lo hanno incoraggiato, da Alberto Tomba al suo idolo per eccellenza, Alessandro Del Piero.
Fabrizio è diventato così il simbolo della riscossa per tutti i disabili.
E lo sport è anche cambiato, con lui.
Durante gli otto anni trascorsi nei circoli canottieri di Varese (città dove è nato e vive tuttora) ha provato, per la prima volta dopo la lunga malattia, la sensazione di libertà e di gioia che poteva regalargli lo sport.
Ma Fabrizio, soprattutto, per la prima volta in assoluto è riuscito a ottenere l'iscrizione al Coni di un atleta disabile.
Dando così l'avvio a un'importante sodalizio con il canottaggio, che lo porta ad aggiudicarsi il terzo posto ai Campionati del Mondo di Praga, nel 1993.
Sempre nel 1993 Fabrizio si avvicina allo sci, arrivando a fare da apripista di Alberto Tomba al Sestriere, per i Mondiali di sci del 1997, e conquistando il terzo posto al campionato italiano di Falcade e sempre il terzo posto alla Coppa Europa di Vipiteno.
Dal 1996, infine, il nostro atleta intraprende il ciclismo, sempre seguito da grandi professionisti: e i risultati sono strepitosi e sorprendenti.
Partecipa infatti alle Paraolimpiadi di Sydney del 2000.
Per ben tre volte batte il record dell'ora di ciclismo su pista al mitico Vigorelli di Milano, la stessa città che lo ha visto per tre anni chiuso nell'Istituto dei Tumori, arrivando a raggiungere i 45.870 km/h in diretta tv.
Nel 2001 è primo al Campionato Italiano di inseguimento individuale ai 3000 metri su pista a Zurigo.
Nel 2003 Anno Europeo del Disabile, infine, realizza l'European Tour: 2.700 km con diciassette tappe, dai Pirenei alle Alpi, con conclusione sulle Dolomiti.

Fabrizio Macchi è un atleta di cui si parla poco, troppo poco.
In una società sportiva italiana dominata dal calcio, dai grandi numeri e dal business, è incoraggiante assistere alle imprese pure e veramente sportive di un fenicottero rosa che tenta il tutto per tutto per emergere, per intraprendere concreti risultati, con grande spirito di determinazione e ferma volontà di sacrificio.

Il suo emozionante e toccante libro riassume al meglio questo spirito, con un'acuta sensibilità raffinata.
E' una bella testimonianza, da esportare e far conoscere, soprattutto ai ragazzi.
Perché è un messaggio soprattutto per loro, per quei campioni che si stanno formando, ma che, forse, avrebbero bisogno di qualche stimolo in più e un bel esempio da seguire.
Il libro "Io non mi fermo" ha il merito di farsi leggere in un pomeriggio, senza mai annoiare, senza mai stufare.
Sempre con la voglia di andare avanti, per vedere come va a finire. Appassiona, insomma.
È un libro scritto con il cuore, struggente ma vero, autenticamente vero e diretto.

I programmi per il futuro?
Fabrizio Macchi ha dichiarato di voler partecipare alle Paraolimpiadi di Atene del prossimo autunno.


IO NON MI FERMO
Fabrizio Macchi con Pietro Cabras
Anno 2004 - euro 14.95 - N. Pagg. 210
Edizioni Libreria dello Sport

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