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Quando siamo partiti da casa Giovanni Angeli ed io abbiamo pensato che sitrattasse di una gara, invece sono stati soltanto dei trasferimenti in cycloneda una città all’altra.

Il due maggio partiti si fa per dire dal C.T.O. di Ostia Lido, la Rai3 Lazio, ma dopo un km eravamo già fermi perché i mezzi costruiti FabrizioRossi e Claudio Asara - non so come definirli - stavano già perdendo dei pezzi,così dopo varie fermate, all’altezza di Formella (Roma) hanno deciso dicaricare quello che rimaneva, dei due cycloni, sul furgone che avevamo di scortae farsi portare al campeggio dove eravamo attesi, per la notte. Intanto conGiovanni ed Anna (che aveva deciso di accompagnare il marito in quest’impresa)si pensava il da farsi. Fermare il giro era uno smacco principalmente per noi,così dopo varie telefonate in Friuli, ad Elio Buzzolini ed a GiulioCesarePiccini, per farci imprestare il loro cyclone, si è deciso che il giro dovevamocontinuarlo. Dopo due ore d’attesa siamo stati ripescati, ma ecco un altroinconveniente, il furgone non funzionava come doveva, si arriva al NaturaCamping di Caprarola vicino al lago di Vico (VT).

Giovanni ed io facciamo presente alla comitiva che si può continuare il girobasta andare in Friuli a prendere due cycloni. Così dopo aver scaricato ilfurgone dai viveri e dalle valigie, Francesco, Ciro, Patrizia e Giovannipartono, da cenare non se ne parla, così io ad Anna mangiamo dei dolci ebeviamo una bibita, dove andiamo a dormire, è una baracca fatta da tavole dilegno, (la casa dei tre porcellini), l’avventura è cominciata bene!, verso lesei di mattina sono di ritorno, dopo 1400 km di andata e ritorno, fatte lemodifiche per adattarle a Claudio ed a Fabrizio così alle nove siamo pronti apartire.

Caprarola/Orbetello (115) Fatto meno di un km il vigile che ciscortava ci propone una strada più corta di tre chilometri, accettiamo ancheperché Fabrizio e Claudio era la prima volta che salivano su un cyclone, dopodue curve ci troviamo di fronte ai monti Cimini la salita è del 12%.Anna appoggia la sua bicicletta a terra e va a spingere Claudio, è il turno delvigile a dare una mano a Fabrizio intanto Giovanni va su, io sono allo stremodelle forze in quel momento ci sta raggiungendo un trattore con una lama dietro,lo fermiamo e ci facciamo trainare fino in cima. Inizia a piovere e continuafino quando arriviamo ad Orbetello, siamo come dei pulcini bagnati, ma ilbello deve ancora venire, il campeggio è ancora molto distante, arriviamo sottoun acquazzone, il portone è chiuso, non c’è niente per poterci riparare,passa mezza ora sotto la pioggia senza sapere dove andremo a dormire; iltitolare di un campeggio vicino “Africa” ci ospita in due casette, le portesono piccole, ma siamo al riparo è quello che conta, e ci offre anche unapastasciutta.

La mattina seguente Orbetello/Siena partiamo in ritardo perché staancora diluviando, nelle salite piu dure aiuta una volta Claudio dopo Fabrizio,quando arriviamo a Siena verso le 20.00,piove ancora, (dopo vari “time out”per cateterismo), decidiamo di andare a dormire in albergo, una notte 180.000lire, Hotel Accademy con camere per disabili, Il bagno, specchio alto, phon piualti, box doccia sigillato e con ‘portine’ scorrevoli. la doccia calda possosoltanto sognarla. Giorno seguente la collazione è compresa nel prezzo, poiandiamo al primo incontro di sensibilizzazione - ci aspettavano a Siena, incyclone si parte – un acquazzone temendo, per ripararci ci fermiamo sotto unalbero, ma dopo un po’ anche il sotto non serve a niente; c’è comunicatoche l’incontro non si fa perché piove; io e Giovanni torniamo il campeggio,piove. L’acqua che le ruote buttano su e acqua che le auto che ci passanoaccanto completano il nostro bagno.

La sera nei campeggi, le no! stre riunioni si svolgono nel gabinetto perdisabili, l’unico posto un po’ grande e riparato, dalla pioggia, si fa unresoconto della giornata, la sera Anna con Maurizio fanno una pastasciutta,condita con sugo di verdure preconfezionato, portato da Ostia.

La tappa Siena/Firenze la salita del “Cipressino” non è male,arriviamo con quattro ore di ritardo. A Firenze al camping Michelangelo - undisabile non può andare solo, perché e tutto un sali/scendi, il bagno perdisabili è utilizzato dal padrone per lavare il ico cane. Io. cado la primavolta dalla carrozzina, spinto da Maurizio - fratello di Fabrizio - è il nostrofotografo, autista, cuoco, sollevatore ecc.. La sera usciamo a vedere la PiazzaMichelangelo, descrivere è impossibile si vede Firenze è stupendo, ma poteteimmaginare le risate che hanno fatto quando mi hanno visto cadere con lacarrozzina in un cespuglio.

Il 7 maggio giorno di riposo, da Roma sono arrivati, Paola, Francesco Ciroecc. coloro che hanno dato una mano ad organizzare questo giro.

La Firenze/Pisa fino ad Empoli abbiamo avuto un’altro atleta,Vignozzi Giuliano , con il suo cyclone americano, era quello che si voleva, cioèper ogni tappa qualcuno si aggregasse a noi. Ho rotto il cerchio anteriore da26’ con il 3 x 7 nel mozzo, speravo di fare meno fatica pensando alle saliteche dovevamo fare. Ad Empoli occupiamo tutta la strada, salutiamo la gente, nonc’è nessuno “incazzato” per la sosta forzata. Si arriva a Pisa, comesempre il campeggio questa volta è aperto ma a 23 km. Maurizio ci urla “Forzaragazzi c’è l’abbiamo fatta in 10 ore” E piovere così il direttore delcampeggio ci permette di mettere le tende sotto una tettoia, dove le donne vannoa stirare, io e Maurizio dormiamo nel furgone. I servizi per disabili, ci sonoma sono dei cessi nel vero senso della parola. Nessuno viene all’incontro cosìandiamo in giro per Pisa, incontriamo il presidente dell’A.N.F.F.A.S.organizza un incontro sulle rive dell’Arno, c’è una signora con il figlioche ha problemi motori, il quale ci chiede come sono fatti i cicloni. Loinvitiamo al campeggio, è interessato, e ci augura "buonproseguimento".

La partenza e’ dalla piazza della torre, (che pende ancora;),Pisa/LaSpezia, ci svegliamo due ore prima per caricare i cycloni sul furgone erimontarli in piazza. percorriamo il lungomare di Viareggio, Camaiore, Forte deiMarmi Marina di Massa, Carrara è molto bello anche perché c’è il sole. Nelcampeggio Mirafiume dove pernottiamo è invaso dal polline dei pioppi, tantosembra che nevichi. Ceniamo nel ristorante del campeggio, un pasto decente ognitanto ci vuole. Servizi accessibili. Abbiamo l’incontro con gli assessori evari rappresentanti delle associazioni disabili. Il pomeriggio andiamo a vedereFiumaretto, Portovenere le Cinque terre ecc.,un po’ di relax non fa male ancheperchè domani ci aspetta una salita più dura del giro; avevamo già scalato ilCipressino ed il Tavernette. Le salite, i due laziali vanno su piano perché nonla facevano, ma in discesa, Fabrizio va giù a settanta e più all’ora ed ionon ero da meno, lui non ha i freni sulle ruote dietro, questo è il perché luiera più veloce, non frena!. Prima di cena, intanto che Anna metta su l’acquaper la pasta, vado a lavare il cyclone, spingendo con una mano la carrozzinal’altra sul cyclone sia perché sono in discesa, cado sopra, e loro giù aridere.

Siamo il 12 maggio si presenta dura, partiti dal campeggio in furgone andiamoal municipio dove avevamo “parcheggiato le bici, il via alle dieci lo da ilsindaco, Si parte da La Spezia si decide di fare una sosta/pranzo a Pontremoli a236 metri sul livello del mare, il piazza il sindaco si congratula con noi, siriparte per la grande impresa. La salita si presenta assai dolce, anche se lalunghezza è un ostacolo da non sottovalutare. L’aspetto positivo di questastrada è l’assenza del traffico pesante. Vicino ad un passaggio a livelloc’è un chiosco di bibite, ci fermiamo perché deve passare il treno; iniziamoa salire dopo il ponte sul Magriola e superate le ultime case Giovani ci staccaseguito dalla moglie. La salita si è fatta più decisa, il fondo è buono e lastrada è larga io vado su con il mio ritmo, ecco il primo tornante sulla destraè piuttosto duro, il secondo gira a sinistra ci immette in un bosco; ilpaesaggio è bello, lungo la salita c’è una casa cantoniera abbandonata, mifermo ad aspettare Claudio e Fabrizio, ripartiamo a destra un nuovo tornante laveduta più aperta e si vede la vallata di Pontetremoli. Giovanni non si vede enon si sente più, per un po’ sto con i due laziali, li stacco senza strafarela cima è ancora molto lontana uno spiazzo sulla destra segna la fine di untratto di salita, un po’ di respiro, pochi metri ed il paesaggio cambiacompletamente, sono ora in mezzo a prati e colline intanto si riprende a salirefino a giungere al centro di Montelungo al km 12. Ad un certo momento mi rifermoad aspettarli, lasciato il paese alle spalle, riprendo a salire piuttostoduramente, con un tornante a sinistra poi uno a destra e sono alla casacantoniera, la strada è più’ larga ed in discesa, un tornante sulla sinistraci porta al passo del Richello a 972 ml nel frattempo la nebbia ha invaso lastrada e non vedo più nulla. La pendenza cala nettamente siamo in piano, lanebbia si è alzata, intorno c’è un bel panorama. Sembra che la salitaricominci per farmi superare gli ultimi metri di dislivello che mi separanodalla cima, ma è un falso allarme, la strada continua a curve una in piano oaddirittura un pò in discesa.

Ecco sono arrivato al km 16 della Cisa, vicino ad un ponte, si riprende asalire e superato il bar/ristorante da Magnani, mi fermo ad aspettare Claudio eFabrizio, la nebbia è ricomparsa, è già buio sono passate già le 20.00, unpoliziotto mi dice di proseguire da solo, gli rispondo che preferiscoaspettarli, intanto che bevo una bibita, verso le 21,00 dal nulla eccolicomparire, si fermano anche loro per riposare e rifocillassi;

Stefano Pittarello - stefano@disabili.com

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