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La scuola non ha palestra. Se c’è l’ha, non è accessibile. E se è accessibile, è priva di attrezzature per i disabili”.
Insomma, un vero e proprio ‘percorso ad ostacoli’ quello dello studente italiano con esigenze speciali che, nonostante tutto, desidera frequentare l’ora di educazione fisica con i compagni di classe.

Il quadro poco rassicurante emerge dal dossier “Handicap, sport e scuola” presentato a Torino da Cittadinanzattiva, nell’ambito di Obiettivo Barriere, Campagna nazionale per il superamento delle barriere architettoniche, promossa già dallo scorso anno da Cittadinanzattiva, in partnership con FISH (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), FISD (Federazione sport disabili) e Segretariato Sociale della Rai.
La prima conseguenza inevitabile di questa situazione è che l’esonero dalla pratica sportiva per gli studenti disabili è una prassi diffusa nelle nostre scuole.

Dai dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione si rileva una crescita costante del numero di studenti disabili che, nell’Anno Scolastico 2003/2004, hanno superato la soglia dei 150.000, con presenze superiori al 2% nelle scuole elementari e medie e di poco inferiori all’1% nelle scuole secondarie superiori (queste ultime sono passate dai 2.037 iscritti con disabilità nell’a.s. 1989/1990 ai 31.386 attuali).

Su 200 scuole nelle 20 Province prese in esame nell’indagine di Cittadinanzattiva, il 14% non ha una palestra, né interna né esterna all’edificio scolastico.
Il 20% ha solo una palestra esterna, con gravi problemi per il trasporto degli studenti disabili.
Il 58% delle scuole ha la fortuna di avere una palestra interna.
Ma la fortuna finisce qui.

Una palestra scolastica su cinque, infatti, non è accessibile: barriere architettoniche di vario tipo, assenza di ascensori o di scivolo per le scale che collegano il locale destinato all’attività sportiva che non si trova sullo stesso piano delle aule.
Il 90%, ossia la quasi totalità, non ha attrezzature specifiche.
Il 13% presenta una pavimentazione sconnessa o danneggiata, con gravi ostacoli per il percorso di studenti con difficoltà deambulatorie o disabilità sensoriali.
In una palestra su quattro (23%) non è presente lo spogliatoio.

Siamo ben lontani dal garantire l’integrazione nella pratica sportiva degli alunni disabili”, ha dichiarato Teresa Petrangolini, Segretario generale di Cittadinanzattiva.
L’Italia, anche rispetto ad altri Paesi europei, ha optato per una scelta precisa, quella della piena integrazione degli studenti disabili nelle scuole statali, principio ribadito anche dal Ministero dell’Istruzione con la direttiva del 6 maggio di quest’anno (protocollo 967).
Il nostro Paese vanta anche una legislazione dettagliata per il superamento delle barriere architettoniche nelle scuole: l’art.23 del Dpr 503/96 dà indicazioni chiare sull’accessibilità degli edifici scolastici.
Ma tutto resta solo sulla carta.
La realtà è ben diversa, per questo consideriamo ancora le barriere architettoniche nelle scuole come ‘barriere fuorilegge’
”, ha commentato la Petrangolini.

I dati sull’accessibilità delle palestre scolastiche si inseriscono in un quadro più ampio di scuole che presentano spesso barriere architettoniche già all’ingresso principale e nei vari ambienti interni.
Dall’indagine di Cittadinanzattiva emerge che in quasi una scuola su cinque non si può accedere autonomamente e la quasi totalità delle scuole si sviluppa su più piani, in assenza di ascensori, o in presenza di ascensori non utilizzati perché non collaudati o non accessibili (18% dei casi).

Le proposte
Riteniamo che l’informazione e la documentazione sullo stato dell’arte rappresenti una strada obbligata per l’affermazione di un diritto, quale è quello dell’integrazione dei disabili nelle attività motorie”, dichiara sempre la Petrangolini.

Per questo Cittadinanzattiva chiede:

  • la produzione di un censimento dell’impiantistica sportiva scolastica;
  • una rilevazione puntuale delle barriere architettoniche nelle palestre e nelle scuole in generale;
  • una mappatura delle disabilità di cui sono portatori gli studenti “in situazione di handicap” della Scuola italiana.

Questo perché i disabili non sono tutti uguali e non hanno tutti le stesse esigenze.

Tutto questo può, anzi deve essere fatto con il coinvolgimento dei cittadini, secondo il principio di sussidiarietà sancito dall’art. 118, u.c. della Costituzione”, ha concluso la Petrangolini.
Questo eviterebbe il rischio dell’autoreferenzialità, tipica di molte Amministrazioni, e abbasserebbe la conflittualità tra cittadini ed enti competenti”.


Il Dossier completo in formato Pdf è scaricabile dal sito di Cittadinanzattiva


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[Vera Zappalà]

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