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L'ho raggiunto in Sardegna e per un attimo abbiamo viaggiato insieme. Lungo una strada in salita che porta al mare, piena di buche, curve dove spesso il collegamento telefonico saltava‑¬¦
Sulla strada per S.Teresa di Gallura lui mi ha raccontato il suo vivere, profondamente.
In modo semplice, limpido, trasparente ha raccontato se stesso e il suo lavoro e il grande amore che lo lega al mare.
Fra mille interferenze e problematiche legate alla rete GSM sono riuscita a passare qualche minuto con un record-man.
Ho incontrato e scoperto un uomo che vuole restare uomo lontano dai miti.

Umberto Pelizzari è nato a Busto Arsizio, in provincia di Varese il 28 Agosto 1965 e dalla passione per il nuoto, nel 1984 inizia a dedicarsi all'apnea, conquistato diversi record.
Nel 1999 record mondiale di apnea -80 mt - in assetto costante, nel 1999 record mondiale col team Se4ctor di apnea -150- mt apnea in assetto variabile assoluto "no limit".
Nel 2001 oro mondiale per la squadra italiana di Apnea e ultimo record mondiale di apnea a Capri -131 mt - in assetto variabile.
Umberto Pelizzari è attualmente impegnato come giornalista e reporter in vari programmi televisivi di divulgazione scientifica come "Sai Perché" e "Pianeta mare". Dal 1995 con Renzo Mazzarri (campione mondiale di pesca subacquea) si dedica alla scuola Apnea Accademy, un'associazione permanente di studiosi riuniti per approfondire la conoscenza della disciplina dell'apnea e che promuove corsi a vari livelli. C'è anche uno spazio dedicato ai bambini dai 7 ai 13 anni.
Diverse sono le sue pubblicazioni: per lo più si tratta di libri di lezioni di apnea, ma qui citiamo "Profondamente", Ed. Mondadori, poiché non è solo l'autobiografia di un atleta, ma in questo libro Umberto Pelizzari propone un'interessante e straordinaria riflessione sulla continua e insopprimibile esigenza dell'uomo di superare i limiti imposti dalla natura, il bisogno di sperimentare nuove sensazioni, di immergersi sempre più in se stesso...
"Ogni volta risalire è una scelta: sono io che torno a riappropriarmi della mia dimensione umana, metro dopo metro, per venire di nuovo alla luce‑¬¦Non si scende in apnea per vedere, ma per guardarsi dentro‑¬¦E' un'esperienza mistica, ai confini col divino. Sono immensamente solo con me stesso, ma è come se mi portassi dentro tutta l'essenza dell'umanità . E' li mio essere umano che supera il limite, che si cerca fondendosi col mare, che si immerge in se stesso e si ritrova."

Vorrei che mi raccontassi cosa vuol dire portare giù nelle profondità del mare una persona disabile. Quale la preparazione, quali le difficoltà ed entusiasmo accompagnano questa esperienza.
Non ho particolare esperienza con i disabili. Però mi è capitato, cinque o sei anni fa, di girare un documentario per la Rai in Toscana a S.Stefano, e in quell'occasione abbiamo accompagnato in immersione delle persone disabili. Erano ex atleti che a causa di incidenti sono diventati disabili. Uno di loro riusciva comunque a scendere in apnea. L'altro, mi pare si chiamasse Steve, invece non muoveva assolutamente la parte inferiore del corpo e necessitava di maggior aiuto, anche se utilizzava perfettamente il tronco superiore e le braccia.
Sono riusciti a fare la loro immersione e io sono rimasto impressionato da quanta forza di volontà e tenacia avessero, tanto che quando siamo riemersi mi sono avvicinato e ho detto loro che se solo avessi quella forza di volontà potrei scendere altri 100 mt più in profondità .


Pelizzari in profondità , accompagnato dai delfini

Le persone con difficoltà motorie in acqua si muovono meglio perché non ci sono barriere e muoversi diventa naturale, però è molto importante che abbiano una buona la preparazione ed è indispensabile che anche le persone che li accompagnano siano ben preparate.
Ci sono delle società , per esempio l'HSA
che preparano e allenano in questa disciplina sia i disabili sia gli assistenti ai disabili e si è addestrati anche per situazioni di emergenza.

Nel 1999 col team Sector hai ottenuto il record mondiale 150 mt apnea in assetto variabile assoluto "NO LIMITS", sei diventato uomo "no-limit"
Detto così sembra una cosa da Superman, ma questo limite l'ho raggiunto in 2 ore e se per no limit si intende performance sportive non alla portata di tutti allora penso che ci siano uomini no limit in varie discipline, dalla pallavolo al tennis, dall'arrampicata al volo‑¬¦
Questa parola no limit, questa terminologia sembra quasi che la stacchi dal resto dell'uomo, invece andare sott'acqua è qualcosa che possono fare tutti, semplicemente.
Ma come in tutti gli sport ci vuole attitudine, preparazione e un buon istruttore che con l'allenamento ti porti al top. Perché ad alti livelli si arriva per gradi, col tempo, l'autodisciplina e la costanza.
Non ci sono ricette particolari, se si hanno le capacità ci si deve allenare e molto, soprattutto mentalmente.

Quindi questo termine non te lo senti addosso?
No, assolutamente. Me lo sentivo quando facevo parte di un team che si chiama no-limit, però individualmente una persona non è così.
Uno decide di dedicarsi ad una specialità , ci mette anima e corpo, si allena duramente e arriva al top della performance. Ma resta un uomo.

Tu hai fatto tanti sacrifici, duri allenamenti per godere di emozioni che durano un istante perché poi ritorni su.
Bhe non dura proprio un istante: torni su, respiri e poi torni di nuovo giù. Hai la possibilità di andare sottacqua in immersione anche per una giornata intera ed è bello perché sotto puoi vivere delle situazioni e delle emozioni uniche.

Che emozione ti ha dato nuotare con i delfini?
Ho sempre osservato i delfini perché hanno la nostra stessa esigenza di tornare su a respirare e penso siano gli animali che più dobbiamo osservare e dai quali si possano trarre i maggiori insegnamenti.
Mi sono divertito e mi diverte nuotare con loro. Passo del tempo ad osservarli, a seguirli, a giocare con loro; credo sia importante osservarli e imitarli perché indirettamente possiamo migliorare qualche risultato.

So che hai iniziato prestissimo, a 5 anni, e che avevi paura dell'acqua. Cosa ricordi?
Sì, avevo paura dell'acqua ed è stato per questo motivo che mia madre mi ha portato in piscina e la paura mi è passata quasi subito. Ho iniziato a nuotare e ho fatto nuoto agonistico ed è lì che ho scoperto l'acqua e cominciato ad avere piacere a trattenere il fiato, mi piaceva questo stile, questo lottare con me stesso. Questa passione mi ha portato ad allenarmi duramente a fare tanti sacrifici per arrivare fin dove sono arrivato.


in superficie, con gli amici delfini

A cosa hai dovuto rinunciare per dedicarti all'apnea e al mare?
Non ho rinunciato a nulla. I grandi sacrifici, il duro allenamento, la preparazione sono il prezzo per fare ciò che amo di più nella vita, immergermi. Ho scelto di vivere il mare e di farne il mio lavoro.
No, non credo di aver rinunciato a nulla.

Le persone che ti stanno accanto, la tua famiglia ama il mare?
Diciamo che devo ringraziare la mia famiglia se sono riuscito ad arrivare a questi livelli, ma no, la mia famiglia non ama in maniera particolare il mare: mia madre ha paura dell'acqua e mia moglie ama volare.

Tua moglie ti segue spesso?
Quando può sì, certo. Ultimamente però solo quando le condizioni lo permettono, visto che aspetta un bambino.

INFO:

Il sito ufficiale di Umberto Pelizzari

Il sito della scuola Apnea Accademy

Di subacquea per persone con disabilità ci siamo occupati anche con questi articoli:
TOCCARE IL MARE IN PROFONDITA'? SI PUO'!

SOTTO IL PELO DELL'ACQUA PER TRASFORMARSI DA GRANCHI A DELFINI

DIVER-SUB-ABILE, ALLA CONQUISTA DELLA PROFONDITA'


[Diomira Pizzamiglio]

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