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Il pubblico delle grandi occasioni: chi è del settore si rende conto di quanto siano importanti le Paralimpiadi, ma forse stenta a credere che alla realtà dei fatti i conti tornino, e che anzi i supporters siano davvero tanti, tanti, per ora quanti le Olimpiadi. Lo si è visto alla cerimonia di apertura, e lo si conferma nel primo giorno di gare.
E allora va in secondo piano che non ci siano podi per l’Italia da raccontare: non mancano i motivi per essere lo stesso soddisfatti. Sono tutti motivi che non possono essere descritti dalla semplice lettura degli ordini d’arrivo. Ma andiamo per ordine.

Oggi erano impegnate le discipline dello sci alpino, l’hockey, e il biathlon, mentre l’esordio del fondo e del curling è per domenica.
La prima a scendere è stata Melania Corradini, proprio la portabandiera: prima atleta italiana ad entrare all’Olimpico, e prima oggi a “rompere il ghiaccio” col clima agonistico delle Paralimpiadi. Il suo sesto posto (pettorale numero 2 per lei) in discesa libera standing non le toglie il sorriso: la tensione per questo primo appuntamento era grande, unita alla preoccupazione per i legamenti, che ne avevano rallentato la preparazione negli ultimi tempi.

la Corradini all'arrivo

“Sono stata contenta di come ha risposto il ginocchio – ha detto l’atleta a fine gara – ma speravo anche di riuscire a fare un tempo migliore. La pista era fantastica, grazie anche ai volontari che hanno lavorato per togliere i 20 centimetri di neve fresca”. La restante parte della chiacchierata con Melania sarà oggetto di un prossimo articolo. Non mancheranno comunque per lei occasioni per essere di nuovo al cancelletto di partenza, visto che sarà impegnata in altre 3 gare qui a Sestriere.

Chi invece è molto deluso della sua prestazione, e non fa nulla per nasconderlo, è Florian Planker: solo 27esimo (su 49 atleti in gara) nella corrispondente discesa libera maschile. “La neve molto ghiacciata, liscia come un biliardo, non mi ha aiutato”. Un po’ meglio è andata al compagno di squadra Christian Lanthaler, 19esimo al traguardo. Oro al tedesco Schoenfelder, con una prestazione di altissimo livello: più di un secondo sull’australiano Milton, quasi due sull’austriaco Lackner.

un momento della discesa

A guardarla sulla carta poi sembra una disfatta il risultato dell’hockey azzurro: 12 a 0 con la Norvegia. La partita parla di un avvio veramente pesante per i nostri, con i rossi norvegesi scatenati e sette gol di scarto alla fine del primo tempo. Dopo il gioco si è fatto più combattuto, con altre tre reti nel secondo periodo di gioco, e due nell’ultimo. Poco da recriminare: la Norvegia è campione del mondo, e ha dimostrato di meritarlo senz’altro, sia per qualità tecniche che atletiche. Su tutti il numero 3 Pedersen, velocissimo in fase di costruzione di gioco, ma anche nei recuperi difensivi. Tra gli italiani si è fatto notare il capitano Andrea Chiarotti, il più lucido dei suoi, e capace di interpretare una gara oggettivamente difficile con buon personalità. A fine gara lo abbiamo avvicinato: “La Norvegia ci ha onorato lottando con noi fino alla fine, senza abbandonare mai. Sono veramente dei campioni, anche di sportività. Noi ci paragoniamo alla squadra femminile di hockey delle precedenti olimpiadi: la nostra medaglia sarà andare a segno, poi ce la giochiamo con la Gran Bretagna. Nell’ultima uscita siamo stati sconfitti per 2 a 0, ma sappiamo di avere tutte le carte in regola per fare bene”. Nel girone italiano compaiono infatti anche inglesi, e canadesi, che si sono affrontati in mattinata: 9 a 0 il finale, in favore di questi ultimi.
Dopo l’avvio di cui si è detto, ha ben figurato anche l’estremo difensore, Danilo Bosio, anche se a fine gara non appare molto soddisfatto: 12 gol sono un brutto affare da digerire, e quando gli facciamo i sinceri complimenti per i tanti che ha sventato, ci guarda come a chiederci se lo stiamo prendendo in giro. “Il fatto è che potevamo fare meglio, al di là di tutto. Quei primi dieci minuti sono stati infernali per noi”. A rinfrancare il tutto il pubblico, straordinario e caloroso e affettuoso come non ti aspetti: 3900 persone hanno stipato il palazzetto di Torino Esposizioni senza mai far mancare il loro supporto ai padroni di casa. Una festa che ha raggiunto l’apice con la sorpresa finale: nell’immediato dopo partita, prima che le squadre si salutassero e lasciassero il campo, il numero 11 norvegese ha chiesto l’attenzione, e pubblicamente ha chiamato in campo la fidanzata, le ha donato un mazzo di fiori, e le ha chiesto ufficialmente di sposarlo. Li chiamano freddi, questi nordici, ma evidentemente hanno da insegnare anche a noi latini! Il palazzetto è esploso in contemporanea col sì della bionda norvegese: la degna conclusione di un pomeriggio di gioia e di sport.

Non abbiamo poi potuto essere anche alle gare del Biathlon che si svolgevano contemporaneamente a Pragelato, dove l’hanno fatta da padroni russi e ucraini: poco spazio per i nostri portacolori Daniele Stefanoni, Franz Gatscher (e la guida Stefano Gamper), e Pamela Novaglio.


Vedi lo Speciale Paralimpiadi Torino 2006


[Alberto Friso]

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