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Non e’ sport in senso stretto, ma un ritorno alla vita attiva. Con tutti i limiti e gli ostacoli che comporta, perche’ parliamo di persone che non torneranno ad avere un uso completo degli arti inferiori. All’ ospedale “Gervasutta” di Udine , pero’, da febbraio due pazienti si stanno allenando a pedalare in sella ad un cicloergometro, una sorta di cyclette, attrezzata con uno speciale dispositivo che aiuta nel movimento della pedalata. Gli “attori” di questa iniziativa sono l’Azienda Sanitaria Medio Friuli, il professor Paolo Pascolo, docente di meccanica applicata alle macchine del dipartimento di ingegneria civile dell’Universita’ di Udine, la Fondazione Crup, il dirigente del laboratorio di biomeccanica del Gervasutta Marsilio Saccavini, e Mario Corubolo, un elettronico in pensione di grande esperienza anche nel campo dell’inforrmatica, e che ha fatto tutta la sua parte come volontario, solo perche’ credeva nel progetto.


L’idea nasce nel 1996. Il professor Pascolo decide di occuparsi di paraplegia, e, e riunisce medici, fisioterapisti, pazienti per trovare riscontri pratici a tante proposte che aveva raccolto, da iniziative di volontariato a tesi di laurea degli studenti.


All’improvviso spunta la bicicletta. Non si puo’ immaginare una corsa su due ruote nel senso classico del termine, pero’ si vuole stimolare i pazienti a muovere i pedali con le proprie forze: questo e’ l’obiettivo vero. Vengono selezionati dei soggetti grazie ad uno studio sull’elettrostimolazione, rivolto al movimento muscolare, e si iniziano le prime prove pratiche.


I progressi, in breve tempo, sono enormi: sul piano fisico, ma soprattutto su quello psicologico, perche’ i disabili riprendono coscienza di se stessi, di quelle parti del corpo che non funzionano come dovrebbero. “Al soggetto mieloleso”, spiegano il professor Pascolo e Mario Corubolo, “restituiamo la funzionalita’ dell’arto attraverso una elettrostimolazione sequenziale che ricostruisce il movimento della pedalata. Si possono quindi modificare ed appesantire i carichi al muscolo interessato”. C’e’ anche una componente meccanica, con un motorino che recupera la parte passiva della pedalata. Nel complesso pero’, e questo e’ l’aspetto al quale gli studiosi mirano, si vuole garantire agli interessati la maggiore autonomia possibile. Fino al punto di trasferire questa tecnologia anche sulle biciclette da strada, o perlomeno adattando le cyclette utilizzate fino a renderle utilizzabili all’aperto. Quando lo studio sarà ancora piu’ avanzato, inoltre, e’ probabile che la tecnologia venga brevettata, per farla produrre su larga scala e distribuire tra tutti gli interessati.


Attualmente i pazienti volontari si allenano tre volte alla settimana, per un’ora, migliorando il loro stato di salute generale, dalla circolazione sanguigna, all’assorbimento degli edemi, alla tonificazione del muscolo interessato.


Tra poco il progetto, denominato inizialmente “Celestina”, verra’ raccontato piu’ nei dettagli durante un meeting internazionale di biomeccanica in Friuli Venezia Giulia, e che parlera’ anche di sport per i disabili.

Federico Fusetti - federico@disabiliforum.com

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