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Il Regolamento di una scuola svizzera di Milano ha suscitato profondo sdegno: modificato immediatamente

La notizia è di qualche giorno fa ed ha fatto il giro del web, suscitando un vivace dibattito: una scuola svizzera, ubicata nel centro di Milano, ha approvato un Regolamento che sconsiglia fortemente la frequenza della stessa ai ragazzi con disabilità. Si tratta di un Regolmento shock. in cui vengono fornite alcune motivazioni per le quali la frequenza sarebbe inadeguata per i ragazzi con disabilità. In esso si legge che essendo la Scuola Svizzera impegnativa e multilingue, non è ottimale per studenti affetti da disturbi dell'apprendimento, quali: dislessia, discalculia, Adhd, Sindrome di Asperger, autismo e disturbi comportamentali. Come se non bastasse, il Regolamento aggiunge anche che essendo l'edificio su più livelli, privo di ascensore, non è altresì una scuola adatta a studenti con gravi handicap motori.

 

Il Regolamento, inoltre, specifica anche che eventuali costi derivanti da conseguenti lezioni supplementari, assistenza psicologica o fisica saranno a carico dei genitori.

Il presidente della scuola ha spiegato che non volevamo essere discriminatori, né escludere nessuno. Volevamo semplicemente avvertire i genitori interessati che il percorso scolastico non è semplice, perché basato sull'insegnamento in più lingue.

Si tratta di un istituto privato non parificato, il cui diploma di maturità è però equiparato a quello italiano, tanto da consentire l'accesso alle nostre università e a quelle del resto del mondo. Non solo. In Italia esiste una legge sull’inclusione scolastica che vieta le discriminazioni.

La disposizione ha suscitato immediato sdegno ed anche l’Ufficio svizzero federale della cultura ha presto chiarito di non averla gradita, precisando che si tratta di un'iniziativa dell'istituto e non una direttiva venuta dalla Confederazione. La Svizzera è contraria a ogni tipo di discriminazione, un principio che vale in modo particolare nell'insegnamento. La legge dice che bisogna promuovere l'integrazione e provvedere affinché tutti i fanciulli possano beneficiare di una scolarizzazione adeguata.

La scuola ha quindi modificato il Regolamento eliminando gli articoli con cui invitava I ragazzi con disabilità a non iscriversi e sulla vicenda è intervenuto anche il ministro Fedeli, manifestando la propria soddisfazione rispetto a questa decisione: in Italia abbiamo una legge che dal 1977 ha consentito di superare le classi differenziali perché sappiamo che le differenze sono una ricchezza, non un impedimento. E perché il nostro modello punta all’inserimento e all’inclusione, non all’esclusione di chi ha più difficoltà.

Modelli differenti o esclusione?

C’è un aspetto importante della triste vicenda che merita una riflessione: in diversi Paesi, soprattutto del nord Europa, esistono ancora scuole speciali e classi differenziali. La scelta, in questo caso, è quella di un’educazione speciale con momenti di socialità con i pari. In questo caso, però, non si tratta nemmeno di un sistema scolastico diverso. Di prospettive diverse. Si tratta di esclusione vera e propria.

Non solo. Il nostro Paese ha fatto una scelta ben diversa in merito all’inclusione scolastica. Questa scuola, pur se svizzera, si trova in Italia. Ne rispetti le leggi e la Costituzione.

APPROFONDIMENTI

Modifiche al Regolamento della scuola svizzera

Scuola svizzera di Milano nella bufera

In disabili.com

Inclusione; una sfida possibile
 

Tina Naccarato

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