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Docenti senza specializzazione, precari, insufficienti. Anche quest’anno garantire l’inclusione scolastica sarà problematico

Mancano ormai pochi giorni al suono della prima campanella e gli Uffici Scolastici stanno completando le procedure di assunzione. Non di rado, quando si tratta del sostegno, le convocazioni vanno deserte o si riesce a procedere alle immissioni in ruolo per pochi posti, rispetto a quelli autorizzati, per mancanza di candidati nelle graduatorie utili all’assunzione.
Il MIUR, come sappiamo, ha da poco avviato il quarto ciclo di specializzazione e dovrebbero seguire altri due cicli nei prossimi anni, fino a portare nelle scuole circa altri 40 mila docenti specializzati. Non si tratta tuttavia di un percorso celere: rispondono innanzi tutto a circa la metà del fabbisogno, conseguiranno il titolo almeno in tre anni accademici diversi e saranno comunque almeno inizialmente precari, soprattutto se le procedure concorsuali, come talvolta accade, saranno autorizzate in tempi non utili per chi sta ultimando il percorso. Nel frattempo sono numerosi gli idonei che hanno superato le procedure di selezione e che, consapevoli della costante emergenza nel sostegno, chiedono di avviare corsi in deroga per consentire anche a loro di conseguire il titolo, dal momento che, pur avendo superato tutte le prove, non sono però rientrati nei numeri previsti dal MIUR per i corsi di quest’anno.

L’inclusione, insomma, ancora una volta parte in salita, tra tanti ostacoli e molte preoccupazioni da parte delle famiglie. Il nuovo decreto inclusione è stato ormai approvato in via definitiva e prevede la possibilità di confermare i docenti di sostegno precari per dare continuità didattica agli alunni con disabilità almeno per quanto riguarda il sostegno. Tuttavia ciò si potrà concretizzare solo per i docenti specializzati e, quindi, chiaramente, non per chi sta conseguendo il titolo o lo conseguirà, mentre si resta in attesa di decreti attuativi anche per tutte le altre innovazioni previste. Si inizia un po’ al buio, come ogni anno, affidandosi alla buona volontà dei singoli, ai dirigenti illuminati, ai posti in deroga, sempre più spesso affidandosi a un avvocato, a un tribunale, alla giustizia.

Anche quest’anno bisognerà ricorrere a numerosi supplenti sprovvisti di titolo, perché a specializzarsi sono sempre in pochi, perché il MIUR autorizza pochi posti e non sono tantissime le università che attivano i corsi. A fronte di un numero esiguo di docenti specializzati, vi è un aumento vertiginoso di alunni che necessitano del sostegno e i dirigenti sono costretti ad assumere anche personale senza esperienza, perché faticano a trovare supplenti per i posti comuni e disciplinari e ancora di più per il sostengo. Nelle graduatorie d’istituto non vi sono nuovi inserimenti da tempo e così i supplenti sempre più spesso vengono assunti tramite messe a disposizione: giovani laureati o laureandi, diplomati, anche gente che non ha alcuna esperienza di insegnamento… I dirigenti spesso prendono chi è disponibile, devono farlo, anche perché è cresciuto pure il numero di bambini che mostrano problemi comportamentali o che provengono da famiglie con svantaggi e serve personale.

Approssimativamente possiamo dire che oggi la scuola italiana necessita di circa 140 mila docenti di sostegno. Tra di essi, più di 1/3 è precario. Molti precari non sono in possesso del titolo di specializzazione. Le università ne formeranno circa 15 mila quest’anno, altri 25 mila nei prossimi anni. Oltre 6 mila idonei non sanno se verranno ammessi ai corsi nei prossimi anni, se riusciranno a specializzarsi. E non comprendono perché, a fronte di un tale e capillare fabbisogno, non si possa prevedere pure per loro l’avvio dei corsi in tempi brevi, per portare un numero maggiore di insegnanti formati sull’inclusione nelle scuole di ogni ordine e grado.

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Tina Naccarato

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