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La grave carenza di docenti di sostengo non legittima in nessun caso la riduzione del tempo scuola

Nelle settimane scorse ci siamo occupati della grande carenza di docenti di sostegno che ha caratterizzato l’avvio dell’anno scolastico e, più recentemente, del sondaggio realizzato dalla FISH secondo il quale oltre il 40% delle cattedre di sostegno risulta essere scoperto. Il problema, presente ormai da molti anni all’avvio delle lezioni, quest’anno pare essere particolarmente accentuato. Moltissime sono le cattedre affidate a docenti privi di specializzazione e nelle regioni del nord si ricorre già alle messe a disposizione, non essendovi più docenti disponibili in nessuna graduatoria.

In tale situazione, oltre ai disservizi nella quotidianità scolastica e dunque nella stessa didattica, riemergono altre problematiche che sempre più spesso le famiglie si trovano a denunciare: insegnanti di sostegno divisi per pochissime ore in più classi, assistenti non ancora assegnati e, soprattutto, inviti da parte di dirigenti e docenti a tenere i figli a casa per una parte o per tutto il tempo scuola. In tutti questi casi, qualora confermati, si è in presenza di una evidente discriminazione che pregiudica in maniera significativa l’esercizio del diritto allo studio.

E’ bene ricordare, pertanto, che la scuola deve funzionare per tutti, nessuno escluso e che ogni disagio derivante dalla carenza di personale dovrebbe ricadere eventualmente sull’intera comunità scolastica e non solo su alcuni. Ogni pratica che differisca da un principio egualitario inibisce non solo ogni possibilità di reale inclusione, ma anche l’esercizio dei diritti di base sanciti dalla stessa Costituzione.  Ricordiamo, a tal proposito, che esiste anche una legge riguardante la non discriminazione.

Secondo l’ANGSA molti genitori  dicono che le scuole invitano, ma spesso di fatto costringono, a tenere a casa in questi giorni i ragazzi con grave disabilità perché il sostegno manca del tutto o non sono state attribuite le ore sufficienti… Eppure, lo studente con disabilità è affidato alla scuola, non all’insegnante di sostegno, e se la scuola funziona per gli altri deve funzionare anche per lui… Ignorare questo principio è una forma sistematica di discriminazione… Se le scuole non hanno personale sufficiente per rispondere alle esigenze di tutti, dovrebbero riorganizzare quello che c’è, nominare supplenti, utilizzare i docenti del potenziamento, proporre agli insegnanti in servizio ore aggiuntive, organizzare servizi di supporto, tutoraggio e formazione. Al limite potrebbero far fare a tutti gli alunni qualche ora di scuola in meno e con le ore di insegnamento recuperate organizzare il supporto che manca… Ma tenere a casa solo lo studente con disabilità, facendo spesso credere ai genitori, rigorosamente solo a voce, che deve rimanere a casa, può essere una soluzione comoda per qualcuno ma certamente iniqua e inammissibile.

Conviene ricordare, dunque, che l’alunno con disabilità è un alunno della classe, come tutti gli altri, è un alunno di tutti i docenti. Questi ultimi, tutti, sono insegnanti di tutti gli alunni, nessuno escluso. Il docente di sostegno non è il docente dell’alunno con disabilità, è un insegnante affidato alla classe per promuove il suo processo di inclusione, allo stesso modo in cui il docente di matematica è affidato alla classe per insegnare tale disciplina a tutti gli alunni. Per tale ragione, non è accettabile alcuna forma di delega totale al docente di sostegno. Detto altrimenti: se l’insegnante di sostegno non c’è, l’alunno con disabilità ha il pieno diritto di andare a scuola e i docenti della classe, i suoi docenti, hanno il preciso dovere di accogliere lui e tutti gli altri. Per la stessa ragione, allo stesso modo non è accettabile che un bambino possa frequentare la scuola solo nelle ore in cui è presente il docente di sostegno o l’assistente. Il termine copertura deve sparire dal vocabolario della scuola inclusiva.

Ogni invito a non far frequentare la scuola per tutto il tempo o in parte, pertanto, dev’essere ignorato in modo categorico.

APPROFONDIMENTI

Infermieri al posto di insegnanti
 
Alunni disabili a casa perché manca il docente di sostegno


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I diritti degli studenti con disabilità
 

Tina Naccarato


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