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L’emergenza sanitaria in corso limita molte delle opportunità inclusive. Però, la collaborazione tra docenti, gruppo classe e genitori può essere di grande aiuto per gli alunni con disabilità

A poche ore dall’ennesimo decreto per contrastare la diffusione del Coronavirus che limita in maniera ancora più drastica la mobilità delle persone e le occasioni di socializzazione, inizia per tutti noi una nuova giornata difficile, nella quale gran parte del nostro pensiero sarà dedicato all’evoluzione della diffusione del contagio nel territorio italiano.

Moltissime attività e negozi sono ormai chiusi, chi si sposta può farlo solo per esigenze di lavoro, di salute o per motivate necessità inderogabili. Tante persone non lavorano, in molti settori si lavora seguendo turni per evitare la vicinanza fisica. Possiamo uscire per fare la spesa e poi tornare a casa.

La nostra salvezza, in questa terribile avventura, è la distanza fisica da tutte le altre persone.

Eppure nelle nostre case la vita scorre. Le nostre case sono piene di bambini insofferenti; i più piccoli faticano a contenere le meravigliose energie tra le mura dei nostri appartamenti. I più grandi sono turbati, spesso annoiati, se consapevoli anche spaventati. Le famiglie vanno avanti come possono, alternandosi al lavoro, coi possibili congedi, con lavoro agile o con altre possibilità che in qualche modo consentano almeno a qualcuno di stare a casa.

La scuola sta provando ad improvvisare una sensazionale esperienza di presenza nella distanza, sperimentando varie e talvolta bizzarre vie di didattica a distanza. Coi ragazzi più grandi è forse meno complicato, perché usano in autonomia piattaforme digitali, moduli di e-learning o altre risorse disponibili. Con i più piccoli è più complesso, perché occorre la grande collaborazione di un adulto. Però se il genitore è a casa il più delle volte sta lavorando; se invece i bambini sono a casa con i nonni, non sempre queste meravigliose persone maneggiano agevolmente l’utilizzo della strumentalità tecnologica. Si fa di necessità virtù, si sperimentano tante possibilità. Non mancano gli innumerevoli gruppi su whatsApp attraverso i quali confrontarsi, provare, scambiarsi informazioni ecc. Le proposte alla fine della giornata sono in genere tante, talvolta pure troppe, ma la cosa più rilevante, in questi giorni folli, è che ogni alunno si alza la mattina e avverte la presenza dei compagni e degli insegnanti, anche se non ci sono. E’ fondamentale per tutti noi, in questi giorni che sembrano irreali, avere invece un aggancio alla quotidianità di cui è fatta la nostra vita, ai nostri affetti, ai nostri impegni, a ciò a vivremo ancora, quando tutto questo sarà finito.

Questa situazione riguarda certamente tutti i bambini, ma ancora più grandi possono essere le difficoltà in caso di alunni con disabilità o con altri bisogni educativi speciali. Come abbiamo già evidenziato, il Centro Studi Erickson, per rispondere alle esigenze di tutti gli alunni, ha proposto Dida-LABS, un ambiente online gratuito con attività didattiche per la scuola primaria da svolgere a distanza. La piattaforma contiene oltre quattrocento attività multimediali di letto-scrittura matematica. L’insegnante può scegliere le attività più adatte a ciascun alunno, nonché personalizzare e individualizzare la didattica, modulando nei tempi e nei livelli di difficoltà le sessioni in base alle necessità.

Non mancano altre proposte e suggerimenti, le risorse disponibili sul web, le iniziative delle case editrici. Non mancano le scuole che stanno creando un proprio archivio, condividendo le risorse individuate dai docenti. Tuttavia, è bene ricordare che per i bambini e per gli alunni con disabilità è necessaria la maggiore collaborazione possibile con le famiglie. Nei giorni scorsi vi erano state diverse iniziative per favorire la presenza dell’educatore presso il domicilio dell’alunno con disabilità, ma esse sono state in gran parte superate dai nuovi decreti, che introducono misure ancora più restrittive alla frequentazione tra le persone. La salute di tutti, va da sé, prima di tutto.

Se l’inclusione è prioritariamente relazione e socialità, come si può favorire se a venire meno sono proprio la relazione e il rapporto con i compagni? Non è semplice. Qualcosa, però, si può fare.

E’ in primo luogo importante una grande collaborazione tra i docenti, in modo che le proposte didattiche possano essere adeguate alle esigenze di tutti gli alunni. In questo difficile frangente, il docente di sostegno può avere particolare importanza nel creare ponti, adattando i materiali, rendendoli più facilmente manipolabili dall’alunno con disabilità, coinvolgendo i compagni nelle classi virtuali, pure in un tutoraggio a distanza, quando possibile, stabilendo un contatto costante con le famiglie, in modo da coordinare il loro supporto.

Un’altra grande risorsa è proprio la classe, che può essere indirizzata a coinvolgere il compagno con maggiori difficoltà, ad esempio alternandosi in un tutoraggio di coppia anche con un videomessaggio, con una telefonata, con il supporto nello svolgimento delle attività.

Ci sono infine le famiglie, elemento inalienabile nella contingenza, sia pure nelle tante difficoltà del momento, perché senza di esse tutti i bambini non potrebbero nemmeno accedere alla didattica a distanza. Non è semplice, non lo è per nessuno, non lo è per il genitore che fa smart working e non lo è nemmeno per la maestra che lavora allo stesso modo avendo anch’essa i propri figli a casa, con le medesime difficoltà. Però dobbiamo farlo, tutti, con coraggio e determinazione.

E’ il momento di mettere da parte ogni tensione e farsi giganti, perché in un mondo dominato dalla paura i nostri figli hanno bisogno di titani.

Ce la faremo. Andrà tutto bene.


APPROFONDIMENTI


Didattica e distanza inclusiva

Alcuni consigli per includere a distanza


In disabili.com

Chiusura delle scuole e inclusione



Tina Naccarato



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