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Gli strumenti di supporto alla didattica per le situazioni di disabilità visiva sono in costante crescita, ma occorre lavoro di rete, prevenzione e presa in carico precoce

Ci siamo occupati più volte delle difficoltà connesse alla disabilità visiva e delle relative innovazioni nelle tecnologie informatiche a supporto della didattica. Abbiamo inoltre evidenziato le opportunità per i lettori non vedenti ed ipovedenti e ci siamo soffermati sull’accessibilità ai testi per gli studenti con disabilità visiva, nonché sui software che facilitano l’accesso al web.

Gli strumenti di supporto alla didattica, dunque, soprattutto di carattere tecnologico, sono oggi molto numerosi e sempre più elaborati; certamente si tratta di dispositivi molto significativi che possono sostenere il lavoro scolastico con crescente utilità, rispondendo peraltro a bisogni molteplici ed eterogenei. Tuttavia, a 40 anni dalla L. 360/76, che sancì il diritto per gli alunni con disabilità visiva a frequentare le scuole comuni, si registrano ancora non poche difficoltà all’interno dell’attuale scuola inclusiva, a cominciare dalle carenze di un lavoro di rete che metta in relazione le capacità, le professionalità e le risorse presenti nei contesti, in modo da metterle a disposizione nelle diverse situazioni di bisogni educativi. Proprio questa è la finalità del network per gli studi tiflodidattici e tiflopedagogici promosso dall’ Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti (UICI) e da altri enti. Un altro aspetto da promuove e sostenere è, naturalmente, la centralità della presa in carico precoce. Proprio questo, a tal proposito, è l’obiettivo del servizio di Intervento precoce voluto dall’Associazione Nati per Vivere e dall’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI (IRIFOR). Il servizio, attivo a Brescia ormai da dieci anni, vuole garantire ai bimbi con deficit visivo interventi educativi e riabilitativi mirati e un adeguato supporto alle famiglie. In direzione dell’intervento precoce va anche la recente iniziativa di Reggio Emilia promossa dall’UICI, con il contributo della Fondazione Manodori ed il patrocinio della provincia e di molti comuni. Essa ha coinvolto 25 istituzioni scolastiche in un’azione di screening, dal quale sono emersi problemi di carattere visivo nel 25% dei casi analizzati. Alle famiglie coinvolte è stata quindi suggerita una visita oculistica completa, eventualmente anche presso l’ambulatorio dell'associazione. Intercettare i possibili disturbi visivi può consentire infatti di correggerli o, quantomeno, di evitare che possano peggiorare.

Naturalmente, molta importanza rivestono pure gli interventi formativi, anche contestuali a quelli scolastici. Ricordiamo, ad esempio, il protocollo d’intesa sottoscritto da Provincia, Comune e UICI di Pavia, per la realizzazione del progetto Alunni e insegnanti: un percorso parallelo per favorire l’integrazione e l’apprendimento degli studenti con disabilità visiva nelle scuole del territorio pavese, un percorso formativo che ha coinvolto studenti con disabilità visiva, insegnanti, educatori e lettori domiciliari, riguardante le conoscenze e gli strumenti informatici adeguati a favorire una sempre migliore autonomia nell’apprendimento e nella didattica.

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Tina Naccarato

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