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libri, qauderni e cancelleria scolasticaIl numero delle persone con disabilità è in costante aumento ma dopo la scuola sono relegate ai margini della vita sociale e professionale

Come avevamo evidenziato nei giorni scorsi, secondo una recente indagine del Censis, la percentuale di persone con disabilità è pari al 6,7% della popolazione totale, cioè 4,1 milioni di persone. Tale percentuale è destinata a salire ed entro il 2040 giungerà al 10,7%, 6,7 milioni.
Milioni di persone che, dopo la scuola, sono destinate all'invisibilità.

Nel nostro Paese il soggetto centrale della cura è la famiglia. Essa, fino alla minore età, può contare su una delle poche, se non l'unica, risposta istituzionale alla disabilità, cioè l'inclusione scolastica, che pur con tutti i suoi limiti, rappresenta un'importante o forse l'unica occasione di inclusione sociale.

I NUMERI DELLA SCUOLA - Gli alunni disabili nella scuola statale sono quasi 210 mila. Cosa accade nel tempo nelle situazioni di disabilità intellettiva? Nel caso della sindrome di Down, l'inclusione scolastica nella scuola dell'obbligo supera il 97%, ma tra i 15 e i 24 anni la percentuale scende a poco meno della metà. Più del 93% dei ragazzi con disturbi dello spettro autistico frequenta la scuola, ma il dato scende a circa il 67% tra i 14 e i 20 anni, e arriva a meno del 7% tra chi ha più di 20 anni.

I problemi più significatiti, dunque, nel caso della disabilità cognitiva, emergono con il raggiungimento dell'età adulta. Che è di questi ragazzi una volta compiuto il percorso scolastico? Nulla, restano a casa, con le famiglie.
Ma non si era parlato di progetto di vita?

Dopo l'età scolastica, gli adulti con autismo e con sindrome di Down scompaiono nelle loro case, ed hanno ridottissime opportunità di inserimento sociale e professionale. Nel mondo del lavoro, cioè, l'inclusione è pressoché inesistente. Ha un lavoro solo il 31,4% dei giovani con sindrome di Down, dei quali la maggioranza non ha un contratto di lavoro standard. Nella maggior parte dei casi lavorano in cooperative sociali e in oltre il 70% dei casi non ricevono nessun compenso o ne percepiscono uno minimo. Ancora più grave è la situazione per le persone autistiche: a lavorare è solo il 10% degli over 20.

DELEGA ALLA FAMIGLIA - I disabili adulti rimangono dunque in carico alle famiglie, con sostegni istituzionali limitati, centrati quasi esclusivamente su un carente supporto economico. Poco sviluppata è inoltre la spesa per i servizi, che rappresenta meno del 6% del totale. Alcuni frequentano i centri diurni, molti altri restano a casa ed i genitori impegnano circa 17 ore al giorno nell'assistenza diretta. Nel tempo aumenta il senso di abbandono e cresce lo sconforto delle famiglie, che lamentano di non poter contare sull'aiuto di nessuno, pensando alla prospettiva di vita futura dei propri figli. Se ancora essi si mostrano fiduciosi quando sono in età scolare, le speranze crollano poi drasticamente nel duro impatto con la realtà che li riguarda in età adulta.

BISOGNA FARE QUALCOSA - La scuola è importante, ma non basta. E' ciò che di buono abbiamo, ma deve preparare al dopo, alla partecipazione attiva, al lavoro, alla massima autonomia possibile. Occorre che quel progetto di vita di cui tanto si parla non rimanga lettera morta negli archivi delle segreterie scolastiche ma diventi concreto programma di sviluppo delle potenzialità, dialogo costante con le risorse del territorio, in un'ottica di integrazione sociale e lavorativa: esperienze sul campo, tirocinio, apprendistato in età scolare? Parliamone, ma facciamo qualcosa!



APPROFONDIMENTI

Scarse risorse in Italia per la protezione sociale delle persone con disabilità

Il focus del Sole 24 Ore

I dati su Tecnica della Scuola


In disabili.com

Il ritardo mentale è la disabilità più diffusa a scuola

Tina Naccarato


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