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disegno di bambini sul mondo che si prendono per manoPresentato nei giorni scorsi dal Gruppo CRC l'ottavo rapporto di aggiornamento e monitoraggio della Convenzione ONU sui diritti di bambini e adolescenti

La Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza è stata approvata nel 1989 ed è stata ratificata in Italia nel 1991. La ratifica prevedeva l'avvio di un sistema organico di politiche per l'infanzia che, secondo il recente Rapporto di aggiornamento e monitoraggio curato dal Gruppo CRC, non è stato adeguatamente attuato.

Secondo il Rapporto molti dei diritti dei minori sono ancora negati tra povertà, carenza di servizi e mancanza di coordinamento delle strutture preposte alla loro tutela. Risulta infatti che in Italia un bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, uno su 20 assiste a violenza domestica e uno su 100 è vittima di maltrattamenti. Non solo: un bambino su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità, uno su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all'età dell'ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e uno su 10 nell'età compresa tra i 3 e i 5 anni. Nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia con appena il 5,6% dei bambini che ha avuto accesso al nido; la Puglia con il 4,4%; la Campania con il 2,7% e la Calabria con il 2,1%.

Secondo A. Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Gruppo CRC, ci sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale scolastico, relazionale. Tra questi eventi, indicati come fattori di rischio, figurano condizioni sfavorevoli durante la gravidanza, cure genitoriali inadeguate, violenza domestica ed esclusione sociale. Per tale ragione, si richiede al prossimo Piano Nazionale Infanzia speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, politiche adeguate per superare il divario territoriale nell'offerta educativa ed un sistema integrato per l'infanzia e l'adolescenza, impegnando gli investimenti necessari.

E' inoltre indispensabile predisporre un monitoraggio a livello istituzionale, anche a causa della carenza di raccolta e coordinamento delle informazioni. Pur conoscendo, ad esempio, il numero ei bambini affidati ed in comunità, non sappiano nulla sulle cause dell'allontanamento dalla famiglia e sui motivi che hanno portato a scegliere l'accoglienza in comunità o l'affido, il tipo di struttura di accoglienza e i tempi di permanenza. A ciò si aggiunge che molte Regioni non forniscono i dati richiesti. Risultano frammentari anche i dati riguardanti i tribunali e il sistema delle adozioni, nonché quelli riguardanti i minori stranieri non accompagnati che giungono sulle coste italiane.

E i disabili? Ancora una volta, va da sé, la scuola rimane una delle poche certezze, di certo il servizio che più di altri consente monitoraggio, accoglienza e partecipazione. In una parola: inclusione.


APPROFONDIMENTI

Rapporto CRC completo

In disabili.com

Istruzione: quel diritto troppo spesso negato

I dimenticati del mondo

Tina Naccarato


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