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insegnante alunni"L'insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica: una missione" (E. Morin).

 

E' estate e gli echi delle fatiche scolastiche sembrano quasi lontani.

I più piccoli stanno godendo il meritato riposo; costruiscono magnifici castelli sulle spiagge, improvvisano avventure entusiasmanti sulle colline, sui monti o nei parchi cittadini. Con aria un po' svagata, a volte con rinnovato interesse, sono intenti ogni tanto a svolgere compiti estivi. Le guance più colorite, i volti riposati, appaiono allegri e felici.

I ragazzi più grandi corrono, imparano, sperimentano le gioie e le pene del crescere. L'estate è la loro festa, il riscatto, la spensieratezza della giovinezza cui possono concedersi, finalmente.

Ogni insegnante nel ripensare ai propri alunni non può che augurare loro di vivere così le loro vacanze. Eppure sa che non per tutti è così.

Il pensiero ricorre spesso ad alcuni di essi, a tutte quelle realtà che tolgono il sorriso dai volti dei giovani, alle sofferenze di alcuni, ai drammi di altri, ai piccoli ammalati, ai bimbi che vorrebbero correre e mai potranno, a chi reca con sé situazioni di disabilità, a chi è solo.

A volte vorrebbe non sapere, non percepire, non essere al corrente, perché il carico di dolore è greve. Altre volte vorrebbe quasi deporre le necessità del ruolo, abbracciare chi soffre, incontrarlo nello sguardo della prossimità umana.

Più spesso, forse, vorrebbe aprire il proprio cuore. E parlare.

Cari bambini, ragazzi, voi siete il mondo, il futuro. Siete la nostra speranza. Siete la nostra forza, il senso stesso delle cose.

Noi siamo qui per accompagnarvi, per indicare sentieri eventuali da percorrere. Così prende forma la nostra professione. Senza di voi non siamo.

Non è facile, si sa, la vita è dura anche da piccoli, ed è ancora più dura per alcuni, senza una ragione comprensibile, semplicemente è così, più difficile. E' complesso, è doloroso saperlo.  A volte si può leggere nel vostro sguardo un domandare inevaso, spezzato, che non trova risposte. E non sappiamo darvele, non sempre. Possiamo solo aiutarvi ad attraversare strade che portano in direzione di consapevolezze. Possiamo ascoltarvi, possiamo essere presenti. Non è molto ma ci siamo. E siamo qui per voi.

Noi vorremmo riuscire a non farvi sentire soli in un mondo sempre più silente, asciutto, opaco. Vorremmo essere in grado di portare a compimento la vostra forza, la passione, la vita che è in voi. Vorremmo che amaste, che urlaste, vorremmo sentire forte la vostra voce.
Non sempre ci riusciamo e forse qualcuno di noi si è persino smarrito in questa missione. Ma tanti, molti altri credono in voi, in tutti voi, nelle possibilità massime di ciascuno di voi

Questi sono alcuni dei pensieri di un docente, in estate. Altri sono rivolti a nuove vie, progetti, studi. C'è chi si appresta a pianificare il lavoro del prossimo anno, chi si attarda nella calura oziosa e però conserva conchiglie, raccoglie cocci, foglie, preziosi gioielli per attività da preparare, che già prendono forma, si evolvono.
Su una spiaggia affollata, lontana, una donna dall'aria distratta è intenta in questi pensieri. Poi sente una vocina che la chiama: "maestra!" Si volta, incredula ed è vero: un volto noto le sorride, in quel luogo lontano.


APPROFONDIMENTI:

E. Morin: La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero

In disabili.com:

Emozioni di fine anno scolastico

Relazione tra genitori ed insegnanti

Tina Naccarato


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