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Una recente circolare MIUR dedicata all’autonomia scolastica ha creato disorientamento tra docenti e genitori di alunni con altri BES

Alla fine del 2012, una direttiva ministeriale dedicata allo svantaggio scolastico, aveva ricompreso sotto il termine di Bisogni Educativi Speciali (BES) tre grandi sotto-categorie: la disabilità; i disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici e lo svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale. Qualche mese dopo, nel marzo 2013, era stata poi pubblicata la relativa circolare applicativa ed ulteriori indicazioni erano state fornite in giugno, con altra nota ministeriale. Altri ragguagli, relativi soprattutto agli strumenti di intervento, erano giungi infine in novembre, con la pubblicazione di una nuova nota ministeriale.

Tutte queste indicazioni, tuttavia, lungi dal fornire crescente chiarezza, avevano invece suscitato non pochi dubbi e nel tempo era sorta anche una diffusa confusione nell’uso stesso del termine BES, da non pochi riferito esclusivamente alla terza sottocategoria di BES, come avevamo già evidenziato qualche tempo fa.

Sostanzialmente, le diverse circolari che si sono susseguite nel tempo, hanno riaffermato a più riprese gli strumenti educativi e didattici previsti per legge per gli alunni con disabilità e DSA ed hanno inoltre individuato altre situazioni di svantaggio, estremamente eterogenee nella tipologia, nel livello di difficoltà, nelle cause ecc. Per gli alunni con disabilità, come previsto dalla legge 104/92, restava l’obbligo della predisposizione del PEI: per gli alunni con DSA, come previsto dalla legge 170/10, si confermava l’obbligo della stesura di un PDP; per tutte le altre situazioni di svantaggio, invece, diagnosticate o meno, riconducibili a eventuali diagnosi o relative invece a disagi di tipo sociale, culturale o altro, veniva introdotta la possibilità, ma non l’obbligo, per le scuole, di stilare un PDP, sia pure con efficacia temporanea. E così è stato, almeno per qualche anno.

Il calo di attenzione sugli altri BES è stato forse già percepito fin dall’approvazione della cosiddetta buona scuola, che ha dedicato poco spazio alle tematiche relative all’inclusione, rinviandone la discussione ai decreti che sarebbero stati approvati in un secondo momento. Tuttavia, il decreto 66/17, dedicato all’inclusione scolastica, riguarda esclusivamente gli alunni con disabilità certificata. Anche le successive note sugli esami o sulle modalità di somministrazione delle prove Invalsi, del resto, hanno sempre ben evidenziato che le eventuali misure compensative o dispensative si riferivano esclusivamente agli alunni con disabilità o con DSA e non anche per gli altri BES.

Nei giorni scorsi il MIUR ha pubblicato una circolare che sta suscitando molti interrogativi. Si tratta di un documento dedicato formalmente all’autonomia scolastica, quale fondamento per il successo formativo di ognuno. Tuttavia, pare contenere un invito a non predisporre PDP per gli alunni con altri BES. La circolare riprende il Regolamento dell'Autonomia scolastica, DPR 275/99, che descrive le scuole come le istituzioni che riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo. Viene poi citata la circolare 8/13, sottolineando che l’intento era indurre il personale scolastico ad una maggiore presa in carico anche degli studenti che non fruissero delle tutele della Legge 104 e della Legge 170. Poco più avanti, però si evidenzia che la documentazione proposta, seppur utile a condividere scelte e finalità, ha spesso appesantito l'attività scolastica tanto da essere intesa da molti docenti alla stregua di meri processi burocratici. L’invito, dunque, è a far riferimento alla varie e flessibili possibilità di organizzazione delle risorse e della didattica assicurate dall’autonomia scolastica, semplificando e razionalizzando gli atti burocratici, evitando adempimenti talvolta avulsi dalla didattica e dalla promozione dell'apprendimento… È necessario riavviare un confronto professionale che superi la tendenza a distinguere in categorie le specificità di ognuno, con il rischio di attuare la personalizzazione prevalentemente mediante l'utilizzo di strumenti burocratici e di mero adempimento. E’ soprattutto, però, in un ulteriore passaggio che la circolare sembra invitare a non predisporre PDP per altri BES: Oggi il contesto normativo è notevolmente modificato: si è assistito ad un’importante crescita culturale e sono stati introdotti nuovi assiomi di riferimento, nuove risorse professionali, economiche e strutturali affinché a ciascuno sia data la possibilità di vedersi riconosciuto nei propri bisogni educativi "normali", senza la necessità di ricorrere a documenti che attestino la problematicità del "caso", fermo restando le garanzie riconosciute dalla Legge 104/92 e dalla Legge 170/10. I docenti e i dirigenti che contribuiscono a realizzare una scuola di qualità, equa e inclusiva, vanno oltre le etichette e, senza la necessità di avere alcuna classificazione "con BES" o di redigere Piani Didattici Personalizzati, riconoscono e valorizzano le diverse normalità, per individuare, informando e coinvolgendo costantemente le famiglie, le strategie più adeguate a favorire l'apprendimento e l'educazione di ogni alunno loro affidato. In questa dimensione la soluzione al problema di un alunno non è formalizzarne l'esistenza, ma trovare le soluzioni adatte affinché l'ostacolo sia superato. Dopo aver per tanti anni acquisito una sensibilità legata all'individuazione e alla gestione dei Bisogni Educativi Speciali, ora le nostre comunità educanti possono andare oltre…

Tecnicamente, dunque, la circolare non impone cambiamenti; tuttavia, invita le scuole ad adottare un comportamento. Potranno ancora redigere PDP anche per altri BES? Sì, la circolare non lo vieta. Lo faranno? Chissà.


APPROFONDIMENTI

Pagina del MIUR dedicata ai BES


In disabilicom

Direttiva sui Bisogni Educativi Speciali

Circolare 8/13

Nota giugno 2013

Nota novembre 2013


Tina Naccarato

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