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Spesso i bambini ed i ragazzi con disabilità intellettiva vivono realtà di marginalizzazione e stigmatizzazione: cosa possiamo fare?

I bambini ed i ragazzi con disabilità intellettiva non di rado incontrano diverse difficoltà di integrazione all'interno dei gruppi di riferimento. Non mancano, purtroppo, episodi di bullismo e/o di cyberbullismo, denunciati spesso nei contesti sociali e anche nelle scuole. Cosa fare, dunque, per lavorare adeguatamente in direzione di una piena inclusione che non sia solo di facciata ma che, invece, proceda verso la consapevolezza, l'accoglienza concreta, la reale empatia?
Indubbiamente bisogna lavorare su più fronti, all'interno dei quali, le azioni attivate nelle scuole, assumono eccezionale rilievo, in quanto contesto primario di socializzazione.

La legge 104/92, nell'art. 12, sottolinea che l'integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata (termine in uso in quel tempo) nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione, affidando, dunque, piena centralità non solo agli obiettivi di carattere apprenditivo, ma anche agli aspetti relazionali e comunicativi, essenziali allo sviluppo della socializzazione.

Per poter raggiungere tali obiettivi, è evidente, non basta promuovere questi aspetti nell'alunno con disabilità, ma bisogna, piuttosto, lavorare in direzione del loro sviluppo all'interno di tutto il gruppo classe. Nelle scuole sono davvero molte le attività ed i progetti realizzati nel tempo per favorire gli aspetti sociali e relazionali, spesso all'interno di percorsi di carattere trasversale centrati sui processi di cittadinanza attiva, sull'esercizio dei diritti, sui concetti di rispetto ed accoglienza dell'altro per l'esercizio democratico della socialità. Occorre però farlo con consapevolezza.

Occorre lavorare, dunque, per favorire, nella classe, lo sviluppo pieno delle abilità sociali. Come sottolinea L. Nota, le abilità sociali sono comportamenti appresi orientati verso un obiettivo e governati da regole che variano in funzione della situazione e del contesto, che si basano su elementi cognitivi ed affettivi osservabili e non osservabili, in grado di suscitare negli altri risposte positive o neutrali e di evitare risposte negative (Chadsey-Rusch, 1992).

E' necessario, dunque, definire tali regole con molta attenzione. Non mancano certamente studi sui programmi e sulle tecniche per favorire lo sviluppo delle abilità sociali. L. Nota e S. Soresi (1997), ad esempio, suggeriscono di procedere innanzi tutto ad attente osservazioni ed analisi di contesti e situazioni, in modo da poter individuare gli obiettivi ed i percorsi adeguati per favorire lo sviluppo delle abilità sociali. Suggeriscono poi una serie di tecniche utili nei diversi contesti. E' importante innanzi tutto che ogni attività sia accompagnata da istruzioni chiare, discussioni ed esempi, in modo da preparare gli alunni alle diverse tipologie di attività che andranno a svolgere. Centrale è poi il ricorso al modeling, con modelli e spettatori, in modo da favorire l'osservazione e l'analisi dei comportamenti attivati. Fondamentale è anche il ricorso allo shaping, cioè al rinforzo dei comportamenti che si approssimano a quello desiderato (non rimarcando ciò che manca ma valorizzando gli aspetti positivi). Le tecniche di role-play possono invece favorire i processi di consapevolezza e di empatia, poiché centrati sull'interpretazione di specifici ruoli. E' importante dare informazioni, feedback costante sulla corrispondenza tra i comportamenti attivati e quelli attesi, nonché rinforzare i comportamenti positivi, reiterando le occasioni migliorative e procedendo costantemente con auto-osservazione ed auto-verbalizzazione, anche al fine di favorire le sviluppo delle consapevolezza metacognitiva in merito.

I fallimenti nello sviluppo delle abilità sociali possono esserci, ma non devono essere occasione di rimprovero. Al contrario, devono essere utilizzati per una riflessione attenta su ciò che non ha funzionato e perché. Naturalmente, tutto ciò è applicabile non solo nei contesti scolastici ma anche in ogni altro contesto di attività di carattere sociale e relazionale.

APPROFONDIMENTI
I comportamenti sociali: dall'analisi all'intervento
 

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Tina Naccarato


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