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ciechiGli strumenti tecnologici innovativi per l’integrazione della disabilità visiva spesso sono carenti nelle scuole. Tagli anche ai servizi

Gli allievi con bisogni educativi speciali hanno diritto ad ausili e sussidi che possano favorire il loro apprendimento e la loro integrazione. Nel caso della disabilità visiva, però, si riscontrano molte carenze: troppo spesso i testi scolastici elettronici arrivano in ritardo, gli insegnanti di sostegno non hanno una preparazione specifica e spesso non conoscono il Braille, mancano le condizioni perché gli alunni ciechi o ipovedenti possano praticare le attività sportive.

A tali carenze si aggiungono spesso oggi quelle relative alla inaccessibilità delle nuove tecnologie, nonché lo spazio sempre più esiguo che la scuola può riservare alla musica, unica forma d’arte totalmente accessibile ai non vedenti. Eppure, esistono oggi applicazioni informatiche e software ad hoc, pensati proprio per agevolare i musicisti non vedenti, con spartiti informatizzati e dotati di comandi vocali che possono aiutare i giovani a leggere la musica anche se non vedenti.

Purtroppo, a scuola come in altre agenzie educative, il rigore imposto dalla crisi economica sta imponendo molti sacrifici ed oggi numerosi centri di riferimento sono addirittura a rischio chiusura, a causa dei tagli dei fondi governativi, come ad esempio il Centro di consulenza tiflodidattico di Firenze, frequentato da decine di ragazzi ipovedenti e non vedenti. Si tratta di strutture fondamentali per facilitare la comprensione del bisogno, dei limiti e delle potenzialità del bambino minorato della vista, per orientare la programmazione dell’itinerario educativo, sia in famiglia sia a scuola, per guidare la scelta dei sussidi didattici più opportuni e, più in generale, per coadiuvare il lavoro educativo svolto a casa e a scuola. Si tratta perciò di realtà che hanno svolto e svolgono un lavoro importante per l’integrazione scolastica dei giovani con disabilità visiva e che rischiano significativi dimensionamenti. 

I ciechi e gli ipovedenti hanno imparato a convivere con la loro disabilità , ma per poter condurre una vita agevole e dignitosa hanno bisogno di efficienza, di servizi, di competenze dedicate.

Non solo, però. Occorre che anche la comunità impari a convivere con loro. Per questo, ad esempio, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ha raccontato in alcune scuole del bellunese i disagi, le lotte quotidiane, le conquiste e i riscatti dei non vedenti, al fine di sensibilizzare i giovani a comprendere le problematiche relative alla cecità , per poter interagire con esse. E’ stata inoltre sottolineata la tematica del volontariato in compagnia dei membri dell’Unione italiana volontari pro ciechi, che hanno raccontato l’importanza del loro ruolo, sollecitando i ragazzi a mettersi in gioco, per poter aiutare i non vedenti, anche solo per una commissione o per una passeggiata. E’ importante, infatti, rafforzare l’avvicinamento tra i giovani e la diversità , perché essa possa essere realmente inclusa nella società .

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Tina Naccarato




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