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scuola: bambina di spalle scrive alla lavagna Norme e documenti sottolineano la necessità di approcci collegiali e competenze diffuse. I fondi per la formazione ed il supporto del personale, però, diminuiscono di anno in anno

Per poter modificare l'atteggiamento culturale sulla disabilità , occorre prendere coscienza di cosa essa significhi, attivando processi empatici, di rispetto, solidarietà e inclusione positiva. A dover cambiare, infatti, è la percezione della condizione di disabilità , perché spesso manca la consapevolezza del vissuto dell'altro. Un siffatto impegno è prioritario nella scuola, primo ambito si socializzazione extrafamiliare, ma anche in ambiente extrascolastico e lavorativo. Per realizzare ciò, a cominciare dalla scuola, è necessario il coinvolgimento di personale formato, in dialogo costante con le famiglie, con gli esperti di area sanitaria e con i referenti delle associazioni, in  modo da avere un confronto ampio sulla realizzazione del processo di integrazione. Occorre, cioè, che siamo messe in campo competenze eterogenee, risorse materiali e professionali
 
INTEGRAZIONE O INCLUSIONE? - Integrare le persone disabili è una grande sfida, che può essere vinta puntando sulla competenza e sulla collaborazione. A scuola, prima che altrove, occorre formare alle differenze, accogliendole come eterogeneità , attivando percorsi inclusivi intesi come disponibilità . Non basta integrare le diversità . Non si tratta, cioè, di creare condizioni di normalizzazione; occorre invece fare spazio alla ricchezza della differenza, adeguando il noto, gli ambienti, la prassi, di volta in volta, in base ad ogni specifica singolarità . La normalità deve dunque divenire metamorfosi costante. Per fare ciò, però, occorrono competenze diffuse, in continua formazione, in dialogo continuo con le famiglie.

OGNI DOCENTE E' INSEGNANTE DI TUTTI GLI ALUNNI - La scuola ha oggi le risorse per far fronte a queste nuove esigenze? La via indicata dalle norme è quella delle competenze diffuse, della collegialità , della presa in carico comune, che supera il modello della delega all'insegnante di sostegno. Quest'ultimo dev'essere infatti inteso come sostegno alla classe, non solo all'allievo che gli è affidato, come indicato fin dalla L. 104/92. Allo stesso modo, ogni docente curricolare è insegnante di tutti, e, quindi, anche degli allievi disabili. L'inclusione, dunque, inizia integrando gli stessi insegnanti, individuando in essi risorse eterogenee e però diffuse, messe in campo con finalità comuni e condivise. Tali risorse, però, prendono corpo in termini di competenze, mai bastanti, ma in un crescente percorso di formazione continua.

Ancora una volta, però, vi è rischio che i buoni propostiti trovino scarso riscontro nella pratica reale. A conferma di ciò basterebbe ricordare i continui tagli al personale, curricolare e di sostegno o la crescente precarizzazione del lavoro, che rendono complessa la realizzazione di progetti condivisi e duraturi. Non solo: i fondi per l'inclusione calano costantemente. Il riparto fra gli Uffici Scolastici Regionali dei finanziamenti per l'inclusione degli alunni con disabilità , mostra infatti una crescente riduzione della somma globale da ripartire in favore della formazione del personale, dei Centri Territoriali di Supporto e della realizzazione di percorsi di alta qualificazione in ambito universitario. Ne deriva che le scuole fanno sempre più fatica ad attivare percorsi di formazione interna e che i docenti hanno sempre meno figure esperte di supporto. Spesso, infine, anche i più motivati a seguire percorsi di alta formazione sono costretti a rinunciarvi, per i costi proibitivi cui far fronte.


APPROFONDIMENTI


Scuola inclusiva

Scuola dell'integrazione e dell'inclusione

Insegnanti di sostegno sempre più precari


Tina Naccarato
 



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