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Quando l'integrazione scolastica funziona davvero: ecco la storia di Fabio, un ragazzo con disabilità intellettiva che ha superato l'esame di maturità con un 100 tondo tondo.
La dimostrazione che la scuola non solo può costituire un addestramento alla vita, non solo è uno strumento fondamentale per la socializzazione ma può davvero liberare tutte le capacità di un ragazzo. Anche di un ragazzo disabile, down per la precisione, e per questo considerato diverso, erroneamente giudicato inferiore rispetto ai compagni.
"Va detto fin dall'inizio, perchè non ci siano fraintendimenti, che il 100 di Fabio sta sul tabellone assieme a quello degli altri suoi compagni - si affretta a sottolineare il padre, Lorenzo Lombardi, sulla spiaggia di Caorle dove si trova in vacanza con la famiglia - ma non si tratta di un vero diploma perchè per lui c'è stato un percorso differenziato e quello che ha superato, alla fine, sia pur rinunciando all'assistenza di un insegnante di sostegno agli scritti e agli orali, non è un esame di Stato".
Fatta questa puntualizzazione, il risultato resta comunque grandioso. Merito senza dubbio del ragazzo: "Un punteggio così sta a significare che in cinque anni di studio il ragazzo non ha mai sbagliato nulla" afferma Carmelo Ruggeri, il preside dell'Istituto professionale per il commercio "Fabio Besta" di Treviso, dove Fabio ha fatto i suoi studi superiori.

Innegabile il ruolo avuto dagli insegnanti, che in questi anni hanno seguito con passione il ragazzo, consentendogli di liberare le sue potenzialità.
C'è stata infatti una docente di sostegno, Annalisa Paris, che lo ha accompagnato in tutto il suo percorso di studi, utilizzando per l'insegnamento immagini - fotografi e disegni - e linguaggio informatico, fino ad approdare alla "generalizzazione del pensiero astratto".
Durante questi anni Fabio ha fatto anche esperienze di tirocinio in ambienti lavorativi e ora, dal momento che non potrà frequentare l'università, avrà la possibilità di seguire un sesto anno nel quale si specializzerà nel settore turistico: un lavoro tutto sul pc, dato che con microchip e software sembra in grado di dare dei punti ai suoi coetanei.

Ovvia soddisfazione anche da parte dei genitori che, quando nacque Fabio, dovettero rinunciare ad un prestigioso ristorante ubicato in una villa veneta, nel trevigiano. "Un vero paradiso terrestre - ricorda il padre - finito anche nelle migliori guide del turismo gastronomico e per il quale erano stati assegnati sostegni pubblici".
Rinunciarono a ristorante e contributi per trasferirsi in città, dove le condizioni per assicurare al bambino una vita migliore erano certamente più praticabili.
"Soddisfazioni come questa - conclude Lorenzo - ripagano però ogni sforzo".
E ora sono tanti i genitori che contattano il padre di Fabio: persone che si trovano in situazioni familiari simili, che guardano con preoccupazioni al futuro del figlio disabile, con la voglia di vedere se davvero un successo scolastico di questa portata sia possibile per tutti.

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[Francesca Lorandi]

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