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Lo sport fa bene al corpo e allo spirito: lo sa bene il Ministero dell'Istruzione, che ha da poco annunciato la costruzione di nuovi impianti sportivi scolastici con l'obiettivo di valorizzare l'attività motoria nelle nostre scuole.
Un'iniziativa che Cittadinanzattiva - il Movimento nato nel 1978 che opera in Italia e in Europa per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori - apprezza e appoggia... chiedendo però qualcosa in più.
E' necessario che questo progetto del Ministero rientri in un impegno più generale per la messa a norma delle strutture scolastiche e per il rispetto dei requisiti di accessibilità, cosa che non sempre, purtroppo, è tenuta nella giusta considerazione.
Nonostante il numero degli studenti disabili abbia ormai superato la soglia dei 15.000, una palestra su cinque non è accessibile. Il 90% non hanno attrezzature specifiche per chi ha problemi di mobilità. Il 13% ha una pavimentazione danneggiata, con gravi ostacoli per il percorso di studenti con difficoltà deambulatorie o disabilità sensoriali.
Infine, in una palestra su quattro non è presente lo spogliatoio.
Questi sono i risultati dell'indagine condotta da Cittadinanzattiva, e il commento che ne nasce non può che essere negativo: "Siamo ben lontani dal garantire l'integrazione nella pratica sportiva degli alunni disabili", ha detto Teresa Petrangolini, segretario generale dell'Associazione.
"L'Italia, anche rispetto ad altri Paesi europei, ha optato per una scelta precisa, quella della piena integrazione dei portatori di handicap nelle scuole statali. Ma tutto resta solo sulla carta. La realtà è ben diversa, per questo consideriamo ancora le barriere architettoniche nelle scuole come 'barriere fuorilegge'".

Eppure i numeri ci costringono ad una riflessione. E, soprattutto, ad un intervento. Dai dati ufficiali del MIUR risulta esserci un costante aumento del numero di studenti disabili; un incremento che riguarda soprattutto le scuole superiori, dove la presenza di studenti in situazione di disabilità hanno raggiunto una proporzione pari a 7 volte quella dell'inizio degli anni '90. Ne segue che la pratica dell'esonero dall'educazione fisica è sempre più diffusa per gli studenti disabili che, non avendo strutture accessibili a disposizione, devono rinunciare all'attività fisica. Attività che rappresenta uno degli strumenti principali per l'integrazione e per l'educazione. Come ha cercato di dimostare l'Anno europeo dell'educazione attraverso lo sport: per l'occasione anche il Parlamento Europeo ha ribadito come negli anni lo sport sia diventato, in termini di numero di praticanti, di interesse dei cittadini, di presa in considerazione nelle politiche pubbliche ma anche in termini di impatto economico, un fenomeno sociale ed economico determinante.
"In queste condizioni lo sport costituisce uno strumento privilegiato di ogni politica di educazione e di qualsivoglia iniziativa in materia di istruzione. Lo sport forma parte integrante dei programmi  di insegnamento. Inoltre comporta valori educativi essenziali [...] Facilita l'acquisizione di valori come il rispetto degli altri, il rispetto delle norme, la solidarietà, il senso dello sforzo, della disciplina collettiva e della vita di gruppo". Educazione, quindi, ma anche integrazione. Per questo la pratica sportiva deve coinvolgere tutti, studenti disabili primi fra tutti.
 
Link al sito di Cittadinanzattiva
 
Link al sito del Ministero dell'Istruzione
 
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[Francesca Lorandi]

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