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"Disabile all'università è chi ha problemi di apprendimento, chi non ce la fa a studiare.
Gli studenti Disabili sono un'altra cosa: a loro manca solo una capacità adeguata di tipo motorio, o sensoriale, e noi abbiamo il compito che queste diversità non diventino handicap".
Così si sono espressi i Responsabili per la Disabilità e al Diritto allo Studio di alcuni Atenei italiani, in occasione dell'incontro tenutosi il 2 Maggio, nel contesto dell'ottava edizione di Civitas, la Fiera Nazionale della Solidarietà e dell'Economia Sociale e Civile (clicca qui).

L'intento è stato quello di fare il punto della situazione dell'integrazione dello studente disabile all'interno dell'Università.
Non è da molto che la Disabilità ha trovato piena cittadinanza nel mondo universitario: è solo la legge 17 del 1999 che ha obbligato gli Atenei ad adottare un approccio di tipo sistematico in materia di integrazione e supporto agli studenti disabili.
Che pure non sono pochi: tra lo 0,5% e l'1% a livello nazionale.
A Pisa, per esempio, sono (registrati) 160 su una popolazione studentesca totale di 45.000 ca., quindi lo 0,35%, mentre a Padova, su 65.000 totali gli studenti disabili sono 500, lo 0,8%.
E' dal '99, dunque, che per legge sono nate le figure dei Delegati del Rettore per la Disabilità, persone che si occupano direttamente della questione, a 360 gradi.
Dopo la delega, che è ormai patrimonio di tutti gli Atenei, il passo successivo è stata l'istituzione di appositi Uffici per il Diritto allo studio dello studente disabile, non ancora pienamente operativi in tutte le realtà italiane.
Infatti, 72 sono i Delegati per altrettante Università, ma appositi servizi o uffici sono presenti solo in 19 atenei, come si può verificare da una breve ricerca sul sito della Conferenza Nazionale Delegati per la Disabilità, la CNUDD (www.cnudd.it).
La Conferenza Nazionale è stata istituita nel 2001 con finalità di coordinamento e scambio di esperienze, che in alcuni casi hanno di gran lunga preceduto gli obblighi derivanti dalla 17/99.

"L'intento degli interventi specifici in materia di disabilità non intendono creare una "Università per Disabili" parallela e non comunicante - ha spiegato Paolo Mancarella, Delegato dell'Università di Pisa - bensì portare lo studente disabile dentro, garantendogli autonomia e integrazione all'interno."
Molti gli agenti che dovrebbero attivarsi per ottenere tale risultato: oltre ai già citati uffici e responsabili è previsto un Tutorato Specializzato, personalizzato, sulla cui figura tuttavia vi è un grosso dibattito in corso: "non possiamo delineare una figura di tutore sul modello dell'insegnante di sostegno delle scuole superiori", ha indicato Edoardo Arslan, Delegato dell'Università di Padova.
Altro accompagnatore dello studente disabile dovrebbe essere il compagno di corso, per lo scambio di appunti e informazioni, mediante un progetto molto affascinante chiamato "Peer tutoring".
Il tutto dovrebbe confluire in un Progetto Disabili di Ateneo, che tenga conto della didattica, dell'accessibilità, del diritto allo studio, e di tutti gli altri settori: l'importanza di tale fase progettuale non è però sempre presente, nonostante i necessari finanziamenti ci siano, sempre in seguito alla 17/99.

L'impressione generale è che all'interno dell'Università sia in atto una approfondita riflessione sulla diversa abilità, almeno a livello di didattica e servizi.
L'auspicio, espresso anche dai rappresentanti del CNUDD presenti, è che, senza perdere di vista questi due fondamentali elementi, si possano aprire nuovi scenari specifici per la disabilità e i suoi problemi che coinvolgano l'ambito della ricerca, campo in cui l'Università ha sempre avuto molto da dire.

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