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La situazione dell'edilizia scolastica italiana e' ''davvero disastrata''. Cosi' Legambiente aveva commentato il drammatico incidente accaduto nella scuola ''Cavalcaselle'' di Legnago (Verona), che ha causato la morte di una studentessa quindicenne disabile. Tra i 400 istituti superiori passati al setaccio, almeno il 30 per cento solo occasionalmente subisce interventi manutentivi, oltre il 38 per cento non e'accessibile ai disabili ed il 60 per cento non ha strutture antincendio adeguate. Nelle scuole inferiori la situazione non cambia di molto. Da gennaio ad agosto 1999 tra le pareti delle aule scolastiche ci sono stati ben 50.626 infortuni.
Ecco l'editoriale tratto dal Corriere della Sera, a firma Gad Lerner. La sicurezza delle aule e l'indifferenza dei leader.

LE SCUOLE? TUTTI DISTRATTI

Forse ci sbaglieremo, ma a noi e' parsa clamorosa la notizia anticipata nei giorni scorsi dalla Legambiente e confermata al Corriere dal ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro: solo un terzo delle quarantunomila scuole italiane e' conforme alle normative sulla sicurezza. Due terzi degli istituti, invece, sono a rischio per i milioni di studenti e insegnanti che li frequentano. In caso d'incendio o di altro sinistro, non vi sono porte antipanico, scale esterne, vie di esodo sperimentate per garantire un deflusso ordinato dei ragazzi abili, ne' tanto meno di quelli disabili. Sei edifici scolastici su dieci restano privi di impianti antincendio. La legge antinfortunistica in vigore prende atto di questa situazione disastrosa e di conseguenza concede una deroga fino al 31 dicembre 2004 per
adeguare le strutture scolastiche carenti. Come dire che in Italia un adulto non puo' lavorare in una fabbrica insicura, ma deve mandare suo figlio ogni mattina in un edificio affollato sprovvisto di uscite di sicurezza. Fin qui la notizia, piovuta nel bel mezzo di una campagna elettorale che
tappezza i muri di manifesti sul futuro dei nostri ragazzi, da crescere tutti quanti in scuole moderne non importa se pubbliche o private, purche'all'insegna delle ormai famose tre «i»: internet, inglese, impresa. Come minimo, in seguito alle rivelazioni del ministro, le «i» della pubblica istruzione nostrana andrebbero portate a cinque, con la pretesa di scuole che siano almeno ignifughe e igieniche. Ma nessun leader, ne' dell'Ulivo ne'della Casa delle Liberta', ha ritenuto di spendere parola sul noioso problema dell'edilizia scolastica. Nessuno ha gridato allo scandalo, ne' ha promesso
agli elettori di impegnarsi nella ricerca di una qualche soluzione. Solo lui, il dimissionario De Mauro, ammette che abbiamo tollerato troppo a lungo una tale situazione di pericolo e si cimenta in un'indicazione pratica ai presidi delle scuole disastrate: d'ora in poi mettete per iscritto i
numerosi solleciti che rivolgete agli enti locali; cosi', se non altro per sgravarsi (parole sue) delle eventuali responsabilita' in caso d'incidente. L'allarme trae origine dall'incendio di una scuola di Legnago costato la vita a Laura Agnora, una ragazza di 14 anni. Se si e' evitata la strage, lo dobbiamo alla presenza di spirito di un insegnante, Carmelo Mastroeri, che ha spaccato con un banco la porta di sicurezza bloccata, consentendo la fuga a centocinquanta studenti. Abbiamo appurato cosi' che il proverbiale degrado dell'edilizia scolastica italiana oltre che umiliante
sta diventando anche pericoloso. Eravamo abituati alla fatiscenza, alle barriere architettoniche, all'assenza di spazi per l'esercizio fisico, perfino alle collette tra genitori per dotare i bagni di carta igienica. Ma forse sottovalutavamo la pericolosita'degli edifici frequentati dai nostri figli. Costretti a un soprassalto di realta', di colpo ci rendiamo conto che da dieci giorni la politica italiana
si sta occupando quasi esclusivamente di televisione, cioe' dell' autorappresentazione virtuale di se' medesima. Nessun candidato premier, nessun aspirante ministro, si e' sentito interpellato dalle rivelazioni emerse tra le fiamme della scuola di Legnago. Nessuno si e' lasciato distrarre dalla banalita' imbarazzante della vita quotidiana dei cittadini elettori. Piace di piu' cimentarsi con le nostre
paure e con i nostri sogni che non col grigiore di aule scrostate in cui forse, chissa', giungera' prima il computer dell'estintore. Invocare maggior sicurezza per le strade, fa piu' effetto che pretendere un po' di sicurezza nelle scuole. Nei vecchi manuali di politica, la campagna elettorale veniva descritta come l'attimo sublime del contatto fra rappresentati e rappresentanti, il sale della democrazia. Il venir meno di una sensibilita' comune, il disincanto, l' indifferenza che il 13 maggio si tradurranno in astensionismo, cominciano proprio da distrazioni come questa: quando i politici mancano l'
appuntamento.

Gad Lerner

 

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