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Tipografia

Riprendiamo il percorso di conoscenza della disgrazia iniziato qualche mese fa.
Lo facciamo ora con l’intervento di un altro esperto, dopo quelli sentiti negli articoli che trovate citati in coda alla pagina.
Qui abbiamo il punto di vista della psicologia, nella persona della dottoressa Greta Petrilli.

La disgrafia si delinea come un impairment nell’abilità di comporre un testo scritto, associato a errori nello spelling, errori grammaticali, di punteggiatura e scarsa organizzazione spaziale e logica della sequenza di paragrafi scritti.
Questo tipo di deficit si trova spesso associato a un disturbo della lettura, a disturbi nella ricezione e nella espressione  del linguaggio parlato (dislessia), a deficit nel ragionamento logico-matematico (discalculia) e ad altri problemi dello sviluppo motorio.
Secondo il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali DSM IV, la disgrafia, viene diagnosticata quando le abilità di scrittura sono sostanzialmente inferiori rispetto all’età cronologica, all’intelligenza misurata (Q.I.), e allo stadio di educazione ricevuta; il disturbo interferisce significativamente con il percorso scolastico o con le attività di routine che implichino il coinvolgimento della scrittura e, anche se è presente in concomitanza ad un deficit sensoriale, da esso la disgrafia non viene spiegata. Inoltre, per una diagnosi di disgrafia è necessario escludere qualsiasi deficit di tipo neurologico.

Rispetto ad altri problemi dello sviluppo che rientrano nell’area dei disturbi dell’apprendimento, la disgrafia è il più difficile da diagnosticare, in primis perché tra le abilità linguistiche è l’ultima che viene appresa, e non ultimo perchè erroneamente si tende ad imputare la causa delle scarse performances nella scrittura alla pigrizia, alla svogliatezza, alla non adesione alle regole e ai doveri scolastici e alla scarsa motivazione. Dunque, accade spesso che questa problematica venga sottostimata e non legittimata in quanto tale, così da portare il bambino ad avere, oltre ad un concreto deficit, anche una grande quota di frustrazione per la mancata comprensione delle reali difficoltà.

I bambini che presentano questa problematica sono tra loro eterogenei, alcuni presentano solo disgrafia, altri invece hanno altre difficoltà come, incapacità a mantenere l’attenzione, difficoltà di apprendimento delle competenze logico-matematiche, disturbi o ritardi nello sviluppo motorio, deficit visuo-spaziali e di memoria; questa molteplicità di manifestazioni dello stesso disturbo ha fatto sì che definissero a livello diagnostico diversi sottotipi della medesima problematica.
A fronte di ciò è necessario prendere consapevolezza della necessità di sviluppare interventi e strategie sempre più specifiche e individualizzate.
Nonostante la possibile compresenza di altri disturbi, la disgrafia spesso si presenta sola e il bambino che manifesta il problema legge perfettamente, ha un’ottima intelligenza e mostra molte altre doti e competenze in ambito scolastico; ecco perché nello stesso ambito è facile cadere nell’errore di ricondurre la problematica a caratteristiche personologiche e comportamentali del bambino.

Diagnosticare precocemente un disturbo della scrittura, l’immediata spiegazione a insegnanti e genitori è fondamentale; la disgrafia, come tutti gli altri disturbi dell’apprendimento o più in generale dello sviluppo, deve essere presa in seria considerazione, perché i livelli di stress legato alle numerose difficoltà ai quali i bambini che soffrono di questo disturbo incorrono sono molto elevati così come il rischio di sviluppare contemporaneamente altri disturbi secondari di ordine psicologico, relazionale e comportamentale.

Una volta diagnosticato, un disturbo della scrittura deve essere reso noto al bambino in primis, con gli opportuni accorgimenti, e ai genitori e agli insegnanti durante tutto il ciclo di studi, non assolutamente in termini di stigmatizzazione ma solo ed esclusivamente per affrontare consapevolmente e nel migliore dei modi la problematica e i numerosi risvolti ad essa legati.
Particolare attenzione e la presenza di figure professionali qualificate va riservata durante tutto l’iter scolastico, ma soprattutto negli anni delle scuole medie inferiori e superiori, dove la richiesta di questo tipo di competenza aumenta in modo esponenziale e dove assume sempre maggiore importanza il significato sociale di un deficit; una non comprensione da parte dell’insegnante delle difficoltà legate a questo disturbo porterebbe inevitabilmente a continui insuccessi scolastici, alla ripetuta esposizione a frustrazioni in un costante clima di incomprensione che in una età così vulnerabile porta ad un vertiginoso abbassamento della propria autostima, ad un significativo scadimento delle relazioni sociali, e tutto ciò che ne consegue a livello psicologico.

Anche in termini simbolici, un deficit nella scrittura significa avere sempre sotto i propri occhi la testimonianza di una propria incapacità, una evidenza visibile di una propria deficienza.
La diagnosi precoce, la comunicazione, l’informazione e l’educazione delle diverse figure che si interfacciano con la disgrafia è la soluzione. Interventi specifici di recupero e di potenziamento e l’introduzione di strumenti così detti di “compensazione” quali, l’uso del computer, la predilezione di compiti orali, e altri ancora, per bypassare la disabilità, sono ad oggi gli strumenti di elezione per il trattamento di questo disturbo.

Dott.ssa Greta Petrilli Psicologa

INFO:

Di disgrafia già ci eravamo occupati con questi interventi:
DISGRAFICI SI’ … AMMALATI NO!

PERCHE' LA BRUTTA SCRITTURA NON DIVENTI MOTIVO DI ESCLUSIONE 


[Redazione

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