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Affrontare i conflitti interculturali per trasformarli in occasioni di crescita e arricchimento.
E' un obiettivo concreto, e realizzabile laddove siano presenti delle tecniche e delle strategie specifiche che permettono di intervenire e risolvere queste situazioni.
Sono competenze che il professor Wolfgang Roth, studioso di fama internazionale e docente all'Università di Freiburg, possiede grazie ad anni di studi ed esperienze.
Esperto soprattutto delle problematiche relative all'integrazione dei disabili in ambito scolastico, il professore ha illustrato le "tecniche di gestione dei conflitti interculturali" durante un incontro organizzato al Centro Studi Interculturali dell'Università di Verona.
L'intervento ha suscitato un grande interesse tra gli studenti del Master in "Intercultural Competence and Management" (Gestione interculturale dei conflitti e delle mediazioni).
"Il mediatore ha un ruolo fondamentale - spiega Roth - deve essere una persona equilibrata e cosciente di se stessa e del problema che deve affrontare, avere molta tolleranza, la capacità di assorbire le possibili sconfitte".
Ma non è finita: "Deve creare una buona atmosfera e un buon clima relazionale, prendere tempo, ascoltare entrambe le parti, far capire di essere partecipe e di avere compreso i loro bisogni e i loro obiettivi.
Deve saper distinguere la persona dal problema e far forza sui punti in comune fra le parti prima di prendere in considerazione le loro differenze
".

Pur essendo sempre circondati da episodi dovuti a conflitti interculturali, troppo spesso il ruolo del mediatore viene sottovalutato.
La sua azione inizia già all'interno delle scuole, dove la diversità culturale non va intesa solo come possibile fonte di scontro, ma come potenzialità da stimolare e sviluppare.
"I bambini immigrati conoscono spesso due o tre lingue straniere, tradizioni, religioni, costumi diversi: hanno un bagaglio culturale e di esperienze che non deve essere ignorato ma che può diventare strumento di crescita anche per i nostri figli", spiega il professor Roth, che ha rivolto l'attenzione al confronto tra la situazione italiana e quella tedesca.
Nel nostro Paese gli stranieri rappresentano circa il 3% mentre in Germania sono il 10%; di conseguenza la presenza di figli di immigrati nelle scuole tedesche è molto più rilevante che da noi.
"Il nostro è un Paese che convive con moltissimi stranieri e con moltissimi figli che frequentano le nostre scuole”, spiega il professor Roth; e conclude spiegando che "il sistema scolastico tedesco sta vivendo in questo momento una serie di cambiamenti che impediscono di concentrare l'attenzione su questi bambini, così le loro potenzialità, i loro doni non vengono fatti fruttare all'interno delle scuole.
Inoltre è un sistema scolastico che fa già dalle prime classi una grande selezione: i bambini immigrati non hanno la possibilità di frequentare le scuole più qualificate e rinomate e vengono così iscritti in istituti che già convivono con enormi problematiche.
E si viene così a formare un vero 'Bronx scolastico'
".
In questo modo i bambini crescono in un ambiente emarginato, incapaci - perché impossibilitati - di integrarsi con la realtà circostante.
E vivono quelle insofferenze che danno origine ai primi scontri, e che si trasformeranno poi col tempo in veri e propri conflitti etnici.


INFO

Università degli studi di Verona
Dipartimento di scienze dell'educazione
Centro studi interculturali
via San Francesco 22
37129 Verona (VR)
Tel. 045 8028147
E-mail csi.intercultura@univr.it
Sito web http://centri.univr.it/csint

Per saperne di più dell'integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa:


[Francesca Lorandi]

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