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Tipografia

Seconda puntata della nostra indagine su disgrafia e grafoterapia.
A parlarcene è la dottoressa Alessandra Lumachelli, consulente grafologica, rieducatrice del gesto grafico ed esperta in tematiche di abuso.
Ospitiamo volentieri il suo intervento, che propone dalle pagine di Disabili.com.
Il testo firmato dalla dottoressa Lumachelli precisa e completa l'articolo di Carla Besagni, presidente dell'associazione nazionale Grafologi Rieducatori della Scrittura (Angris).
Ma ecco il testo che ci propone l'esperta in grafologia.

A scuola, le insegnanti ci comunicano che nostro figlio è disgrafico.
Che cosa significa?
Quando si parla di disgrafia s'intende una scrittura sofferente, scarsamente leggibile, eccessivamente lenta o eccessivamente veloce, "insoddisfatta".
Viene classificata anche come disturbo dell'apprendimento, caratterizzato nella prima fase nella difficoltà a riprodurre sia lettere che numeri, e nella seconda fase - quando la scrittura è stata acquisita ma non è stata ancora rieducata - in una generica difficoltà nello scrivere, nel leggere, e in un'insoddisfazione, quasi un rifiuto verso l'attività scrittoria.
La scrittura del bambino disgrafico è molto irregolare, la mano del bambino procede faticosamente sul piano di scrittura e l'impugnatura della penna è spesso non corretta.
La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, generalmente, limitata.
Il bambino infatti non riesce a rispettare i margini del foglio, lascia spazi irregolari fra le lettere, i gruppi letterali e le parole, non segue il rigo immaginario di base ma scrive in "salita" o in "discesa".
La pressione della mano sul foglio non viene gestita in maniera adeguata; a volte risulta troppo forte e il segno lascia un'impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, a volte risulta troppo debole e svolazzante.
Le dimensioni delle lettere non vengono rispettate, la forma appare irregolare, il gesto grafico non è molto fluido, i collegamenti fra le lettere risultano scorretti.
Tutto questo fa sì che la scrittura sia spesso incomprensibile al bambino stesso, che di conseguenza non può nemmeno individuare e correggere eventuali errori ortografici.
Anche il ritmo grafico è alterato: il bambino disgrafico scrive con velocità esagerata o con estrema lentezza, e la sua mano compie movimenti bruschi, quasi meccanici, senza armonia del gesto grafico e con frequenti interruzioni.
Frequenti sono, inoltre, le inversioni nella direzione del gesto, che si manifestano sia nell'eseguire le singole parti che compongono una lettera (grafemi) che nella scrittura in generale, che talvolta procede da destra verso sinistra.
Si presentano anche notevoli difficoltà nel copiare e nel produrre autonomamente le figure geometriche (il bambino  disgrafico  tende ad "arrotondare" gli angoli, e a lasciare le forme aperte).
Spesso il livello del disegno risulta inadeguato all'età anagrafica del bambino; la riproduzione di oggetti o la copia di immagini è complessiva e i particolari risultano assenti o poco presenti.
La ricopiatura di parole e di frasi non è corretta; si presentano inversioni nelle lettere ("b", "d", …) ed errori dovuti all'insufficiente coordinazione occhio-mano.
La ricopiatura dalla lavagna è poi ancora più difficoltosa, poiché il bambino deve effettuare parecchi compiti contemporaneamente: distinguere la parola dallo sfondo, spostare lo sguardo dalla lavagna al foglio, riprodurre i grafemi.
Spesso, collegata alla disgrafia, c'è alla base una percezione non corretta del proprio schema corporeo, e un senso dello scorrere del tempo inadeguato.
Quando il bambino è piccolo, è importante che possa "gattonare" molto, prima di drizzare la schiena, senza iniziare a camminare prematuramente.
Altrettanto importante è il massaggio che la mamma pratica sul neonato, un massaggio che va effettuato sulle varie parti del corpo, nominandole a voce alta rivolgendosi al bambino ("ora massaggio la tua mano destra, ora il tuo piede sinistro, ecc.").
Non si dovrebbe mai "forzare" il bambino ad usare una mano anziché un'altra, nel periodo in cui inizia ad afferrare gli oggetti ed è, per molto tempo, ambidestro in maniera naturale.
Sarà lui, spontaneamente, a scegliere la sua mano predominante.
A volte la disgrafia è causata proprio dalla forzatura effettuata sulla mano non-predominante.

Ma quando ci accorgiamo che il bambino è disgrafico, cosa possiamo fare? Intanto, dobbiamo tranquillizzarlo: la disgrafia non è una malattia, ma piuttosto una ricchezza.
In media, infatti, i bambini disgrafici sono più intelligenti dei loro coetanei non-disgrafici.
In secondo luogo, è fondamentale rivolgersi al consulente grafologo, per restituire al bambino fiducia nelle proprie capacità scolastiche, attraverso la rieducazione della scrittura, o grafoterapia, che è di più di una semplice rieducazione motoria.
Infatti, la grafoterapia prevede: la rieducazione fisico-muscolare, con adeguati esercizi per mano, braccio, spalla; esercizi di prescrittura; la rieducazione del gesto grafico, che non intende stravolgere la scrittura del bambino, ma tende a renderla sbloccata, fluida, naturale.

Dr. Alessandra Lumachelli
Consulente grafologica, rieducatrice del gesto grafico, esperta in tematiche di abuso

INFO:

La dottoressa Lumachelli ha anche un proprio sito personale, dove potete trovare materiali e riferimenti bibliografici per chi volesse approfondire la questione.

Vedi anche questo articolo pubblicato in Disabili.com:
PERCHE' LA BRUTTA SCRITTURA NON DIVENTI MOTIVO DI ESCLUSIONE

Sui disturbi del linguaggio vi segnaliamo anche questa recensione curata dalla redazione.


[Redazione

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