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Oggi pomeriggio alle ore 15,30 si svolgerà, nell'ambito del corso ministeriale di Alta Qualificazione, presso la sede dell'ITIS "O. Belluzzi" via Cassini, 3 a Bologna una conferenza dal titolo: "L'approccio pedagogico della gestione mentale alle difficoltà di attenzione e di attuazione del progetto di comprendere nel tempo e nello spazio" Il gesto mentale dell'attenzione ed il ruolo del movimento nell'atto della comprensione. "Iper-attività ed iper-passività" nel tempo e nello spazio

La conferenza sarà tenuta dal Prof. Antoine de La Garanderie (filosofo-pedagogista ideatore della teoria della gestione mentale) e da M.me Giroul (presidente dell'Istituto Internazionale di Gestione Mentale di Parigi) .

In occasione di questa importante iniziativa presentiamo un'intervista ad Antoine de La Garanderie tradotta in italiano dal Prof. Ermanno Taracchini.

D. Che cosa studia la Gestione Mentale?
R. I gesti mentali.

D. Quali gesti mentali?
R. Quelli che assicurano l'attività cognitiva dell'essere umano.

D. Quali sono?
R. I gesti dell'attenzione, della memorizzazione, della comprensione, della riflessione, dell'immaginazione creativa.

D. Che cosa offre lo studio di questi gesti mentali?
R. Delle descrizioni precise del modo di effettuare questi gesti mentali affinché raggiungano un buon fine; ciò significa che ogni essere umano che deciderà di seguire tali descrizioni per eseguire i propri atti legati all'attività cognitiva non potrà che portarli a buon fine.

D. Come vengono ottenute queste descrizioni precise dell'attività cognitiva?
R. Con uno sforzo diretto di delucidazione, ponendosi le seguenti domande: - Cosa rende un atto di attenzione, attento? - Cosa rende un atto di memorizzazione, memorizzante? Etc…

D. Che cosa permette di affermare che queste siano proprio "descrizioni", se non partono da osservazioni dirette dei soggetti in situazione di attività cognitiva?
R.
1. L'intelligibilità che le caratterizza. .
2. L'efficacia certa di chi le attua.

D. Si può parlare di "descrizione" se non si opera nel campo
dell'osservazione?
R. Si opera nel campo della descrizione quando si mira a
descrivere un atto di attenzione che ha in sé la struttura propria dell'atto di
attenzione etc…Si descrive ciò che fa sì che tale atto raggiunga il suo fine.

D. Che cosa fa la Gestione Mentale una volta che queste descrizioni sono state elaborate e comunicate?
R. Interroga i soggetti per sapere come procedono per eseguire gli atti dell'attività cognitiva.

D. Che bisogno c'è di preoccuparsi del modo in cui i soggetti procedono per eseguire i loro atti di conoscenza tenuto conto che ci sono comunque dei modi migliori da proporre loro?
R. Semplicemente perché i soggetti sono schiavi dei loro modi abituali di eseguire i loro atti di attività cognitive. Quindi, se tali atti non sono efficaci, i soggetti in questione, per potersene liberare, devono analizzarli prima di adottare quelli che proponiamo loro.

D. Come si procederà per liberare i soggetti e metterli in situazione di adottare validi gesti mentali di conoscenza?
R. Facendoli lavorare su questi atti nei gesti fondamentali dell'attività cognitiva per poi interrogarli sul modo in cui mentalmente hanno proceduto per eseguirli. Quindi si richiederanno a questi soggetti degli atti cosiddetti di introspezione, poiché dovranno fare riferimento a ciò che è successo nella loro coscienza nel corso del lavoro che hanno eseguito.

D. L'introspezione è stata rifiutata negli ambienti scientifici perché considerata non valida. Che cosa ha da ribattere in merito?
R. Se l'introspezione è stata rifiutata dagli ambienti scientifici (non da tutti, del resto) significa che questi si limitavano a dei criteri di puramente formali o che ignoravano l'uso che ne facevamo.

D. Potrebbe essere più preciso?
R. Tralascio le critiche puramente formali perché presentano un carattere "a priori" e l'uso che ne facciamo basta a mostrarne l'infondatezza. Pratichiamo l'introspezione come segue: soggetti, di numero variabile, vengono invitatati ad eseguire un compito mettendo in atto un gesto mentale qualsiasi dell'attività cognitiva. Li si interroga, subito dopo, con delle domande molto precise sul modo in cui si sono applicati mentalmente per eseguirlo. Si pone a tuttie la stessa domanda, si annotano le risposte di ognuno, si paragonano i risultati del compito assegnato in partenza rispetto al modo di procedere mentale che hanno messo in atto. Si confrontano le loro testimonianze. Tale modo di fare introspezione è stato riconosciuto dagli epistemologi come sperimentale, cioè come scientifico.

D. Quindi, esiste soltanto un unico modo corretto di eseguire i gesti mentali della conoscenza?
R. Esatto, ma questo unico modo corretto non porta ad uniformarsi ad un unico principio. E' a partire dal giusto gesto mentale di conoscenza che le persone compongono oggetti di conoscenza differenti. Alcune persone, infatti, compongono questi oggetti con delle immagini mentali visive, concrete o astratte; altri con immagini mentali sonore, di parole concrete o astratte. A partire da questo momento si avranno delle strutture di operazioni cognitive "sfumate", cioè non immediatamente evidenti, di cui bisogna che la persona acquisisca consapevolezza.

D. Come si procede?
R. Sempre partendo dai compiti assegnati, si interrogano le persone per mettere in evidenza i procedimenti che attuano o che potrebbero o dovrebbero attuare. Questa indagine, il cui scopo è la presa di coscienza dei mezzi impiegati per rispondere ai compiti, anche quelli più complessi, rientra nel campo di ciò che chiamiamo i "Profili pedagogici".

D. Che cosa apporta il profilo pedagogico del soggetto?
R. La presa di coscienza delle procedure che egli utilizza, a sua insaputa, in tutte quelle situazioni della sua vita in cui è portato ad eseguire dei compiti e, in seguito, la presa di coscienza delle procedure che egli potrebbe o dovrebbe utilizzare per condurre l'esecuzione dei compiti a buon fine.

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