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Il prototipo del verticalizzatore Rise (Robotic innovation for standing and enabling), frutto del progetto di ricerca promosso Inail e Sant’Anna di Pisa e dal Centro di riabilitazione motoria di Volterra, è stato presentato questa mattina a Roma

Migliorare la qualità della vita delle persone con paraplegia attraverso un dispositivo tecnologico in grado di rendere più agevoli e sicure le loro attività quotidiane è l’obiettivo di partenza del progetto di ricerca Rise – acronimo di Robotic innovation for standing and enabling – nato dalla collaborazione scientifica tra il Centro di riabilitazione motoria (Crm) Inail di Volterra e l’Istituto di Biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che hanno sviluppato una “carrozzina elettronica” per affrontare un problema ancora di difficile soluzione: la verticalizzazione e la mobilità di persone con gravi disabilità motorie a carico degli arti inferiori.

Il prototipo del nuovo dispositivo (totale novità nell'ambito delle carrozzine per disabili), che consente a chi è solitamente costretto a trascorrere gran parte della giornata sulla sedia a ruote di spostarsi nel proprio ambiente in postura eretta – con effetti positivi non solo dal punto di vista fisico ma anche sul piano psicologico – è stato presentato questa mattina a Roma, nel corso di un incontro che si è svolto presso l’auditorium della Direzione centrale Inail per l’organizzazione digitale, in via Santuario Regina degli Apostoli.

Sono intervenuti il presidente e il direttore generale dell’Istituto, Massimo De Felice e Giuseppe Lucibello, la professoressa Maria Chiara Carrozza, dell’Istituto di Biorobotica della Sant’Anna, il direttore centrale Assistenza protesica e Riabilitazione Inail, Carlo Biasco, e i componenti del gruppo di progetto tecnico-scientifico: Paolo Catitti ed Elisa Taglione, per il Crm di Volterra, e Stefano Mazzoleni, per la Scuola superiore Sant’Anna.

Caratteristiche e funzionalità del nuovo dispositivo sono state illustrate nel corso dell’evento attraverso una dimostrazione pratica del suo utilizzo. Il verticalizzatore si muove su sei ruote, due grandi e quattro piccole, e consente all’utente di spostarsi autonomamente, in qualsiasi postura e senza fatica, avvicinando frontalmente i piani di lavoro e manipolando l’ambiente anche ad altezze accessibili solo in posizione eretta.
Il controllo del movimento avviene tramite un controller che può essere collegato tramite una connessione cablata oppure in modalità wireless, con tecnologia Bluetooth. Il dispositivo è in grado di muovere e verticalizzare una persona con un peso fino a 110 kg  e un’altezza massima di 2,10 metri. Grazie a tre interfacce meccaniche – femorale, addominale e tibiale – è in grado infatti di adattarsi alle caratteristiche fisiche di chi lo utilizza, garantendo una distribuzione confortevole delle pressioni.

Come sottolineato dalla professoressa Carrozza, “l’esito delle ricerche svolte nel progetto Rise, rappresenta un passo avanti nell’ambito della progettazione di sistemi e tecnologie per il supporto alla disabilità, finalizzate a migliorare la qualità della vita di persone costrette in sedia a ruote che ambiscono ad acquisire maggiore autonomia nelle attività quotidiane”.
“Sono particolarmente orgogliosa di partecipare a questa presentazione – ha aggiunto Carrozza – perché si tratta di un progetto di ricerca che applica le competenze dell’Istituto di Biorobotica per sviluppare un dispositivo migliore e più funzionale per le persone che devono essere assistite nella verticalizzazione. I prossimi passi sono la sperimentazione clinica con gli utenti dei prototipi sviluppati e la valutazione funzionale, con l’obiettivo di trasferire presto sul mercato la proprietà intellettuale generata con questo progetto grazie all’investimento dell’Inail”.

La validazione clinica del prototipo è attualmente in corso presso il Crm Inail di Volterra, con uno studio esplorativo che punta a verificarne la sicurezza, l’utilità e l’efficacia rispetto alle attese degli operatori sanitari e dei pazienti, attraverso il coinvolgimento di infortunati sul lavoro con paraplegia da lesione vertebro-midollare. Il loro protocollo riabilitativo dura quattro settimane e si articola in programmi di rieducazione neuromotoria e funzionale e di addestramento all’utilizzo corretto del verticalizzatore nelle normali attività della vita quotidiana.

Redazione

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