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tuta age explorerLa tuta è attualmente in uso per sensibilizzare i futuri medici nei confronti degli anziani

Quante volte ci siamo detti "se tutti potessero provare sulla propria pelle cosa vuol dire essere portatori d'handicap forse porterebbero più rispetto"? Certo, non è esattamente questa l'idea che avevano in mente i ricercatori dell'Istituto Meyer-Hentschel di Saarbrucken quando hanno progettato la tuta Age Explorer ma questo non esclude il fatto che questa nuova tecnologia possa risultare utile in tal senso.

Age Explorer è una tuta che somiglia ad uno scafando da astronauta che consente di simulare le limitazioni motorie. In questo modo, chi indossa la tuta sperimenta in modo molto vivido le sensazioni che provano le persone affette da limitazioni fisiche.

COME FUNZIONA - La speciale tuta riproduce la riduzione della mobilità a causa del naturale invecchiamento o di particolari limitazioni fisiche, simulando ad esempio il crescente irrigidimento degli arti. Nella tuta sono integrati anche dei pesi che consentono di simulare la riduzione della forza muscolare, ad esempio delle persone anziane o malate. I movimenti risultano così più difficili. Il casco con visiera limita il campo visivo e simula un'alterazione della percezione dei colori. Speciali cuffie attutiscono le voci e i rumori. Gli speciali guanti, che risultano ruvidi internamente, rendono le dita meno sensibili e simulano l'artrite.
In pochi minuti chi la indossa sperimenta sulla propria pelle determinate limitazioni fisiche di un settantenne o di un disabile con ridotta mobilità e/o impedimenti sensoriali.

COME È NATA - L'idea del "simulatore di vecchiaia" è nata nel 1994 quando il Meyer-Hentschel, centro di ricerca specializzato nello sviluppo di prodotti per gli over-60, fu incaricato dalla divisione svizzera del gruppo Coop di adattare alle esigenze degli anziani i supermercati della catena. Un progetto nato con fini commerciali dunque, ma che si sta rivelando utile anche come strumento di sensibilizzazione.

Attualmente la tuta è in uso presso l'Evangelical Geriatrics Centre di Berlino (Egzb) per far comprendere ai futuri medici tutti i bisogni di chi è molto più grande di loro. "Il trend demografico è chiaro, - spiega Elisabeth Steinhagen, studentessa di medicina alla Egzb - in Europa abbiamo sempre più anziani e sempre meno bambini. La medicina si deve adeguare. Ma per farlo dobbiamo imparare a comprendere i bisogni dei pazienti: nel caso di quelli anziani questo vuol dire imparare a capire che anche azioni semplici come alzarsi dal letto, con il passare degli anni diventano più complesse. C'è da chiedersi veramente quanti medici ci pensino, nella loro pratica clinica, quando visitano un ultrasettantacinquenne".


PER APPROFONDIRE:

http://www.age-simulation-suit.com


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Alessandra Babetto




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