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Negli ultimi 15 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante, permettendo a tutti di usufruire di strumenti in grado di migliorare la qualità della vita.
Molte di queste tecnologie non sono però a disposizione dei disabili che sono così costretti a pagare. Pagare molto. Il motivo? Il Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili, il documento che elenca gli ausili e i presidi tecnologici forniti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) alle persone con disabilità, risale al 1992. E in 13 anni le cose sono cambiate parecchio.
Il Ministero della Salute aveva garantito che il Nomenclatore sarebbe stato modificato entro il 31 dicembre 2001. Ma nulla è ancora cambiato.
Datato e obsoleto, il Nomenclatore attualmente in vigore è uno strumento che non tiene conto dell'innovazione tecnologica e obbliga i disabili ad utilizzare i vecchi presidi rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) o a farsi carico della differenza di costo con quelli tecnologicamente più avanzati disponibili sul mercato.
Per alcune classi di prodotti, inoltre, riporta descrizioni e rimborsi inadeguati rispetto all'andamento dei costi e agli avanzamenti tecnologici degli ultimi anni. In altri casi non contempla la possibilità di rimborso per protesi ed ausili che, invece, in altri Paesi Europei vengono regolarmente forniti tramite i rispettivi Servizi Sanitari Nazionali.
"Il prontuario farmaceutico viene costantemente aggiornato seguendo le evoluzioni della ricerca", afferma il prof. Alessandro Giustini, presidente della Simfer, Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitazione, "invece il nomenclatore delle protesi e degli ausili sembra dimenticato da tutti, nonostante il progresso tecnologico sia in grado di offrire un evidente beneficio ai quasi 3.000.000 di disabili italiani, che hanno ancora più diritto di altri ad una vita di qualità, e soprattutto alla luce degli strumenti di cui oggi disponiamo per controllare l'effettiva congruità e l'efficacia riabilitativa di quanto prescritto".

Di questo tema di grande attualità, si è parlato a Roma in occasione dell'incontro "Riabilitazione, Tecnica Ortopedica e Disabilità Motorie Permanenti: Percorsi e Soluzioni per l'Ammodernamento del Sistema". In questo contesto sono stati presentati i risultati di una ricerca svolta dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell'Università Bocconi che dimostra come, a parità di costo per il Servizio Sanitario Nazionale, le protesi di ultima generazione garantiscano una migliore qualità della vita alla persona disabile. 

Tecnologia cara, ma Servizio sanitario nazionale miope
Se infatti pensiamo, per esempio, ai disabili motori, lo sviluppo tecnologico delle protesi è entusiasmante: individui amputati e fino a ieri costretti alla semi immobilità, oggi possono tornare, non solo a lavorare, produrre ed essere attivi nella società come prima, ma anche a correre, saltare, ballare, in una parola... vivere.
Ma allora perché non possono vivere una vita di qualità?
La risposta è semplice e tristemente nota: i costi e le scelte di budget del Servizio Sanitario Nazionale.
Anche le regioni, in questi anni, hanno ripetutamente affrontato il problema, individuando talvolta delle positive soluzioni per innovare il sistema e ottimizzare la spesa, ma purtroppo manca ancora una soluzione completa e definitiva. E cosi migliaia di disabili italiani pagano sulla propria pelle i ritardi e la miopia di un SSN, che preferisce la via del risparmio immediato ed apparente a quella di un investimento più alto, inizialmente, ma che permette minori costi sociali e sanitari negli anni successivi.

Ma in che modo l'innovazione tecnologica può migliorare la qualità della vita dei disabili?
Dai microchip "intelligenti" alle mani mioelettriche, dai tendini artificiali ai più nuovi stimolatori cardiaci elettronici, dagli apparecchi acustici di ultima generazione al ginocchio elettronico, sono tante le novità che la scienza offre a beneficio delle persone con disabilità temporanee o permanenti.
E proprio per verificare tangibilmente l'effettivo miglioramento della vita dei pazienti dotati di questi particolari "gioielli", è stata realizzata la ricerca sulla qualità della vita dei pazienti amputati d'arto.
365 giorni di analisi, 100 pazienti partecipanti ed altrettanto personale medico e paramedico coinvolto, hanno testimoniato la straordinaria rivoluzione delle protesi di ultima generazione, confermando che a parità di costo per il SSN, la qualità della vita per il paziente trattato con protesi hi-tech è nettamente più elevata in termini di capacità di movimento, cura della persona e proseguimento delle abituali attività. Quasi il 65% delle persone con "ginocchio elettronico" non ha nessuna difficoltà nel camminare e svolgere le consuete attività rispetto al 44% delle persone con la protesi meccanica.

La ricerca ha dimostrato anche che il costo sociale annuale per persona è più elevato nel gruppo con la tecnologia tradizionale: quasi 13.000 euro rispetto ai circa 9.600 euro del gruppo dotato di "ginocchio elettronico".
Questa differenza è legata ai maggiori costi associati alla perdita di produttività (riduzione permanente della propria attività lavorativa o perdita di giorni lavorativi) ed alla maggior difficoltà nel mantenere e svolgere il proprio lavoro negli individui con protesi meccanica.
Quasi il 40% di questi ultimi ha abbandonato definitivamente il proprio lavoro a causa dell'amputazione, rispetto al 26% del gruppo con protesi hi-tech.


Sito del Ministero della Salute

Link alla pagina del Servizio sanitario nazionale

Sito del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas)

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