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"L'uomo al centro della casa , come l'uomo era al centro dell'Universo". C'è un ritorno all'Umanesimo nel modo di concepire la casa, la propria abitazione, i propri spazi domestici.
La casa del terzo millennio, non è più una casa bella, funzionale ma fine a se stessa, è una casa costruita su misura di chi la abita.
Nelle scelte di progettazione, realizzazione ed arredamento, architetti, progettisti e costruttori, non possono più prescindere dalle caratteristiche personali degli individui che dovranno abitare un determinato spazio. Persone ed ambienti devono poter interagire in ogni momento della vita quotidiana.
L'analisi di come cambia la concezione della casa, partendo da un punto di osservazione umanista, deve necessariamente delineare un percorso attraverso l'ergonomia, la bioarchitettura e la domotica. Tre discipline che studiano tecniche e sistemi per adeguare gli ambienti in cui viviamo, alle
nostre esigenze e soprattutto alle nostre caratteristiche.

L'ERGONOMIA

L'Ergonomia è quella disciplina che affianca la progettazione, indicando le peculiarità degli individui, intesi come "abitanti".
Studiando le caratteristiche dell'individuo, gli ergonomi sono in grado di elaborare quali sono le nuove tendenze in atto e le influenze sull'interazione tra gli uomini e gli oggetti ed i sistemi che utilizzano, gli arredi che li circondano e gli spazi in cui vivono. L'elevata diffusione nelle case dell'information technology presente in moltissimi oggetti di consumo, dall'orologio agli elettrodomestici, tutti prodotti con un uso complicato, così come il tipo di vita basato sulla mobilità tra casa e lavoro e l'invecchiamento graduale della popolazione, impongono scelte di interventi specifici che riducano lo stress dell'individuo quando si trova a casa sua.
L'ergonomia dà proprio un contributo nella definizione di nuovi modelli di prodotti, sistemi ed ambienti centrati sulle persone, e quindi sull¹uomo in senso lato, attraverso l'identificazione dei bisogni emergenti e latenti degli utilizzatori. E' compito dell'ergonomia definire criteri , linee
guida e percorsi verso nuove proposte.
Gli ergonomi devono partecipare all'attività progettuale assistendo progettisti e produttori nelle decisioni strategiche per quanto riguarda l'interazione utente/prodotto/sistema/ambiente, coinvolgendo gruppi di utenti in co-design lungo tutto il processo di sviluppo del progetto ottenendo così soluzioni
verificate e validate più volte prima della messa in opera o dell'immissione del prodotto sul mercato.
Lina Bonapace, consultant in design, illustra casi di studio dell'applicazione dell'ergonomia nella progettazione di oggetti d'uso come chiavi e serrature domestiche, piccoli e grandi elettrodomestici,
interruttori in legno e mobili in legno.
L'ergonomia valuta anche l'impatto dell'uomo sul microclima e l'ambiente, un altro elemento che determina le scelte progettuali.
Ce ne parla l'architetto Chiara D'allara: "Progettare con la consulenza di un ergonomo non significa ridurre la creatività o aumentare i costi , significa avvalersi di una competenza specifica. Non ci rendiamo nemmeno conto a quali stress cognitivi, posturali e fisici siamo sottoposti quotidianamente, solo perché chi ha progettato non ha tenuto conto dell'ergonomia".
Particolarmente sensibili alle soluzioni ergonomiche sono le donne, le casalinghe che lavorano tra le pareti domestiche.
Del livello di sicurezza in casa ci parla la presidentessa di Confcooperative: "La casa dunque deve essere adeguata alle caratteristiche dell¹individuo che la abita e quindi deve essere un luogo salubre, ecologico e il più possibile naturale, il più possibile vicino alla dimensione "uomo".
A questa esigenza cerca di rispondere la bioarchittettura. L'architetto Matteo Pandolfo, presidente dell'INBAR, l'Istituto Nazionale di Bioarchitettura, che accoglie e organizza professionisti iscritti nei rispettivi albi professionali che operano nell'ambito dello sviluppo sostenibile, illustra i fondamenti di
questa disciplina.
L'architetto Sergio Lironi spiega come le tecniche, le modalità ed i materiali per realizzare una casa 'bio' siano applicabili anche nell'edilizia popolare.
Importante in una casa 'bio' le tecniche e i tipi di impianti realizzati ed ecco che la bioarchitettura si intreccia armoniosamente alla domotica. Far funzionare tutto o quasi, in casa, semplicemente schiacciando un bottone, non è una prospettiva per i pigri, è un opportunità per tutti, soprattutto oggi che siamo sempre più stressati da mille cose da fare, abbiamo sempre meno tempo
e la popolazione prevalente è fatta di vecchi.
La scelta degli impianti bio è essa stessa una scelta ergonomica, perché vanno tenute in considerazione le necessità dell'utente non solo di intrattenimento (il telecomando per tv-hi-fi, videoregistratore) ma anche per azionare da lontano gli elettrodomestici , controllare le fughe di gas, azionare riscaldamento ed aria condizionata.
Il presidente del Democenter di Modena spiega quali sono gli impianti di una casa automatizzata. Mentre Gianluca Favilli e Lorenzo Zen danno installatori le difficoltà di un sistema di automazione.
La casa per un disabile, ad esempio, non può prescindere dall'analisi dettagliata delle sue esigenze. Per cui parte da qui il concetto di umanesimo della casa, ma attenzione a credere che una casa su misura sia una faccenda solo per chi ha problemi di deambulazione o di autonomia.
Per chi non si muove una casa deve essere assolutamente accessibile, quindi automatizzata, rispondente ai dettami ergonomici ed ovviamente sana e naturale. La casa per disabili potrebbe essere il prototipo ideale della casa di tutti.
Favaretto di Progetto e Disabilità espone quanto sia importante progettare ipotizzando per ciascuno che la disabilità può arrivare all¹improvviso, con un semplice incidente. Non solo chiunque di noi può vivere una disabilità momentanea, lo stress, il troppo correre ci può portare in una situazione di disabilità mentale che ci rende distratti e quindi i sistemi di automazione diventano una garanzia di sicurezza e vivibilità per tutti e non solo per i disabili.
E' necessario abbattere le barriere mentali oltre a quelle architettoniche, bisogna confrontarsi con la disabilità, in modo tranquillo senza pietismo e senza intolleranza ovviamente.
Nadia Malavasi ci illustra come una casa automatizzata renda di fatto autonomo qualsiasi
persona disabile, ci racconta un progetto realizzato a Friburgo.
Valentina Polati, direttore responsabile di http://www.disabili.com, il portale internet che
si occupa di disabilità, testimonia come l'esigenza di informazione ed autonomia, l'interesse alle nuove tecniche da applicare in casa sia una priorità di tutti i loro navigatori.
L'utilizzo della rete come strumento di comunicazione è di per sé un esempio di come il disabile che possieda il computer e quindi viva in un ambiente automatizzato abbia risolto in parte il problema della interazione con il mondo esterno sia per l'acquisizione di informazioni, sia per lavorare, sia per fare amicizia.

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