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Quella che vi proponiamo è una bella casa, una casa colonica in perfetto stile veneto in mezzo alla campagna. 
C’è qualcosa di diverso dalle altre, ma sono certa che non riuscite ad individuarlo, perché si tratta di una diversità che abbiamo più noi nella testa, nelle nostre convinzioni, piuttosto di quanto sia effettivamente nella realtà.
Questa è la casa di una persona disabile, di un ragazzo tetraplegico, insomma è una casa “accessibile” dove ci si può muovere anche se si è costretti a stare su una carrozzina.
Eppure, non ha nulla all’apparenza, che denoti alcuna diversità, anzi vedrete che man mano che vi descriverò i vari accorgimenti, vi renderete conto che certe soluzioni sarebbero più comode e funzionali anche per i cosiddetti “normodotati”, ossia per le persone che camminano sulle proprie gambe.
Progettare la casa per un disabile dunque non vuol dire disegnare una sorta di struttura paraospedaliera, ma semplicemente studiare soluzioni senza barriere architettoniche, quindi grandi spazi accessibili ed intercomunicanti.
L’unico elemento davvero insolito, che si può notare è la presenza dell’ascensore interno.
Perché, infatti, il proprietario di casa e la sua famiglia avrebbero dovuto rinunciare alla possibilità di vivere in una villetta a due piani quando per superare un dislivello di questo tipo è sufficiente installare un dispositivo di sollevamento oppure, come è stato fatto, ricavare un’ascensore?
Poter disporre di una certa tranquillità economica sicuramente favorisce interventi di questo tipo, ma va ricordato che per i disabili esistono agevolazioni fiscali, detrazioni e contributi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
La casa è nuovissima, è una riproduzione fedele di una casa colonica tipica dell’ambiente rurale padovano.
I proprietari volevano un’ abitazione che si inserisse perfettamente in un contesto fatto di campi di granoturco, vigneti e alberi. Sorge infatti nascosta proprio tra i vigneti.
Si nota per il colore, un giallo caldo, una macchia cromatica intensa che si staglia in mezzo al verde della natura e che rappresenta la luce, il sole e quindi una visione aperta della vita.
E già dal primo colpo d’occhio all’esterno della casa ecco che arriva un messaggio forte di vita e di libertà, di apertura nonostante le catene dell’handicap, catene che il padrone di questa casa è
riuscito a sciogliere in una dimensione, che magari per i “normodotati” è difficile da capire.
La casa è a base rettangolare, il tetto è senza falde, le finestre sono piccole e ci sono gli archi che delimitano il portico.
Tra il giardino, il portico ed il pavimento dell’interno non ci sono gradini, non ci sono dislivelli, tutto fluisce perfettamente, un vantaggio per chiunque visto che cosi’ si evita di inciampare.
Da un lato la villetta prosegue in una struttura più bassa, in cui sono ricavati i garage e le stanze da lavoro, ma che nella tradizione rurale serviva per conservare il fieno e gli attrezzi agricoli.
I cinque archi, quattro piccoli ed uno grande, incorniciano le finestre del pianterreno e l’ingresso. Non c’è una netta distinzione tra l’interno e l’esterno, la natura entra in casa, infatti, attraverso grandi vetrate che sostituiscono il più possibile le pareti in muratura. Basta passare sotto l’arco grande , per essere come risucchiati da un androne in pietra che non si capisce se sia ancora portico o sia già la casa.
Ci troviamo in una sorta di stanza all’aperto su cui si affacciano sei finestroni che introducono dolcemente in casa: da fuori si scorgono il salotto, la cucina, le stanze e soprattutto si avverte una
voglia di trasparenza e limpidezza che rinfranca e dona un sottile benessere.
Al centro dell’androne si nota una struttura semicilindrica in mattoni a vista : è il vano dell’ascensore, una linea morbida che non compromette l’andamento fluente degli spazi, un esempio di come anche una struttura ingombrante possa mimetizzarsi ed alleggerirsi in un gioco di elementi architettonici; ecco forse come una barriera di fatto si trasforma in un’assenza di ostacolo, persino visivo.
In realtà, il semicilindro che si nota all’esterno ha la sua perfetta metà all’interno, è un cilindro in
mattoni che annulla idealmente lo stacco tra l’esterno e l’interno e ribadisce invece lo stretto legame della struttura con l’ambiente circostante.
C’è poco da scoprire in questa casa, o meglio tutto è a portata di occhio da qualsiasi prospettiva ci si ponga.
C’è però una linea che corre per tutti i locali senza mai spezzarsi, una linea immaginaria che ti
accompagna da un stanza all’altra.
Entri in casa e sei automaticamente in soggiorno, in cucina, ed al piano di sopra. Come è possibile? Mancano le porte e gli ambienti si compenetrano, dando la sensazione di essere un unico grande locale che muta aspetto man mano che si procede in una direzione piuttosto che in un’altra.
E’ costante però la presenza della luce e della natura. Il salotto ha tre pareti con finestre, due hanno
addirittura delle vetrate a tutta altezza.
Una soluzione di libertà, quella stessa libertà che i padroni di casa adottano nell’arredare i loro spazi. In salotto convivono più stili: ci sono oggetti pratici ed essenziali, pezzi antichi e elementi di design molto raffinato.
Al divano con la spalliera in foglia d’argento viene avvicinata una poltrona in legno spartano con
poggiapiedi riposante, ad una consolle in stile fine ottocento viene affiancata una libreria in assi di legno naturale o strutture in metallo estremamente pratiche.
Originale il camino: le basi su cui poggiano la cappa ed il focolare sono realizzate con delle putrelle di ferro che sono state piegate e non tagliate e saldate.
Un lavoro eseguito da un artigiano che ha giurato di non ripetere mai più l’impresa. Provate ad immaginare quale calore ci voglia a piegare una putrella di ferro per renderla rotonda e
curvilinea!
Altro dettaglio originale del salotto è il tavolino al centro della stanza: è una composizione tra una damigiana di vetro ed un piatto di rame con al centro una stella. Nella damigiana che funge da piedistallo del tavolino è contenuta della sabbia con delle conchiglie, il souvenir di un
viaggio in Sardegna dei due padroni di casa.
Insomma, un pezzo della loro vita, della loro storia... in vaso.
La scelta di ogni oggetto d'arredo risponde ad un'esigenza personale di creare ambienti dinamici , stimolanti che diano delle sensazioni a chi li visita per la prima volta, ma anche a
chi li vive ogni giorno.
Per questo i mobili spesso cambiano disposizione o addirittura passano da una stanza all’altra. Anche l’acquario con i pesci tropicali che si trova a delimitare idealmente il salotto dal corridoio è un
simbolo di questa ricerca di dinamismo: i pesci colorati si muovono continuamente.
Se le pareti esterne della casa sono gialle, all’interno domina il blu, una tonalità riflessiva che spinge all’introspezione, ma c’è anche spazio per il lilla ed il verde, i colori della Provenza.
Senza accorgersi, dal corridoio si passa alla cucina, un’ampia stanza dove ogni punto è facilmente accessibile: i mobiletti hanno le ruote e si possono estrarre, il lavandino è il classico “seciaro” della nonna aperto sotto, anche i fornelli sono comodi e pratici per chi deve stare obbligatoriamente
seduto.
Una cucina spartana, ma ricca di calore e colore , impreziosita da un'affettatrice a mano degli anni 40, un pezzo degno delle sale del MOMA, il museo dell’arte moderna di New York.
Le finestre in cucina sono piccolissime, sono della stessa dimensione di quelle che venivano usate
nelle stalle.
Dalla cucina si accede alla scala che conduce al piano superiore, una scala curvilinea che si estroflette all’esterno e che fa da contro canto alla struttura cilindrica in cui si trova l’ascensore.
Al piano superiore ci sono le stanze ed i bagni.
La camera padronale è un’enorme stanza con annesso bagno ed angolo studio. Il letto è collocato al centro della camera ed ha una testiera particolarissima: è la porta di un’antica stalla, un pezzo che ha inciso la data del 1842.
Davanti al letto si apre un’ampia vetrata che conduce ad una terrazza in ferro, una struttura pensile
applicata all’esterno, che ti proietta in mezzo alla natura.
Comunque ci si giri, in camera si scorgono finestre da cui si vedono la campagna e l’armonia dei Colli Euganei.
Il tetto rigorosamente con travi a vista è sorretto da un’unica gigantesca putrella di ferro. Nel punto di incrocio delle due falde del tetto si può notare una finestra circolare istoriata: rappresenta due cerchi che si uniscono, l’unione tra le persone, tra l’uomo e la natura.
I due bagni sono assolutamente accessibili, i lavandini sono senza colonna ed i sanitari sospesi in modo da assicurare la piena libertà di movimento. In uno ritorna il giallo, il colore dell’apertura, nell’altro trionfa l’azzurro dei tropici.
Ecco com’è la casa di una persona disabile, una casa normalissima, bella ,
colorata e molto funzionale.
E’ sicuramente la casa di una persona dotata di sensibilità, di quella sensibilità che ti impone di vivere in armonia con la natura per essere in armonia con te stesso.

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