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Dalle disabilita’ alle abilita’. “Il percorso verso l'uguaglianza passa per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, nonché attraverso una cultura sociale che interpreti le risorse accessibili alla disabilita’”, ha ricordato Paola De Paoli aprendo allo Smau il convegno Lo sviluppo tecnologico al servizio dei disabili. E’ una strada non facile, che implica l'impegno creativo della tecnica e una sua visione a tutto tondo. Non si tratta infatti solo di sistemi integrati di comunicazione a distanza per i sordomuti, o di nuove opportunita’ di inserimento nel sociale e nel mondo del lavoro grazie alle conquiste tecnologiche e a Internet. “E’ un percorso che passa attraverso lo sviluppo delle potenzialita’ di tutti gli individui - ha rilevato a tal proposito Marco Somalvico, del Politecnico di Milano – e partendo da questa osservazione si puo’ eliminare anche la distinzione tra la ricerca informatica generale e quella rivolta ai disabili: ogni successo ottenuto e’ comunque un successo tecnologico per ogni uomo, indipendentemente dalla sua condizione fisica o mentale ”. Ne e’ un esempio la domotica, che applica e integra la tecnologia elettronica e quella informatica rendendo l'abitazione ospitale e gradevole e migliorando la qualita’ della vita di persone con particolari necessita’, ma anche di tutte le altre. Particolarmente interessante anche il connubio biologia-tecnologia, che sul versante terapeutico-riabilitativo riguarda endoprotesi, ausilii innovativi e protesi biomeccaniche per la restituzione di funzioni perse, ma anche sistemi impiantabili intelligenti e miniaturizzati in cui un microprocessore interagisce direttamente con l'organismo riproducendo alcune funzioni del Sistema Nervoso. “L’obiettivo e’ quello di controllare, ad esempio, la locomozione nei paraplegici o l'attivazione di aree cerebrali specifiche nel morbo di Parkinson - ha osservato Antonio Pedotti, del Centro di Bioingegneria della Fondazione Don Gnocchi - ugualmente gli sviluppi di sensori miniaturizzati, microchips, biomateriali e la diffusione di Internet, della telemedicina rendono possibili nuovi strumenti per l'integrazione delle persone disabili e diversi modelli di assistenza a domicilio e sul territorio”. Tra i relatori anche Pierre Rabischong, del Centro di Ricerca Inserm di Montpellier, conduce da 25 anni una ricerca d'avanguardia a livello europeo proprio per il recupero della locomozione nei pazienti paraplegici: “E’ una sfida difficile, che parte dal presupposto che un paziente paraplegico puo’ avere al di sotto della lesione alcuni muscoli stimolabili, da riutilizzare e coordinare in un sistema artificiale. Prevediamo di essere in grado di sviluppare microsistemi intelligenti che possano trarre vantaggio dai progressi fatti in microelettronica e nella scienza dei materiali. Il dominio delle neuroprotesi sara’ notevolmente ampliato in futuro ed e’ necessario che gli istituti di ricerca investano in questo settore, magari creando consorzi misti, che uniscano medici, ma tecnici e produttori. L'Europa rappresenta oggi una opportunita’ veramente valida per questo tipo di progetto, soprattutto grazie alla grande diversita’ culturale di tutti i Paesi europei”. A conclusione del convegno si evince che il percorso verso l’uguaglianza e’ articolato e veramente complesso. A noi che non siamo tecnici non resta che seguirlo con sguardo disincantato, pronti a cogliere le novita’ realmente utili per il miglioramento della vita. Di tutti.

Barbara Favaron - bieffe@disabiliforum.com

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