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Una situazione quasi paradossale che deve essere raccontata perché trovi soluzione

 

Prima di pianificare l’agenda vi è una domanda che noi disabili motori dobbiamo porre (ahimè) sempre, fino quasi a sembrare uno stanco ritornello. La fatidica domanda è: è accessibile?

 

E’ superfluo dire che qui nel nostro Paese le risposte che si ricevono sono le più disparate e oramai in molti non si sorprendono più di nulla. Personalmente invece, resto basita davanti a certe risposte ed in particolare se queste riguardano dei luoghi che, anche prescindendo da qualsiasi valutazione giuridica, dovrebbero essere modelli di accoglienza e accessibilità.  Mi riferisco ad ambulatori, laboratori di analisi, centri diagnostici, luoghi di prevenzione e cura la cui utenza è, come facilmente intuibile, per una grandissima parte costituita da soggetti  appartenenti alle fasce deboli e dove tutto dovrebbe essere, data la mission loro assegnata, anche a misura di diversamente abile. Eppure non è così.

 

Se la difficile situazione degli ambulatori dei medici di famiglia è forse l’aspetto più noto della problematica in oggetto, tanto che si hanno numerose pronunce del TAR in materia (solo per citarne una, la sentenza n. 9199 del 5 agosto 2010 TAR della Sicilia, Sezione di Palermo) meno nota è forse la situazione di ambulatori e centri specialistici convenzionati e non, con il SSN.
Forse a causa delle “maglie larghe” della legge, della genericità dei termini impiegati e di un blandissimo sistema sanzionatorio, moltissime delle strutture menzionate presentano barriere architettoniche, impedendo così l’accesso ai pazienti diversamente abili, limitando di conseguenza la libertà di scelta e, aspetto assai grave, di cura.

 

Certo, l’ osservatore esterno potrebbe obiettare che ci si può sempre rivolgere alla struttura ospedaliera pubblica più vicina e sicuramente non si incapperà in spiacevoli inconvenienti. Purtroppo anche questa affermazione non può dirsi sempre vera.
Tralasciando in questa sede l’annosa questione delle lista d attesa la cui lunghezza porta spesso i cittadini a rivolgersi a strutture di diversa natura, non si può nascondere che numerosi siano i casi in cui anche i nosocomi pubblici non impiegano strumentazioni “handicap – friendly  mettendo il paziente in situazioni di grave difficoltà e disagio.

 

Certo, vi sono strutture che hanno stilato ed applicato protocolli particolari in materia e quindi rappresentano l’eccellenza, ma il loro numero non è elevato come sarebbe invece auspicabile.
Vi è poi la legislazione nazionale e regionale, ma se controlli e sanzioni non verranno rafforzati, queste, rischiano di restare lettera morta. Al di là del riparto formale di competenze, si auspicano interventi più incisivi da parte delle Amministrazioni Centrali, maggiori controlli e sanzioni certe, così da garantire standard alti ed omogenei su tutto il territorio nazionale.

 

Nell’ attesa, le uniche armi a nostra disposizione sono: chiedere sempre informazioni ai reparti, strutture, circa accessibilità degli ambienti, apparecchiature, eventuali modalità di svolgimento della visita e/o esame diagnostico. Laddove si ricevessero risposte negative, evasive o ci si trovasse in situazioni di particolare disagio si consiglia di inoltrare una segnalazione alla Direzione dell’Asl competente o al Tribunale per i Diritti del Malato.

 

Essere curati e poter scegliere dove, sono dei diritti, ma non basta. Questi diritti comprendono due aspetti che anche se non esplicitati ritengo siano di primaria importanza: il paziente deve essere sempre poter scegliere con la massima tranquillità e con la sicurezza di non trovarsi mai in situazioni che ne sminuiscano la dignità.


IN DISABILI.COM:

 

L’accessibilità nei luoghi pubblici

Esperto barriere architettoniche



Dott.ssa Agnese Villa Boccalari