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Esiste un servizio chiamato Sala Blu che facilita l'accesso e l'uso dei treni per le persone disabili. Ho deciso di provarlo e raccontarvi com'è andata

L'esistenza della nota Onlus “Vorrei prendere il treno” di Iacopo Melio la dice lunga sulla situazione riguardante l'accessibilità ferroviaria per le persone con mobilità ridotta. Da soli non si riesce a viaggiare e bisogna sempre premurarsi di chiamare prima, prenotare prima, sapere tutto prima come se fossimo una sorta di veggenti: ma voi usate il treno in questo modo? No, a meno che non programmiate un viaggio di una certa lunghezza. Sulla tratta ad alta percorrenza Gallarate Milano dovrei essere in grado di saltare a bordo con tanto di sgommata ad effetto ed essere perfettamente a mio agio, ma questo è il mondo della fantasia. La realtà è un'altra ed è molto meno colorata.

Esiste però un servizio chiamato Sala Blu che non avevo mai usato. Si tratta di un servizio gratuito di Trenitalia costituito da un'area di supporto per tutte le persone con ridotta mobilità o disabilità.
Ho deciso di provare e raccontarvi com'è andata.

Il giorno prima
Provare a chiamare il numero verde è stato inutile: decine di chiamate che terminavano tutte quando  l'antipatica vocina meccanica diceva per la quarta volta “si prega di attendere in linea”. Scrivo su Twitter all'indirizzo di Trenitalia; mi rispondono che hanno un guasto telefonico e mi danno un link... che, cliccandoci, mi butta sull'homepage. Al successivo tweet mi viene risposto “Potrai contattarci nella sezione dedicata ai servizi di assistenza Trenord”. Alla faccia della cortesia e dell'accompagnare il cliente verso la risposta che cerca.
Non demordo; c'è un indirizzo mail e scrivo.
Buongiorno, sono una ragazza con disabilità motoria, utilizzatrice di carrozzina ad autospinta (classica). Per necessità intercorse all'ultimo minuto ho scoperto che domani dovrò recarmi a Milano da sola con il seguente orario”, e fornisco con precisione i dettagli del viaggio, allegando anche il mio numero di cellulare.
Mi rispondono immediatamente e mi confermano che sulla tratta da me scelta è disponibile l'assistenza e che dovrò trovarmi il mattino successivo alla biglietteria della stazione, mezz'ora prima della partenza.
Mi arriva anche un sms criptico che riporto in toto perché è veramente comico:

Da: RFImsg:SALABLU: Part.MI140
Tr. 1040 del 09/03/2016, CRZ, PST, no accomp, si elev,
App.09:04 biglietteria.

Mi viene immediato rispondere “Grz!”.

Messaggini assurdi a parte, la mattinata inizia bene: ho appuntamento alla biglietteria ed il personale Trenord, pur non essendo affiliato in nessun modo con il servizio Sala Blu, si dimostra  cortese e collaborativo. (In pratica, Trenord e Sala Blu non sono interconnessi). Arrivano due addetti del servizio – in ritardo, lo dico perché è qualcosa che snerva in una situazione già di per sé fragile - e si occupano loro di spingere la carrozzina, sistemandomi sul binario nella posizione giusta.
La stazione di Gallarate ha la fortuna di essere “a livello treno”, quindi salgo senza grandi problemi né necessità di elevatore con l'aiuto degli addetti Sala Blu; però mi faccio il viaggio nell'intercapedine fra una carrozza e l'altra come una valigia, perché il corridoio del vagone non è accessibile. Rimango da sola perché insisto affinché l'accompagnatore non si faccia tutto il viaggio nella scomodità alla quale sono costretta io e lo spedisco a cercarsi un posto a sedere, nonostante le rimostranze. Starà in piedi per lavoro tutto il giorno. Questa mezz'ora ciondoloni in mezzo alle carrozze del treno glie la voglio risparmiare.
Arrivati alla stazione di Milano Porta Garibaldi si spalancano le porte e mi si para davanti uno scenario che appare apocalittico: tre gradini (tre) per la discesa dal treno stesso, una distanza rimarchevole fra il treno ed il marciapiede e, dulcis in fundo, il marciapiede stesso in condizioni davvero pessime.
Benedico la Sala Blu ma ribollo di rabbia nel vedere la centralissima e moderna stazione di Porta Garibaldi in quella situazione. Tanto varrebbe scrivere a grandi lettere “Vietata ai diversamente abili”, nella Milano che ha di recente vinto un premio come città accessibile.
(Qui l'articolo)

Mi sento presa in giro.

Il carrello elevatore alla fine non è questo gran mostro di tecnologia: si tratta di una semplice rampa in ferro terminante in una specie di gabbiotto che accoglie la carrozzina entrando fin dentro al treno stesso. Scivolo dolcemente sulla rampa, mi freno e gli addetti manovrano affinché tocchi terra. Manovra che dura un minuto, forse due.
La stazione poi, all'interno, è dotata di un buon grado di accessibilità ma a chi giova se non riesco a scendere dal treno in autonomia?

C'è sempre bisogno di scomodare qualcuno, pianificare tutto, prevedere ogni movimento. Non è questa la vita che fanno tutti. L'autonomia non è tenuta in considerazione, men che meno le piccole cose improvvisate che fanno di una vita un'esistenza NORMALE e non pianificata al millimetro.
Servizi come quello della Sala Blu sono preziosi e funzionano se si capisce bene come utilizzarli, ma non risolvono il problema: una toppa non fa il vestito nuovo, sebbene si possa comunque indossarlo.
Un servizio come questo (per quanto buono) non mi rende indipendente.
Continuo a sognare di prendere il treno come Iacopo e come tutti, continuo a sognare un mondo a misura di tutti dove vedere una persona che usa una sedia a rotelle sia cosa di tutti i giorni.

Info da:
www.milanocentrale.it - assistenza trenitalia disabili sala blu

In disabili.com:
In gondola con la carrozzina: il progetto diventa realtà

Non è una città per carrozzine

Lila Madrigali

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