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sissaLimitare i danni delle lesioni midollari è possibile se si agisce correttamente

La Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste collabora con l’Istituto di medicina fisica e riabilitazione di Udine e l’Azienda per i Servizi Sanitari ASS4 MedioFriuli per curare le lesioni midollari di origine traumatica.

La pura ricerca e la pratica clinica devono combattere insieme gli effetti del trauma che ha causato i danni al midollo, per dare dei buoni risultati. E i risultati si vedono, e sono stati pubblicati sull’European Journal of Neuroscience.

La lesione al midollo spinale, già nelle primissime ore dopo il trauma, causa danni funzionali in porzioni del midollo distanti dalle zone inizialmente colpite, e innesca un processo che amplifica il danno neurologico anche dopo settimane. I danni sono sempre estremamente gravi: invalidità pesanti, paralisi, paraplegia.
Per limitare i danni il più possibile è necessario un intervento terapeutico tempestivo, che coinvolga le diverse discipline quali rianimazione, anestesiologia, neurochirurgia, ortopedia. E’ però altresì necessario conoscere perfettamente ciò che avviene al corpo in seguito alla lesione, e la serie di eventi patologici che amplificano l’effetto della lesione stessa.

Lo studio di Nistri, Taccola e Mladinic, pubblicato sull’European Journal of Neuroscience, dimostra proprio queste necessità . I risultati degli ultimi tre anni di esperimenti in laboratorio possono essere utili al fine di orientare la neuro-riabilitazione verso nuovi target.
Ma la sfida dei ricercatori della SISSA di Trieste consiste nello sviluppare nuovi trattamenti farmacologici e neuroriabilitativi per persone con lesioni al midollo spinale e per farlo collaborano appunto con l’Istituto di medicina fisica e riabilitazione di Udine e dell’Azienda per i Servizi Sanitari ASS4 MedioFriuli.
Per poter studiare al meglio tutto ciò Mladinic e Nistri hanno riprodotto in vitro l’ambiente cellulare del midollo dopo una lesione medio toracica.
In laboratorio sono riusciti a mettere a punto un modello di lesione spinale ricreando condizioni molto vicine a quelle che si verificano in seguito a un trauma midollare nell'uomo, per esempio conseguente a incidente automobilistico. E hanno utilizzato lo stesso modello in vitro per individuare i fattori che determinano la lesione, studiare ciò succede nei primissimi istanti dopo il trauma, comprendere l’entità del danno neurologico e la funzionalità dei circuiti spinali dedicati alla locomozione.

In particolare, i ricercatori hanno riscontrato che i circuiti locomotori spinali al di sotto della lesione, seppure apparentemente intatti, perdono la capacità di essere attivati da stimoli sensoriali ripetuti. Questo suggerisce che sia stata abolita la proprietà di integrare segnali sensoriali con il programma locomotorio, producendo di fatto una seria compromissione motoria: la paraplegia.

Tutto ciò potrebbe spiegare la difficoltà di stimolare con impulsi elettrici periferici il cammino nell’uomo con lesione spinale, anche nel caso in cui le parti del midollo destinate a tale funzione non siano state lesionate dal danno iniziale.


Gli studiosi hanno inoltre riscontrato che la disfunzione dei circuiti locomotori non corrisponde a una morte cellulare estesa. Questo porta alla speranza si poter arginare i danni salvando in maniera tempestiva anche solo poche cellule spinali.

Attualmente, la moderna riabilitazione si basa sull’intensa e ripetuta stimolazione sensoriale degli arti inferiori: tramite stimolazione elettrica dei muscoli o allenando al cammino del soggetto posto in sospensione di carico su di un tapis roulant. Ma non risulta sempre vantaggiosa e applicabile in tutti i casi clinici. Inoltre, ancora non si è in grado di rigenerare il midollo lesionato, per questo i ricercatori auspicano di trovare un modo per sfruttare la plasticità delle reti neuronali e, attraverso un mix di farmaci, stimolazione elettrica e riabilitazione motoria, favorire un recupero parziale.

Le lesioni del midollo spinale, specialmente di origine traumatica, sono troppo frequenti e troppo spesso comportano paralisi e sintomi collaterali.
Un incidente stradale, un infortunio sul lavoro, una caduta accidentale durante l’attività sportiva possono ledere il midollo causando pesanti invalidità . Inoltre le lesioni spinali si riscontrano sempre più frequentemente nelle persone anziane, a seguito di fratture patologiche da osteoporosi o metastasi tumorali, o da complicanze di disturbi vascolari.

Studiare i momenti immediatamente successivi alla lesione è importante per capire effettivamente come il danno si propaga e come si possa intervenire per recuperare il deficit motorio.

Per compiere passi avanti nella terapia delle lesioni del sistema nervoso, si sta rilevando sempre più cruciale integrare ricerca pura e pratica clinica. Mettere a confronto le esperienze sviluppate nei laboratori di ricerca con le problematiche che emergono nella gestione quotidiana del paziente, in particolare nei trattamenti riabilitativi.
Proprio per questo motivo è nato SPINAL (Spinal People Injury Neurorehabilitation Applied Laboratory), un laboratorio che integra elettrofisiologia, biologia cellulare e molecolare con la ricerca clinica. SPINAL è il frutto della collaborazione tra la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, l’Istituto di medicina fisica e riabilitazione di Udine e l’Associazione Tetra-Paraplegici della regione, e ha ottenuto il pieno sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia.

Si tratta del primo centro in Italia che propone un modello di collaborazione tra la ricerca di base e clinica nell’ambito del recupero di lesioni del midollo, un’esperienza che ha già dato importanti successi in Europa e Nord America.


Per info:

Ufficio Comunicazione SISSA
Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati
Via Beirut 2/4
34151 Trieste
Phone: +39 040 3787 557
Web: http://www.sissa.it

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[Redazione]

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