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Lo studio, italiano, è stato finanziato dal Ministero della Salute e pubblicato suScientific Reports”

Nel prossimo futuro potrebbe essere molto più semplice giungere alla diagnosi di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), una tra le patologie più invalidanti e tutt’ora senza cura, i cui tempi di valutazione sono ancora molto lunghi, arrivando a sfiorare anche i 12 mesi.

IL BIOMARCATORE DELLA SLA NELLA SALIVA
Il nuovo scenario potrebbe aprirsi  grazie ad uno studio italiano: attraverso una tecnica innovativa i ricercatori dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi e quelli dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano hanno infatti individuato nella saliva un biomarcatore utile alla diagnosi precoce della malattia. Lo studio, finanziato dal ministero della Salute è stato pubblicato su “Scientific Reports” (gruppo Nature)

LO STUDIO ITALIANO
Primo autore e responsabile dello studio è il dottor Cristiano Carlomagno, ricercatore “Don Gnocchi, mentre ilprogetto dei due Istituti - che fanno parte della rete IRCCS delle Neuroscienze e Neuroriabilitazione (RIN) - è stato ideato e coordinato dal Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica (LABION) dell’IRCCS Fondazione Don Gnocchi di Milano, guidato dalla dottoressa Marzia Bedoni, in collaborazione con l’Unità di Riabilitazione Intensiva Polmonare dello stesso IRCCS, diretta dal dottor Paolo Banfi.

LA DIAGNOSI DI SLA
Ad oggi non esistono esami di laboratorio che attraverso analisi sul sangue o su altri fluidi corporei possano garantire una diagnosi veloce e certa di SLA o monitorarne la velocità di progressione. L’individuazione di un biomarcatore diagnostico per la SLA – come quello identificato in questo studio - può aprire quindi alla importante possibilità di utilizzare un semplice e non invasivo prelievo di saliva per giungere a una diagnosi di Sclerosi Laterale Amiotrofica in tempi molto più brevi, risolvendo così una delle principali problematiche nella presa in carico di questi malati.

LUCE LASER PER STUDIARE I CAMPIONI DI SALIVA
Spiega la dottoressa Bedoni che i ricercatori hanno avuto l’idea di utilizzare la spettroscopia Raman –tecnica innovativa presente da tempo nel LABION - basata sull’utilizzo della luce laser per studiare la composizione chimica di campioni complessi come la saliva. “Si tratta di una tecnica non distruttiva, che dà risposte in tempi brevi, non richiede particolari condizioni per l'esecuzione della misura e può essere effettuata con una minima preparazione del campione”, spiega la dottoressa.

DIAGNOSI PIU’ VELOCE SIGNIFICA CURE PIU’ EFFICACI
“Il ritardo nella diagnosi – aggiunge il dottor Banfi – causa spesso nel paziente un senso di impotenza, penalizzandolo poi nell’accesso ai trial clinici. L’individuazione di un nuovo metodo per accelerare la procedura diagnostica avrà importanti ricadute e costituisce un capitolo importante nello studio e nella battaglia contro questa patologia gravemente invalidante”.

Per approfondire:

Lo studio su Scientific Reports”

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Redazione

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