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neuroniIl focus della ricerca è sulle nuove terapie in arrivo nei prossimi anni

Si è parlato di stime, età e terapie al recente Ectrims, l’European Commitee for Treatment and research in Multiple Sclerosis chiusosi qualche giorno fa ad Amsterdam, nel quale si è fatto il punto della situazione sulla Sclerosi Multipla.

Per restare sui numeri italiani, un dato allarmante è stato messo sotto osservazione dal prof. Carlo Pozzilli, responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, che ha ricordato l’incidenza crescente della malattia in pazienti molto giovani. Il 4% dei malati di SM in Italia, infatti, ha meno di sedici anni, tra i quali lo 0,8% con un’età tra i 4 e gli 11 anni. I dati, al di là del loro peso statistico, pongono quindi di fronte al quesito se intraprendere studi di sperimentazione farmaceutica sui bambini. Al momento i risultati delle consuete terapie sui pazienti pediatrici sono comunque molto buoni.

Ma quali sono le cause di questa diminuzione dell’età nei primi sintomi di Sclerosi Multipla? La domanda sorge spontanea, ma le risposte non sono certe. Due sono i fattori di rischio finora accertati legati all'insorgenza della malattia: l'esposizione al virus Epstein-barr e la carenza di vitamina D, già presente in altre malattie autoimmuni, e dunque probabile concausa anche della Sclerosi Multipla. Quello del ruolo della vitamina D è un punto su cui si è incentrato anche uno studio spagnolo che andrebbe a supportare la teoria della maggiore o minore esposizione del feto alla luce del sole tra le cause.
Lo studio ha preso in esame oltre quattrocento cinquanta malati spagnoli di Sclerosi Multipla, andando ad incrociarne data di nascita e latitudine di residenza. I dati così sovrapposti hanno fatto emergere una preponderanza di malati nati nei mesi primaverili e a latitudini più settentrionali. Tradotto: in quelle gravidanze in cui la gestazione si è svolta soprattutto nei mesi invernali, ovvero quindi più bui, il feto sarebbe stato meno sottoposto alla luce del sole, causa quindi di un minor livello di vitamina D.



All’Ectrims si è anche parlato di novità terapeutiche. Oltre alle cure di prima linea come l’interferone e il glatiramer acetato, o le terapie con anticorpi monoclonali, efficaci ma non prive di effetti collaterali, la ricerca odierna si indirizza anche verso nuovi fronti. In particolare, c’è grande attesa tra i pazienti del fingolimod per la sua possibilità di  assunzione per via orale. Un paio d’anni ancora, invece, saranno necessari per il dimetilfumarato, sempre assumibile oralmente; in entrambi i casi la cautela è d’obbligo: il profilo di sicurezza di questi farmaci è ancora sotto osservazione. Il 2012 dovrebbe vedere anche l’arrivo della fampridina, utile invece non all’inibizione della progressione della malattia, ma al miglioramento delle facoltà muscolari, agendo quindi sulla mobilità del malato.

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Francesca Martin




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