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immagine simulazione di stimolazione elettricaLa nuova tecnica sfrutta la stimolazione non invasiva del cervello

Da ora recuperare l'uso degli arti nei pazienti colpiti da ictus sarà più semplice grazie ad una ricerca made in Italy, coordinata dall'Università di Bologna. Un risultato importante considerato che l'ischemia cerebrale, principale causa di disabilità nelle società occidentali, lascia spesso segni evidenti. Per i pazienti colpiti è spesso difficile muovere una parte del corpo, ad esempio la mano o un braccio. Il problema non è nell'arto, ma nelle regioni motorie del cervello che lo controllano, danneggiate appunto dall'ictus, che non sono più ricettive. Oggi le tecniche di riabilitazione in uso sono scarsamente efficaci, specialmente quando vengono usate sui pazienti "cronici" (a più di 6 mesi dall'ictus) nei quali le capacità plastiche del cervello sono ridotte.

La soluzione risiede in una nuova tecnica di stimolazione non invasiva del cervello, messa a punto da un gruppo di ricercatori Italiani coordinato da Alessio Avenanti, neuroscienziato del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Bologna, chiamata stimolazione magnetica transcranica (TMS).
€˜La tecnica ‑¬â€˜ spiega lo stesso Avenanti - è stata applicata per inibire la corteccia motoria dell’emisfero sano che, in seguito all’ictus, prende il sopravvento sulla corteccia motoria dell’emisfero leso e può interferire con il suo funzionamento, ed è stata usata in combinazione con le classiche tecniche di riabilitazione motoria".

La TMS è infatti in grado di creare uno stato transitorio in cui la corteccia motoria lesa, liberata dall'interferenza della corteccia motoria sana, diventa più attiva e plastica, cioè più "aperta" alle esperienze e a ri-apprendere i movimenti, beneficiando maggiormente delle tecniche di riabilitazione motoria. Gli esercizi, praticati con il fisioterapista, a loro volta aumentano e stabilizzano l'attività della corteccia motoria lesa, creando così un circolo virtuoso duraturo.

I ricercatori hanno sperimentato la nuova tecnica riabilitativa su trenta pazienti cronici con ictus e disturbi motori, per due settimane, ed hanno monitorato gli effetti del trattamento per tre mesi: i risultati hanno mostrato un netto e stabile miglioramento nella forza e nella destrezza dell’arto malato per tutti i tre mesi di monitoraggio.


PER APPROFONDIRE:

Il testo dell’articolo pubblicato su Neurology (in inglese)


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Alessandra Babetto

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