Da sempre i pigmenti naturali sono usati per colorare tessuti o cibi. Da oggi però un particolare colorante, isolato dai licheni che crescono nelle Isole Canarie, potrebbe essere usato anche per curare malattie neurodegenerative come Alzheimer, morbo di Parkinson e Corea di Huntington. Come? Eliminando i più piccoli aggregati proteici che causano i sintomi di queste malattie.
Analizzando il cervello dei pazienti affetti da tali patologie, infatti, gli scienziati hanno notato proprio un accumulo di grandi placche extra o intracellulari di proteine. Secondo i ricercatori tedeschi del Max Delbrà ¼ck Center for Molecular Medicine (MDC) e della Università ¤tsmedizin di Berlino però, non sarebbero queste grandi placche a causare le malattie, ma le aggregazioni più piccole di proteine, premurosi delle placche stesse.
I medici sanno infatti che alcuni aggregati di proteine betamiloidi possono essere la causa delle disfunzioni neuronali e dei problemi di memoria alla base della malattia di Alzheimer, ma non hanno ancora capito perfettamente la biologia della patologia. Si ritiene che sia un errore nel ripiegamento proteico ‑¬â€˜ ovvero nel processo con il quale la molecola assume la propria struttura tridimensionale ‑¬â€˜ la causa principale di questa malattia, così come del morbo di Parkinson o della corea di Huntington.
Per contrastare l’evoluzione della patologia i ricercatori hanno individuato una particolare proprietà in un pigmento rosso vivo, chiamato orceina, derivato appunto da una sostanza estratta dai licheni dei generi Roccella, Le canora e Vacuolaria, e alcune molecole chiamata O4 (di colore blu).
La funzione di queste sostanze, descritta su Nature Chemical Biology, sarebbe quella di aggregarsi a proteine amiloidi di piccole dimensioni, non per rimodellare le placche proteiche correggendo il loro ripiegamento ma accelerando la formazione di aggregati molecolari più grandi, più €˜sicure‑¬ per i neuroni.
"Questo è un nuovo meccanismo. - Ha detto uno dei ricercatori in un comunicato - Fino ad ora era considerato molto difficile bloccare la formazione di piccoli gruppi di proteine tossiche. Se è corretta la nostra ipotesi che i piccoli aggregati, precursori delle placche, in effetti causano la morte neuronale, con l'O4 avremmo un nuovo meccanismo per attaccare la malattia".
La sperimentazione del composto è stata per ora avviata soltanto sugli animali.
PER APPROFONDIRE:
Il testo completo della ricerca (inglese)
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Alessandra Babetto