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ICTUS SINTOMIÈ molto importante riconoscere i sintomi ed intervenire con la giusta terapia entro quattro ore dall'attacco

Ogni sei secondi nel mondo una persona viene colpita da ictus cerebrale, indipendentemente dall'età o dal sesso. L'ictus è responsabile di più morti ogni anno di quelli attribuiti all'AIDS, tubercolosi e malaria messi insieme; costituisce la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza causa di morte nei Paesi del G8. Sono questi gli allarmanti dati emersi dalla più recente indagine sull'ictus condotta dall'Associazione A.L.I.Ce. Italia Onlus in collaborazione con il Censis e l'Università degli Studi di Firenze.

In Italia l'ictus è responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno, rappresenta la terza causa di morte dopo patologie cardiovascolari e tumori, la prima causa d'invalidità e la seconda di demenza con  perdita di autosufficienza. Nel nostro Paese si verificano oltre 200.000 casi di ictus ogni anno, 80% di nuovi casi e 20% di recidive, e ben 93.000 persone ne portano le conseguenze. L'ictus non è soltanto una malattia dell'anziano (negli anziani di 85 anni e oltre l'incidenza dell'ictus è fra il 20 ed il 35%): circa 10.000 casi ogni anno, infatti, riguardano soggetti con età inferiore ai 54 anni.

L'ictus è una malattia che colpisce il cervello: è il risultato di un'interruzione di sangue ai tessuti cerebrali, dovuta alla chiusura o alla rottura di un'arteria. Esistono due tipi di ictus: quello ischemico, il più diffuso (circa l'80% dei casi), dovuto alla chiusura di un'arteria cerebrale e quello emorragico, dovuto alla rottura di un'arteria cerebrale.

I sintomi più comuni dell'ictus sono un deficit di forza in genere a faccia, braccio e gamba di un lato del corpo con intorpidimento o formicolio, sempre di una metà del corpo. Molto comune è anche la difficoltà sia di parlare che di comprendere le parole, la perdita della vista in una metà del campo visivo, disturbi dell'equilibrio e della deglutizione, un mal di testa violento, diverso dal solito, e anche la difficoltà di riconoscere il proprio corpo come paralizzato a metà. Naturalmente i sintomi sono legati alla sede e all'estensione della lesione cerebrale, ma è importante saperli riconoscere e chiamare immediatamente il 118 o correre al Pronto Soccorso. La somministrazione del trattamento trombotico entro le prime quattro ore dall'emergere dei sintomi, infatti, consente a circa un terzo delle persone colpite da ictus ischemico di ridurre il rischio di disabilità e mortalità.

Nel riconoscere la sintomatologia dell'ictus in modo da intervenire tempestivamente è molto importante anche tenere presente i fattori di rischio legati al sesso, all'età, alla razza, ecc. Il rischio di ictus infatti, dopo i 55 anni, raddoppia ogni dieci anni, è maggiore negli uomini, nei neri e in coloro che hanno precedenti familiari di disturbi della coagulazione ereditari, malattie genetiche come la Cadasil, la sindrome di Marfan, la neurofibromatosi e la malattia di Fabry.

L'impatto dell'ictus in termini di riduzione dell'autosufficienza e di incidenza dei bisogni assistenziali risulta particolarmente gravoso. Nel complesso, il costo medio annuo a paziente con disabilità grave per famiglia e collettività, escludendo i costi a carico del SSN (quantificati in circa 3,5 miliardi di euro/anno), è di circa 30.000 euro, per un totale di circa 14 miliardi di euro/anno. Il peso dell'assistenza ricade dunque in maniera considerevole sulle famiglie ma esiste anche un peso più complessivo pagato dalla collettività; questo rende sempre più urgente e strategico l'avvio di una revisione dell'offerta di servizi e prestazioni, soprattutto sotto il profilo socio-assistenziale.

Per quanto riguarda il carico assistenziale dei disabili da ictus, la ricerca dimostra che questo grava soprattutto sulle famiglie dei malati: i caregiver (parenti prossimi che si occupano dei pazienti, per la maggior parte la moglie o una figlia) convivono con i pazienti nel 66,2% dei casi, comunque li vedono per 6,6 giorni a settimana e prestano mediamente loro 6,9 ore al giorno di assistenza diretta.

Un altro punto debole, oltre alla tempestività dell'intervento, legato all'ictus è la riabilitazione che dovrebbe essere il più precoce possibile. Anche in questo caso però le strutture sono diffuse in modo disorganico nel nostro paese e spesso le attese sono lunghe. Oggi ci sono nuove tecniche riabilitative come la terapia robotica, con diversi tipi di dispositivi che aiutano il paziente a compiere movimenti che non sarebbe in grado di portare a termine, tecniche di stimolazione cerebrale associate alla riabilitazione, in continua evoluzione, e la terapia constraint-induced movement, molto promettente, che agisce restringendo limitando l'utilizzo del lato sano e sottoponendo l'arto superiore paralizzato ad un esercizio intensivo. Ovviamente è compito del neurologo lavorare per prevenire le recidive, molto frequenti e fonte di ulteriore disabilità.

PER INFO:

A.L.I.Ce. Italia Onlus - Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale
http://www.aliceitalia.org



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