
Millecinquecento le persone attualmente internate negli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG), ovvero gli ultimi residui dell'orrore manicomiale. Strutture inconcepibili e che devono al più presto chiudere, dimettendo gli internati per assisterli e curarli nei luoghi di residenza. È questo il messaggio che il comitato STOP OPG per l’abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari, costituito da un vasto cartello di associazioni tra cui la CGIL e la FP CGIL, lancia attraverso la campagna €˜Un volto, un nome‑¬ presentata nei giorni scorsi.
Tra poco meno di un anno, il 1 febbraio 2013, chiuderanno tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari d'Italia. Il nuovo termine per il completamento del processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari già previsto dall'allegato C del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1º aprile 2008 è stato fissato con un emendamento al decreto-legge sul sovraffollamento delle carceri approvato nei giorni scorsi dal Senato.
Entro il 31 marzo 2012 dovrà essere emanato un decreto per stabilire gli ulteriori requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, anche con riguardo ai profili di sicurezza, relativi alle strutture destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia.
Dal 31 marzo 2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente all'interno delle strutture sanitarie mentre le persone che hanno cessato di essere socialmente pericolose devono essere senza indugio dimesse e prese in carico, sul territorio, dai Dipartimenti di salute mentale.
Per STOP OPG questo voto è una nuova tappa del faticoso percorso per abolire definitivamente gli OPG, ma il traguardo è ancora lontano.
La richiesta del comitato al governo è quella di «rispettare gli impegni presi», ovvero interrompere l'invio di cittadini in OPG (anche dal carcere), far dimettere e curare quelli attualmente internati, e procedere alla chiusura delle strutture. Alle regioni la richiesta è invece quella di prendersi cura, attraverso le aziende sanitarie locali, di queste persone.
PER APPROFONDIRE:
Testo completo del Decreto Legge 22 dicembre 2011, n. 211
IN DISABILI.COM:
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Alessandra Babetto