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uomo con alzheimer Il diabete può aumentare fino al 50% il rischio di demenza

Sono stati resi noti nei giorni scorsi i dati del Rapporto Mondiale Alzheimer 2014, intitolato “Demenza e riduzione del rischio: analisi dei fattori di protezione modificabili”, presentato in Italia dalla Federazione Alzheimer in occasione della recente Giornata Mondiale Alzheimer, durante il Mese Mondiale Alzheimer, campagna internazionale di sensibilizzazione per contrastare l’emarginazione sociale legata alla malattia.

I FATTORI DI RISCHIO DEMENZA -  Il rapporto mette in luce evidenze sorprendenti, mostrando come ci sia una coincidenza tra i fattori di rischio di demenza, con quelli di  alcune altre gravi malattie. Il rapporto indica ad esempio che il diabete può aumentare il rischio di demenza del 50%. Ma non solo. Obesità e scarsa attività fisica sono importanti fattori di rischio di diabete e ipertensione e, come tali, dovrebbero essere oggetto di attenzione.

Il rischio cardiovascolare è in fase di miglioramento in molti Paesi ad alto reddito, ma in vari Paesi a reddito medio-basso si osserva una crescita dei fattori di rischio cardiovascolare, con un’incidenza crescente di diabete, cardiopatie e ictus. Anche l’astinenza dal fumo risulta fattore strettamente legato a una riduzione del rischio di demenza:  tra soggetti dai 65 anni in su, gli ex-fumatori presentano un rischio simile a chi non ha mai fumato, mentre per coloro che continuano a fumare il rischio risulta essere molto più elevato.
Controllare quindi diabete e ipertensione, oltre che smettere di fumare sono prassi che possono aiutare a prevenire l’insorgere di questa malattia. Ma non solo. Lo studio indica che i soggetti che hanno avuto migliori opportunità d’istruzione presentano un rischio di demenza più basso in età avanzata. Tenere il cervello allenato è quindi un altro comportamento da attivare.


STILE DI VITA E PREVENZIONE - Anche questo studio conferma quello che già si sa per molte patologie: lo stile di vita è fondamentale per aiutare la nostra salute a preservarsi. Nonostante ciò, da una indagine sulla conoscenza della popolazione in tema di riduzione del rischio di demenza, risulta che queste prassi non vengono solitamente associate a questa malattia. I dati di un’indagine diffusa da Bupa hanno infatti dimostrato che molte persone non hanno ben chiaro quali siano le cause e le azioni da intraprendere per tentare di ridurre il proprio rischio di demenza. Poco più di un sesto (17%) degli intervistati sanno che i rapporti sociali con amici e parenti può influire sul rischio. Solo un quarto (25%) ha riconosciuto il sovrappeso come possibile fattore di rischio e solo uno su cinque (23%) ha affermato che l’attività fisica può influire sul rischio di demenza e di perdita di memoria. Dall’indagine è inoltre emerso che più di due terzi (68%) degli intervistati nel mondo temono di contrarre la demenza in età avanzata.

L’ESPERTO – Così Graham Stokes, DG di Dementia Care, Bupa: “Età e caratteristiche genetiche rientrano tra i fattori di rischio, ma l’astinenza dal fumo, il consumo di cibi più sani, l’attività fisica e una buona istruzione, se associati all’abitudine di mantenere il cervello in esercizio, contribuiscono in misura significativa a contenere al minimo le possibilità di soffrire di demenza. Possono fare tutto questo anche le persone che soffrono già di demenza, o che presentano segnali della malattia, contribuendo a rallentarne la progressione”.

INTERVENIRE A LIVELLO NAZIONALE - Lo studio sollecita ad includere maggiormente le persone anziane nei programmi per le malattie non trasmissibili, diffondendo il messaggio che non è mai troppo tardi per cambiare, in quanto il corso futuro dell’epidemia globale di demenza dipende soprattutto dal successo o dal fallimento dei tentativi di migliorare la salute pubblica globale in tutta la popolazione. Uno sforzo comune per affrontare il crescente onere delle malattie non trasmissibili è strategicamente importante, efficiente ed economicamente vantaggioso. L’adozione di uno stile di vita più sano rappresenta un passo positivo verso la prevenzione di varie patologie a lungo termine, quali cancro, cardiopatie, ictus e diabete.


Per approfondire

Il Rapporto completo sarà disponibile su: www.alz.co.uk e www.alzheimer.it

I risultati dell’indagine sono disponibili su: www.bupa.com



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Redazione






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