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Individuare i sintomi e intervenire già dai primi anni di vita.
Sembra questa la “terapia migliore” per chi è autistico.
L’unica sicura, perché a tutt’oggi non esiste un programma di intervento condiviso a livello internazionale.
Una situazione che contribuisce a rendere questa patologia una delle più gravi nel campo delle disabilità, dal momento che è caratterizzata da disturbi molto frequenti, ma non sempre facili da diagnosticare.
Perciò, è necessaria la collaborazione da parte dei pediatri di base, figure fondamentali nell’individuazione dei segni precoci dell’autismo: è questo uno dei punti emersi dal Convegno, organizzato a Pesaro dalla Regione Marche, per fare il punto sui modelli di intervento per la diagnosi e la terapia di questa malattia fortemente disabilitante.
Un incontro promosso per fare anche il punto della situazione sul Progetto “Autismo Marche”, partito tre anni fa per volontà della Regione.
Durante una tavola rotonda, “Età evolutiva: criticità e risposte efficaci” i numerosi neuropsichiatri intervenuti, provenienti da diversi Centri italiani specializzati nella diagnosi e cura dell’Autismo, si sono trovati concordi sul fatto che l’identificazione dei sintomi e l’intervento già dai primi anni di vita del paziente, conduce ad un miglioramento significativo.
Ed è il primo passo per “Un progetto di vita” – questo il titolo del Convegno – che abbia come obiettivo finale la possibilità di dare una vita serena a questi futuri adulti.
Una vita serena che può essere assicurata dall’ integrazione sociale, scolastica prima e lavorativa poi.

Lucio Cottini, del Gruppo regionale di Progettazione per “Autismo Marche”, ha spiegato che sono quattro i punti da tenere presente per un migliore inserimento degli allievi che vivono questa patologia: “Bisogna partire da un’adeguata programmazione delle attività, a cui segue la riorganizzazione dell’ambiente scolastico, dello spazio fisico delle aule che va sistemato per dare dei punti di riferimento certi al ragazzo.
L’attività didattica deve essere adattata allo specifico caso e, infine, un ruolo fondamentale è rivestito dai compagni di classe: i coetanei, fin dalla scuola materna, vanno non solo sensibilizzati al problema, ma adeguatamente formati ad accogliere e interagire con il compagno autistico
”.

Sono riflessioni nate durante i tre anni che hanno visto il progetto “Autismo Marche” diventare un punto di riferimento per i familiari e per gli operatori socio-assistenziali e sanitari.
Tre anni molto significativi – ha sottolineato l’assessore alle politiche sociali Marcello Secchiaroli – vissuti insieme alle famiglie e a tutte le persone che stanno in prima linea e che si sono sedute al tavolo per costruire questo progetto  al meglio.
Un percorso che ha fatto molti passi in avanti e che si è arricchito nel tempo di azioni e misure di intervento
”.
Da un corso di “Parent Training” per le famiglie, al progetto sulla residenzialità, fino all’inserimento delle persone autistiche nei Centri socio-educativi dove seguiranno programmi educativi personalizzati.
La Regione ha inoltre investito risorse per la formazione di giovani operatori, grazie ad un Progetto del Fondo Sociale Europeo: 60 sono gli specialisti già occupati.
Ora diventa fondamentale mantenere queste eccellenze di intervento e il prezioso patrimonio di professionalità acquisite”, ha concluso Secchiaroli.


Sito della Regione Marche

Sito dell’Assessorato alla Sanità della Regione Marche

Sito di Autismo on-line

Sito di Autismo Novofocus Italia


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[Francesca Lorandi]

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